Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
“Antonio (Toni) Negri aveva già prefigurato alla fine del secolo scorso, nella sua opera “Impero” pubblicata nel 2000, il nuovo ordine della globalizzazione, la fine dell’imperialismo americano dopo lo scioglimento degli imperialismi dei blocchi contrapposti, e la nascita di una nuova inquietane entità politico-economica denominata appunto Impero, un mostro economico automatico, trasversale le nazioni, indipendente dalle stesse borghesie nazionali. Oggi non è più la borghesia a possedere il sistema capitalistico, è il sistema capitalistico che possiede gli uomini e le donne che compongono tutte le classi sociali, che ne siano o no consapevoli.
Negri riconduce la nascita del moloch all’informatizzazione dei mercati mondiali (già a partire dall’inizio degli anni ’70), e che oggi ha condotto alla “vera sottomissione dell’esistenza sociale per opera del capitale” (da Impero).
Non più imperialismi contrapposti, quindi, ma un unico e solo Impero sovranazionale che persegue l’unico scopo del massimo profitto, senza più limiti né confini, senza più centro né periferie, automatizzato e crudelmente meccanico nella sua operatività, quasi irraggiungibile ed inattaccabile perché resosi astratto, quasi trascendentale nella sua dimensione puramente finanziaria.
Persino i sovranismi odierni obbediscono a logiche epifenomeniche del moloch.
Ma il capitale finanziario impera ormai da una postazione che non è più fisica o spaziale, si sposta e si muove ad un metalivello inafferrabile.
Inafferrabile per chiunque, compreso i singoli Stati, a parte le altissime borghesie che lo hanno creato, vere e proprie caste di semidei.
Questo mostro possiede la vera sovranità, il vero ed unico potere supremo, mira alla sola autosussistenza facendosi beffe sia della democrazia che delle dittature.
Apparentemente il moloch, o Impero che dir si voglia, è formato da istituzioni ed enti nazionali e sovranazionali concreti, come le maggiori multinazionali della tecnologia, Stati, G8, organismi finanziari potentissimi come il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale, in realtà il moloch è diventato qualcosa che solo in parte Negri aveva previsto nel 2000: un sistema integrato di relazioni e rapporti economici talmente complessi ed astratti da costituire un universo a sé, una sorta di “Matrix” dotata di un potere indipendente ed alieno rispetto persino alla realtà umana delle alte borghesie, sia capitalistiche private che statali (Cina).
Eppure, il moloch ontologizzato ha proprio in questo rapporto il suo unico punto debole, nell’aggancio con la realtà reale dei manovratori della classe borghese, i soli a poterlo distruggere se agissero con la volontà di annientarlo in concerto con la politica dei governi che controllano. Solo i semidei dell’altissima borghesia interrelata a livello mondiale sono in grado di uccidere l’indomabile fiera da essi stessi creata, il moloch che sta alterando l’equilibrio climatico del pianeta e soffocando la specie umana.
L’umanità conosce oggi la sua ora più buia, il momento più drammatico della sua esistenza, entro i prossimi due decenni si gioca l’alternativa tra un pianeta fortemente stravolto, ma ancora vivibile, e la fine della vita e delle civiltà come le conosciamo.
La classe sociale che ha evocato il moloch potrebbe mettere fine all’esistenza della sua abominevole creatura solo in virtù di questo interesse superiore, perché uccidere il moloch significherebbe distruggere il potere stesso che la rende classe dominante. Ma è già successo, a condurre la rivoluzione francese furono i nobili come Danton, Robespierre e Saint Just, e persino Lenin era di origini aristocratiche. L’interesse superiore cruciale esiste, consiste nella la salvezza fisica del pianeta e della specie, messi in pericolo dal sistema di sviluppo produttivo e consumistico con cui il mostro si alimenta .
In questo senso, la lotta di classe come la intendeva Marx è superata, la categoria marxiana di proletariato in lotta per la propria emancipazione si estende oramai a tutte le classi e categorie sociali, tutte assoggettate alla fagocitante forza totalitaria dell’Impero.
Tony Negri infatti non si appella più al proletariato, che ha già più volte fallito dimostrandosi classe incapace da sola a portare fino in fondo il fine ultimo della rivoluzione, ma alla “moltitudine”. “Moltitudine” è appunto il titolo del seguito di “Impero”.
La moltitudine è composta da tutti i ceti. Contro il dominio sempre più assoluto del Leviatano devono quindi muoversi tutte le classi, prima che sia troppo tardi, classi intese non più solo come categorie economiche ma come categorie politiche, ovverosia come soggetti rivoluzionari.
