Riceviamo e volenteiri pubblichiamo:
Le idee giuste non sono mai inattuali. Possono sembrare fuori dalla storia perché minoritarie e condannate
dal potere dominante ma se sono giuste, tali restano. Una di queste è l’idea sovranista, espressione politica
del principio giuridico essenziale della sovranità dello stato o popolare. Intanto diciamo che la tematica sovranista non è inattuale vista, al contrario, l’attualità costante del confronto strutturale che sussiste tra lo
Stato (e i diversi Stati) e l’organizzazione detta Unione Europea. Un rapporto- confronto sempre più impari, vista la superiore forza dell’UE, nel quale le istituzioni europee, sprovviste di sovranità popolare, agiscono esercitando un potere finale di decisione sulla vita del nostro popolo e degli altri popoli europei associati all’unione. Per cui uno Stato, dotato di sovranità popolare e dunque di legittimità, ne è invece privato a favore di un’entità internazionale, senza alcuna sovranità, per imporre ai popoli europei politiche che,esplicitamente, come da Trattati mirano alla tutela non dei popoli, ma dei mercati e delle multinazionali. Così, già in un senso giuridico oltre che morale, l’europeismo poggia su una base essenzialmente non legittima e antidemocratica.
Quindi, col principio di sovranità, si vuole affermare soprattutto una visione del mondo e della politica, opposta a quella che ci si impone oggi, che va oltre la dimensione giuridica che per quanto sia essenziale, non la può completare. Si vuole affermare il valore dello Stato democratico, non di uno Stato qualsiasi, perché è lo strumento supremo col quale il popolo può esprimere la propria volontà autodeterminata. Tra il modello di stato democratico e indipendente e quello dello pseudo stato detto U.E. c’è una contrapposizione di fondo che li rende radicalmente alternativi. O si crede davvero nella indipendenza dei popoli oppure non ci si crede.
Queste sono le ragioni che sono all’origine di una serie di iniziative che negli anni recenti hanno cercato di
orientare la tematica del sovranismo nella direzione del socialismo di classe. Traqueste, le più significative
sono state le assemblee autoconvocate che nel 2018 hanno portato alla costituzione di “Rinascita!” prima
E di “Nuova Direzione” poi. Fu un momento importante, che vide con le tesi di Ugo Boghetta e Mimmo Porcaro, l’affermazione di un elemento nuovo per l’area ma anche essenziale, quale il nesso tra questione
sociale e questione nazionale di fronte alla problematica europeista. Questocollegamento, ancora oggi
corretto, offriva elementi di riflessione che proponevano una visione della dialettica con l’Unione Europea
più ampia, più di massa potremmo dire, rispetto al confronto tradizionale tra classi disagiate e establishment europeista. Perchè è vero che le politiche neoliberiste demoliscono i diriitti sociali ed economici delle classi popolari ma egualmente di ampie aree sociali piccolo e medio borghesi. In altri termini, l’Unione Europea rappresenta un modello di società che crea malessere permanente per la maggioranza del popolo italiano. Invece, l’ipotesi di creare un area di opposizione che unisse la classe lavoratrice con i tanti ceti precari, quali le partite iva e i settori del commercio medio-piccolo borghesi o meno, venne visto con sfavore. Ignorando, a torto, il fatto che tra classe lavoratrice e i numerosi settori danneggiati si sarebbe potuto stabilire una concordanza reale di vedute tale da poter arrivare, eventualmente o sempre, ad una progettualità politica comune. A quell’epoca c’erano, a mio giudizio, le condizioni minime di partecipazione e di entusiasmo per tentare questa strada, che oggi non ci sono più. La principale critica che venne mossa a queste tesi, chiamiamole di sovranismo popolare, fu quella di voler subordinare la prospettiva di classe a quella di un interclassismo supposto, solo per principio, come reazionario. Altra questione ad essa collegata è quella del così detto “rossobrunismo” che di recente ha assunto, quello si davvero, forme concrete e non condivisibili..Penso alle esperienze anche notevoli di ISP prima e adesso di DSP, e più in generale di quel poco che ancora resta dell’area sovranista.
Voglio invece dire che nessuno di noi ha mai pensato o pensa ad una vicinanza con i gruppi di destra, in nessun modo poi ad una convergenza tale che diventi una alleanza politica ufficiale. Il nostro patriottismo costituzionale non fu mai “rossobrunista”. Sarebbe, tenuto conto delle differenze epocali, una sorta di socialfascismo e questo non è ammisibile.
Questo è ciò che invece sta accadendo da tempo e che ha una causa ben precisa. Mi riferisco al tentativo
Sempre in atto, di delegitimare le categorie storiche di destra e sinistra, mascherato con la giustificazione
plausibile, della effettiva assimilazione di tutta la classe politica al neoliberismo euroatlantico. Non si
spiega che così il recente incontro tra Marco Rizzo e Gianni Alemanno, anch’egli dal lato destro impegnato a sostenere una linea sovranista. Un incontro magari più di immagine che di sostanza ma che lascia comunque un segno.
Personalmente a metà di novembre ho chiuso il mio rapporto con il Fronte per la Sovranità Popolare proprio per queste ragioni. Non avendo intenzione di collaborare con la destra, a dir poco ambigua di Pro Italia, mi è stato posto, anche legittimamente, un aut-aut. Ho risposto chiudendo i rapporti ed è statauna scelta giusta oltre che inevitabile.
Dunque,chi ancora crede nella sovranità popolare e nell’autodeterminazione dei popoli si trova ancora oggi al punto di partenza. E chi continua a crederci rivolge ancora a tutti le stesse domande. Quale Italia desideriamo per davvero? Vogliamo o no un Paese indipendente e sovrano?
Vogliamo o no un popolo vivo e autodeterminato?
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