Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
“Al fine di precisare meglio la nostra denominazione di “nuovi comunisti” definiamo innanzitutto la nostra appartenenza alla comune radice ideologica marxista, radice ma non tradizione.
In qualità di neocomunisti critichiamo il “modo tradizionale” (storicamente sedimentatosi secolo scorso) di intendere il modus operandi dell’azione post rivoluzionaria, ovvero la teoria della prassi classica: i nostri sforzi innovativi tendono infatti NON a modifiche sostanziali dell’apparato teorico marxista che giustamente mira a ribaltare il mondo sociale e produttivo conosciuto, bensì al solo rinnovamento del metodo della prassi da adottare dopo la rivoluzione, ovvero la metodologia applicativa dell’esercizio del potere che nel cosiddetto “socialismo reale” ha condotto a vere e proprie storture e depravazioni sia dell’apparato dottrinario marxiano (spirito e lettera), sia degli obiettivi stessi della lotta di liberazione di classe.
Tradizione in questo caso coincide con il tradimento dei più ispirati e genuini dettami marxiani, ovvero con le intenzioni liberatorie dei popoli che Marx intendeva trasmettere. I popoli che dovevano essere liberati dal socialismo si sono ritrovati rinchiusi e asserviti.
Marx era stato chiaro: ribaltare il mondo significa rimetterlo nella giusta posizione poiché il mondo è attualmente capovolto, quindi non stravolgimento ma rotazione speculare attuata in base al principio dialettico engelsiano della “negazione della negazione”.
Il nostro compito precipuo in questa fase storica è allora non tanto quello di conservare e riproporre una “tradizione” fallita, ma di operare in senso scientifico una progressione che è cosa diversa da uno strappo revisionista. In questo senso ci consideriamo comunisti progressisti e non comunisti conservatori, in ogni caso mai saremo revisionisti o addirittura riformisti.
La prima progressione deve a nostro avviso concentrarsi sul rinnovamento radicale della teoria della prassi tradizionale che prevede la dittatura del proletariato basata sul predominio del partito comunista unico.
In alternativa a questo modello di costruzione del socialismo noi dell’associazione “Comunismo democratico rivoluzionario”(https://www.facebook.com/groups/Comunismo.democratico/) per la costruzione del metapartito “Rinascimento Nuovo Comunismo”, stiamo elaborando ed offriamo una visione politica del tutto diversa, ovvero una “dittatura” democratica del proletariato con due assi di democrazia: uno verticale con funzione orientativa-organizzativa costituito da un Parlamento di soli partiti comunisti in reale opposizione tra loro; e l’altro orizzontale costituito dal basso tramite moderni “consigli proletari” dotati di potere decisionale generale sulle questione meno tecniche.
In questo modo potremo anche liberarci dall’assillante e divisiva necessità del dover decidere adesso e qui sul come costruire una futura società socialista e poi finanche comunista. Questa non è questione da poter risolvere adesso sin nei più piccoli particolari, eppure nello stesso tempo dobbiamo proporre adesso alla platea potenzialmente rivoluzionaria una credibile via d’uscita dal capitalismo che non sia la vecchia e brutale concezione della dittatura comunista.
Possiamo farlo ora indicandola attraverso una valida prassi metodologica, ossia un corretto algoritmo di risoluzione dei mastodontici problemi previsionali in vista di una possibile rivoluzione e successiva costruzione di un reale socialismo al posto di un non più proponibile “socialismo reale”.
Dobbiamo solo gettare le basi per una possibile evoluzione-rivoluzione, da concretarsi attraverso la mobilitazione di masse oceaniche, diffondendo capillarmente il messaggio nucleare che tutti i problemi posti dal fallimento del socialismo reale troveranno soluzioni, anche diversificate nel tempo, attraverso una nuova METODOLOGIA assembleare in grado di prevedere modelli di risoluzione dei problemi per via legislativa, in modo democratico (sulla caratteristica “dittatoriale” di classe di questa democrazia, esattamente speculare ma ribaltata rispetto all’attuale “democrazia” borghese che è anch’essa una dittatura di classe, leggere gli altri documenti presenti nella sezione File del gruppo fb Comunismo democratico rivoluzionario”).
La fondazione del primo Parlamento dei soli partiti comunisti in uno qualsiasi dei paesi del mondo fornirà un esempio per tutti gli altri paesi. Sarà l’inizio della fine per il capitalismo.
Essendo i partiti in seno a questa assemblea tutti per l’abbattimento del capitalismo applicheranno l’essenza di ciò che Marx suggerì nel secolo scorso, ma per gli aspetti organizzativi meno sostanziali e più marginali (ma non secondari per la vita quotidiana nella società socialista) potranno contare su una elaborazione dialettica di alto livello, quindi sul parere del popolo non più diviso in classi che si esprimerà attraverso vari strumenti, tra cui quello di votazioni effettive e non fasulle.
Questo nostro sbilanciamento futurocentrico sul metodo non è prematuro, inutile ed intellettualistico, bensì concreto ed attuale: solo immaginando un socialismo diverso da quello del passato, e poi proponendolo tra i proletari potremo attirare quei consensi per la rivoluzione che altrimenti resteranno sempre nel campo dei partiti riformisti, più o meno radicali.
Per spiegare meglio il rinascimento metodologico che dobbiamo proporre: se la struttura attuale della società borghese in cui viviamo (e la relativa ideologia capitalistica) è il risultato di dibattiti legislativi tra partiti borghesi durati secoli, dobbiamo pensare anche noi ad una moderna quanto futuristica, non subito perfetta ma perfettibile, società socialista come evoluzione degli stessi processi formali, anche se il contenuto economico e sociale sarà del tutto ribaltato. Questo ovviamente per l’assetto organizzativo del dopo rivoluzione, l’avvio del processo rivoluzionario invece potrà essere immediatamente ripreso proprio grazie alla diffusione di questa nostra nuova visione futurocentrica.
Che il proletariato ed il sottoproletariato sappia subito quindi che i nuovi comunisti ci sono, che rifiutano la vecchia prassi del partito unico accentratore e dittatoriale, che propugnano la democrazia del proletariato attraverso l’innovazione assembleare della Praxis marxista, nuova teoria esposta ed approfondita in molti altri documenti presenti nella sezione “File” di questo gruppo, e in modo esemplificato rappresentata dall’immagine in cima a questa pagina.
Non è detto che il Parlamento in questione debba suddividersi proprio con quei partiti citati nell’immagine, l’importante è l’idea innovativa che l’immagine trasmette, e il fatto che i partiti dovranno essere tutti di ispirazione genuinamente comunista (ossia tutti a favore dell’uscita dall’attuale capitalismo con l’abolizione totale della proprietà privata dei mezzi di produzione), e nello stesso tempo tutti diversificati sul modo di intendere la costruzione della società socialista, anche rispetto alla primaria questione istituzionale organizzativa (e questa diversificazione di vedute peraltro già esiste).
Ben vengano fin da ora i dibattiti e le contrapposizioni tra noi, l’importante è comprendere l’insensatezza del voler risolvere a tutti i costi ora e fin nei dettagli, e magari dividerci su tali problemi, i quali richiedono conoscenze tecniche e specialistiche agli ordini dei più alti organismi politici comunisti che saranno, organismi politici che si devono immaginare articolati, diversificati nelle idee e contrapposti in modo dialettico, al fine di far emergere le migliori e più oneste soluzioni per il benessere e la felicità del popolo, finalmente unito e non più diviso tra sfruttatori e sfruttati, ma sempre e comunque libero, informato e sovrano”.
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