All’ombra del Coronavirus, il governo italiano aumenta le spese militari confermandosi uno degli alleati più fedeli di Washington e Tel Aviv. Nonostante la generosità sino-russa, i dati parlano chiaro: l’Italia non cambia schieramento geopolitica, la sua classe dominante si conferma ‘’trasformista’’ e strategicamente miope.
Il governo Conte bis, travolto dalla pandemia Covid-19, ha continuato ad aumentare le spese militari dimostrandosi una pedina, al di là dei proclami sulla cooperazione, della Nato. In questo articolo, riprendendo analisi puntuali provenienti anche dalla stampa di ‘’regime’’, cercherò di inquadrare il mancato riposizionamento geopolitico dell’Italia, criticando la retorica governativa che, a quanto pare, ha tratto in inganno una parte rilevante della sinistra ‘’di classe’’.
Il giornale online unjmondo.org cita fonti governative facendo emergere, soprattutto di fronte ad una catastrofe sanitaria, dati compromettenti per un esecutivo totalmente organico alla linea ‘’americana-sionista’’ dell’establishment italiana:
“Una analisi dei dati tra la produzione militare e quella medico-sanitaria fa emergere innanzitutto un primo elemento: mentre l’Italia produce gran parte dei sistemi militari necessari alla Difesa tanto da poter essere sostanzialmente autosufficiente, è invece ampiamente dipendente dall’estero per quanto riguarda diverse tipologie di apparecchiature medico-sanitarie. I dati ufficiali degli ultimi tre anni mostrano infatti un saldo ampiamente positivo per le esportazioni di sistemi militari (2,5 miliardi di euro di esportazioni annuali a fronte di 500 milioni di importazioni) e positivo anche per gli apparecchi medico-sanitari (7,4 miliardi di euro di esportazioni annuali a fronte di 7 miliardi di importazioni), ma con un’evidente dipendenza dall’estero per le apparecchiature mediche.
Questi dati esplicitano un’evidenza poco nota. Lo Stato italiano è il principale azionista di tutte le maggiori aziende di produzione militare, come il gruppo Leonardo e Fincantieri. Non solo: attraverso il “golden power” lo Stato esercita un controllo fondamentale anche sulle imprese private «operanti in ambiti ritenuti strategici e di interesse nazionale». Tra queste aziende figurano tutte quelle nei settori dell’energia, dei trasporti, delle comunicazioni e anche tutte quelle del settore militare e degli armamenti, ma non quelle del settore medico-sanitario. Considerare strategica e di interesse nazionale l’industria militare e non quella medico-sanitaria manifesta un grave problema di comprensione e di definizione non solo della tutela del diritto alla salute, ma anche della sicurezza che lo Stato deve garantire ai cittadini’’ 1
L’analisi merita d’essere contestualizzata ulteriormente: ‘’Mentre la spesa sanitaria ha subito una contrazione complessiva rispetto al Pil passando da oltre il 7% a circa il 6,5% previsto dal 2020 in poi, la spesa militare ha sperimentato un balzo in avanti negli ultimi 15 anni passando dall’1,25% rispetto al Pil del 2006 fino a circa l’1,40% raggiunto ormai stabilmente negli ultimi anni’’. Per la precisione, Conte si è genuflesso a Mike Pompeo accettando la Land Battle Decisive Munitions Initiative; si tratta dell’acquisto di armi di nuova generazione ancora più sofisticate e costose. Il giornalista di Il Manifesto, Manlio Dinucci, lavora su dati precisi che, fedelmente, riporto:
‘’Viene così sostanzialmente confermato che la spesa militare italiana, aumentata di oltre il 6% rispetto al 2019, ha superato i 26 miliardi di euro su base annua, equivalenti a una media di 72 milioni di euro al giorno. In base all’impegno preso nella Nato, essa dovrà continuare a crescere fino a raggiungere una media di circa 100 milioni di euro al giorno’’ 2
Quindi invece di potenziare la sanità nazionale, requisire le aziende ospedaliere private e pagare i redditi sociali da quarantena, l’esecutivo ha ritenuto opportuno aumentare (cito) ‘’di oltre il 6% rispetto al 2019’’ le spese militari, lasciando l’economia produttiva (piccole e medie imprese) in balia del capitalismo finanziario e delle mafie. Non è errato il riferimento alla Finmeccanica, cuore pulsante dell’imperialismo italiano, dato che Guido Alpa, avvocato mentore di Giuseppe Conte, nel 2014 è stato nominato membro del Consiglio d’Amministrazione della ex Leonardo. Stiamo parlando di un giurista con interessi particolari all’interno dello stato profondo italiano, un conflitto d’interessi – indiretto – il quale, difficilmente, si può mascherare con proclami di cooperazione. Le responsabilità della Finmeccanica (quindi anche dell’avvocato Alpa), socio in affari dell’Arabia Saudita, dinanzi al genocidio yemenita sono comprovate con vari articoli 3.