L’impresa contro il moloch non è impossibile, è lo stesso Negri ad affermarlo quando scrive che l’Impero non deve essere visto come un invincibile “male assoluto”, anzi, esso va inquadrato nelle previsioni marxiane di accumulazione sempre più spinta delle ricchezze in poche mani, quindi in quella condizione indispensabile affinché una rivoluzione socialista possa deflagrare ed affermarsi.
Infatti, non diversamente da ciò che Marx scriveva nel “Manifesto”, Negri si spinge ad affermare che dal punto di vista della fattibilità del socialismo l’Impero è certamente “meglio di ciò che l’ha preceduto” poiché incrementa “i potenziali di liberazione” rivoluzionaria.
Ma il processo rivoluzionario che probabilmente sta per scatenarsi non può e non deve essere guidato dalla sola classe alto borghese, altrimenti sfocerà in nuove forme di dominio, come la legge del materialismo storico prevede. L’unica forma di alternativa corretta allo strapotere del mostro capitalistico esiste, essa consiste nell’organizzazione economica, politica e sociale che consegna il potere al popolo non più diviso in classi e muta alle fondamenta le modalità ed i rapporti di produzione e fruizione della ricchezza. Essa si chiama socialismo, ma non più coniugato nelle forme arcaiche e fallimentari del già esperito “socialismo reale”, bensì nelle forme avanzate della nuova teoria della prassi comunista, la quale prevede il parlamentarismo democratico dei soli partiti comunisti in reale opposizione tra loro.
Ma siamo ancora all’anno zero, il comunismo si è disintegrato nel secolo scorso, scoppiato nel senso letterale del termine. Adesso è disperso in una miriade di pezzi e di schegge.
Il comunismo oggi è una galassia sfaccettata, divisa e frammentata, di più, è allo stato di vapore, atomizzato in un caleidoscopio di opinioni personali malamente assemblate da correnti che vanno dall’anarcomunismo allo stalinismo, passando per il trotskismo ed il marxismo-leninismo.
È il risultato della storia, e solo il cammino dialettico della storia che procede attraverso le passioni più benigne dell’essere umano può riportalo allo stato solido.
In una forma però necessariamente molto diversa da quella del passato, una configurazione che tenga conto della molteplicità ormai fenomenica della sedimentazione storica organizzata nella sintesi del multipartitismo comunista.
Lo scopo unico del proletariato (salariati) è allora quello di proseguire il proprio compito rivoluzionario, liberarsi dall’ottusa miopia che la oppone ad una borghesia ormai ibridata e sfilacciata tanto quanto lo è il proletariato stesso, favorire inizialmente l’azione delle future organizzazioni borghesi che mostreranno la volontà di sacrificare i propri privilegi ed abbattere il moloch in nome dell’interesse superiore e supremo della salvezza della specie e del pianeta, infine guidare le eterogenee rivolte popolari che inevitabilmente si verificheranno verso l’esito finale del nuovo modello di socialismo, incardinato sul principio “tutte le libertà meno una”, ovvero tutte le libertà borghesi storicamente sedimentate meno la libertà di intrapresa economica privata, e conseguente iperproduzione ed iperconsumo, che lascierebbe in vita il moloch.
Per ottenere ciò è indispensabile che i Nuovi Comunisti dispongano per tempo della nuova e credibile teoria della prassi da offrire ai popoli, al fine di convincerli a preferire il modello sociale comunista a quello pauperista-moralista e gerarchico-anarcoide che l’alta borghesia si appresta a varare, e di cui già si intravedono i prodromi.
I comunisti di tutto il mondo devono allearsi, il tempo stringe, devono adottare il nuovo modello organizzativo politico non più fondato sulla dittatura ma sulla democrazia parlamentare dei soli partiti comunisti rivoluzionari, partiti che siano tutti concordi sull’abbattimento della proprietà privata dei mezzi di produzione, ma anche divisi sul modo di costrire la nuova società socialista.
Mai più il movimentismo fine a se stesso che subordina il tipo di prassi all’occasione dell’azione e non all’idea costruttiva. Mai più deve vincere l’idea che teoria ed azione devono correre parallele e svilupparsi via via, o che addirittura la prassi giusta possa svilupparsi solo attraverso la pratica scomposta ma diffusa degli atti rivoluzionari. Solo il rispetto di una strategia ben pianificata e coordinata condurrà all’esito desiderato”. (A.f.c.)
Fonte foto: Epos Traduzioni (da Google)