C’è una domanda dirompente, pressante, esplosiva, incontenibile nella sua potenza, che sta sgorgando come un torrente dal cuore di milioni di padri, separati e non, dal cuore di milioni di uomini. Padri, uomini, umiliati e schiacciati nel loro desiderio di voler essere presenti nella vita dei propri figli: in che cosa un uomo gay è diverso o migliore di loro, per essere considerato degno di sostituire il materno, affiancarlo anche nell’alternanza forzata della separazione o nelle proprie scelte di coppia, o addirittura talmente degno in quanto gay da poter tranquillamente far fare a meno della madre al bambino? Quale sessismo (si, SESSISMO!), quali stereotipi (si, avete letto bene, stereotipi!), quale discriminazione di genere (stupiti? Non è contro le donne né contro i gay) fa si che uno, o due, padri gay siano considerati sufficienti per un bambino e possa tranquillamente fare a meno della madre? Quale arroganza, prepotenza, discriminazione verso gli uomini eterosessuali li considera inadatti a prendersi cura di un bambino, mentre nel caso di coppie omosessuali tale pregiudizio non esiste? Con che faccia tosta la politica, oggi, si straccia le vesti per un necessario ed irrinunciabile diritto alla paternità degli omosessuali, tanto da farne una immensa mobilitazione, mentre se ne frega bellamente dello stesso identico diritto di un uomo eterosessuale? Politici ipocriti salutano con reverenza la costituzione di una famiglia senza madre, gli stessi che non permettono un solo mese al padre con i figli senza di essa. Coerenza vuole: la madre è insostituibile, si o no?
Ce lo dica la politica, ce lo dicano gli esperti, ce lo dica chi vuole ma sia coerente. Perché di umiliazioni in questo campo ne abbiamo piene le tasche, del tutto ed il contrario di tutto, del “il bambino non si deve allontanare dall’ambiente che conosce” se va via il padre, e del “il bambino ha le possibilità di adattarsi al nuovo ambiente” se lo porta via la madre. Del “i bambini non sono pacchi postali” se si vuole portarli a casa del padre, e del “i bambini si sanno adattare a tutto” se la loro vita con la madre o in famiglia trascorre nelle scuole, nelle palestre, nelle scuole di musica, nelle case dei nonni, nelle ore con le baby sitters, nelle case degli amichetti per fare i compiti, nella nuova vita col partner della madre, magari che lo adotta, purché, si badi bene, sia presente una donna. Questa retorica non regge più. Ci credete così fessi da non vedere che il femminile secondo voi non può essere sostituito dal maschile ma dal gay si? Vogliamo risposte: è sacrosanta la madre o no?
Cosa fa cambiare idea ai giudici, a tutto il mondo delle separazioni, sulle necessità di un bambino, quando da decenni un padre non ha nemmeno la possibilità di far pernottare almeno una notte a settimana nei primi anni di vita con sé il figlio senza la presenza della madre? Adesso, cosa cambia? Se gay può dormirci? Tribunali che non concedono due settimane di ferie ai bambini col padre perché non possono stare lontani dalla madre. Con quale scusa i padri si devono sentire umiliati nelle loro sacrosante capacità di accudimento e di amore, da anni, in ogni tribunale, stigmatizzati come inadatti e marginali? Con che faccia tosta si dovrebbe adesso aggiungere qualche parola alla frase “una madre (ed un gay) sa sempre cosa è meglio per il proprio figlio”? Con quale ridicolo pretesto ci sentiremo rispondere che se viene allontanato dalla madre (non già per qualche ora ma per tutta la vita) questo può accadere solo se è un gay a riceverlo? Quale cieca incoerenza autorizza ora tutto il mondo femminista a dire, dopo anni di bombardamento sul valore del legame biologico in gravidanza madre-figlio, che vale solo se è il padre etero che vuole tenere il figlio con sé per qualche giorno ma se diventasse gay lo potrebbe accudire senza di lei tutta la vita? Quale abominio, quale perversione mentale può bellamente troncare un rapporto già esistente tra padre e figlio, dove fino a ieri, in famiglia, nessuno si stupiva se teneva i bambini in assenza della madre, ma improvvisamente da quando si separa non è più adatto? E se c’è risposta, come mai per un gay dovrebbe essere diverso? Quale patente di adeguatezza si da ad una coppia omosessuale che si nega al padre etero?