La spesa militare italiana è conforme alle pazzie del Pentagono e lo dimostrano, ancora una volta, i dati: ‘’La spesa militare mondiale sta accelerando: in un anno è cresciuta del 3,6% in termini reali. Essa è trainata da quella statunitense che, aumentata in un anno del 5,3%, è salita nel 2019 a 732 miliardi. Tale cifra rappresenta il budget del Pentagono, comprensivo delle operazioni belliche’’ (Ibidem). Domanda: Conte sta prendendo tempo, congelando l’economia italiana, in attesa del risultato dell’elezioni statunitensi? Da un lato asseconda le prepotenti richieste di Pompeo mentre, dall’altra parte, affida la ricostruzione – dovrei scrivere de-industrializzazione – del paese a Vittorio Colao, uomo della fazione ‘’cosmopolita’’ dell’imperialismo anglo-statunitense. Purtroppo, le manovre del subimperialismo ‘’straccione’’ italiano non finiscono qua.
Il 19 marzo 2020, il giornalista Antonio Mazzeo chiese al governo un risposta (precisa) sulle manovre statunitensi in Sicilia.
‘’Nel luglio 2019, il comando della Naval Medical Research Unit No.3 (NAMRU-3) di stanza al Cairo (Egitto) dalla Seconda guerra mondiale si è insediato nella grande base aeronavale siciliana occupando provvisoriamente l’edificio n. 318, in attesa che prendano il via i lavori di ristrutturazione e ampliamento del Building No. 303 a NAS 1 (la stazione più antica di Sigonella, ad uso esclusivo Usa), individuato da US Navy come prossima sede logistica di NAMRU-3’’ 4
Il reparto NAMRU-3 è specializzato in ‘’ricerche e sperimentazioni su virus, batteri, vaccini e farmaci antivirali ’’; il premier si ritrova inchiodato dinanzi a responsabilità non da poco:
‘’Ad oggi non è possibile sapere se e quando il repentino trasloco sia stato autorizzato dall’esecutivo e come mai non è stato informato il Parlamento nonostante la rilevanza politico-strategica e “scientifica” dell’unità Usa, direttamente dipendente dal Naval Medical Research Center di US Navy e del Corpo dei Marines’’ (Ibidem)
Un Capo del Governo può lasciare carta bianca ad una potenza straniera nel territorio nazionale? Washington, violando i Trattati Internazionali del 1947 che proclamavano le isole territori non militarizzabili, ha trasformato la Sicilia in un laboratorio dello stato profondo. Conte non sa (e sarebbe già grave) o finge di non sapere agendo alle spalle del Parlamento. Domanda: il trasferimento repentino del reparto NAMRU-3 inerisce alla guerra di quarta generazione (es. assassinii mirati) dell’imperialismo USA contro la Repubblica Islamica dell’Iran? Forse è per questo motivo che Conte (a) si è affrettato, proprio in questi giorni, ad esaltare le ‘’radici ebraiche’’ dell’Italia (un vero atto di fede verso Netanyahu), (b) dopo aver consolidato l’alleanza geopolitica col regime anti-iraniano albanese di Edi Rama, europeista russofobo, ex membro dell’Open Society e protettore di UCK e MEK/MKO. La politica estera del Conte bis è definibile in quanto “geopolitica del serpente” raffrontabile, alla lontana, alla prima amministrazione Obama; manovrata, tanti proclami inutili e troppe documentazioni difficili da reperire, indecifrabile per gli analisti alle prime armi.
La pandemia della spesa militare (così la chiama Dinucci) riguarda, su mandato della Nato, anche l’elite ‘’vendi patria’’ italiana.
https://www.unimondo.org/Guide/Guerra-e-Pace/Spese-militari/Difesa-e-sanita-due-modelli-da-rivedere-195935
https://ilmanifesto.it/la-pandemia-della-spesa-militare/
“Un rapporto dell’Onu del gennaio del 2017 ha documentato l’utilizzo di queste bombe nei bombardamenti sulle zone abitate da civili in Yemen e un secondo rapporto redatto da un gruppo di esperti delle Nazioni Unite ha dichiarato che questi bombardamenti possono costituire crimini di guerra” Fonte: https://ilbolive.unipd.it/it/esportazione-armi-italia-2018
http://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2020/03/misteri-e-certezze-sui-militari-usa-che.html