Le risposte a queste domande sulla disparità di trattamento tra uomini e donne, tra madri e padri, sono sempre state presuntuose, prepotenti, arroganti, vergognose, pretestuose e schiaccianti. Gli uomini le hanno dovute accettare, ingoiare con frustrazione ed umiliazione, imposte dal potere dei tribunali che sputano su una legge dello Stato che afferma il principio di bigenitorialità, una delle leggi più inapplicate del nostro ordinamento, con il beneplacito della politica tutta che si fa beffe delle proteste, risposte talmente date per buone e prepotenti da convincere ogni operatore di giustizia familiare a rispondere ad un padre “proviamoci, ma sarà difficile che te lo lascino per tre giorni di seguito, figuriamoci con i pernotti”, o “beh, il legame speciale che i bambini hanno con la madre non si può sostituire o interrompere nemmeno per qualche ora”. E se sono gay, si? O forse si vorrebbe rispondere che l’uomo è violento ed un pericolo per i bambini (ed il gay no? Per quale stereotipo?), che è aggressivo (ed il gay no?), che non accetta la separazione (schiere di gay che accettano le privazioni e le umiliazioni, la rovina della propria vita con il sorriso sulle labbra e con un “prego, figurati”? Per quale pregiudizio dovrebbe essere cosi?), che non sopporta l’emancipazione femminile (e l’orientamento sessuale fa aprire gli occhi anche su questo?). Cosa risponderà, adesso, quel giudice italiano che mise in una sentenza che “non ho mai visto i vitelli andare col toro, i vitelli vanno con la vacca”? Con che coraggio si proibisce ad un padre di portare per un breve viaggio in aereo un figlio se non ha almeno 4/5 anni perché non può staccarsi dalla mamma, quando si permette di comprare un bambino ad un gay dall’altra parte del mondo? Con che lo porterà, il nostro politico di turno, dagli Stati Uniti? Si trasformerà in donna per essere all’altezza?
Qui non si tratta di negare diritti a qualcuno poiché altri non li hanno. Non si tratta di avere rancori, né di condannare scelte ed orientamenti. Che non ci venga dato degli omofobi, dei polemici. Sono mezzucci che non attaccano più.
Qui si tratta di rispondere con ONESTA’: dov’è la differenza, perché si continua con queste discriminazioni verso gli uomini? Se fosse un uomo etero a comprare un bambino, in totale illegalità per il nostro paese, non ci sarebbe l’esercito alle sue calcagna? Un gay può farlo? Per quale discriminazione lui si e noi no? O volete farci credere che, una volta applaudita la pratica che in America è consentita (paese che Concita De Gregorio, nota giornalista femminista di sinistra ed ex direttrice nientemento che dell’Unità, definisce di esempio per democrazia e riconoscimento dei diritti umani, tacendo vergognosamente sull’ultracapitalismo degli stessi, sui motivi commerciali di tale riconoscimento e causando “sinistri” scricchiolamenti di tombe di chi ci ha già spiegato perfettamente i fondamenti di esso), verrà estesa anche ai padri single etero?
Qui non si tratta di affermare che la madre è sostituibile dal padre; qui si afferma esattamente il contrario, che OGNI figura genitoriale è fondamentale, e se finora la madre è stata consacrata come l’unica figura importante per il figlio, e per questo si svaluta il padre, se si è sempre osannato il legame madre figlio, si è sempre deriso lo stesso legame con il padre; perché nel caso di coppie gay tutto questo decade, si polverizza? I gay sono padri migliori degli etero? Per quale stereotipo?
Qui si tratta di affermare a gran voce che il paterno (etero) è stato assimilato e sovrapposto al patriarcale coscientemente e colpevolmente, che è stato demolito in ogni sua forma e diritto di esistere, con una criminale colpevolizzazione a prescindere, furiosamente sessista, con un subliminale e metodico condizionamento psichico. A partire dal termine che fa il messaggio (ce l’ha insegnato lei, Presidenta), nessuno sa più scindere Patriarcale da Paterno. Chi dovrebbe farsi un esame di coscienza sulle discriminazioni di genere?
Oggi io chiamo alla piazza, con la forza e la ragionevolezza, la compostezza e l’equilibrio degli uomini onesti, chi sente questa domanda come irrinunciabile; chiamo la metà speculare del cielo a chiedere a gran voce, in cosa saremmo inferiori?