Foto: News italiane (da Google)
Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Quanto sta accadendo in Italia in queste ore mi produce un inquietante senso di “deja vu”. Tutto è troppo simile a quanto avvenuto in Italia all’inizio degli anni Venti. Vale la pena di tentare diapprofondire la questione, osservare il presente e poi fare un’incursione nel passato.
Cosa sta succedendo, in questi giorni?
Sembra che un’evento, la tentata strage di Luca Traini a Macerata, abbia avuto un effetto di rivelazione. Rivelazione di un’ Italia che non vedevamo. Si, certo, in realtà lo si vedeva, lo si intuiva, ma non così chiaramente. C’era qualcosa, un lento scivolamento, un peggioramento continuo della società, un impoverimento materiale e morale, una diffusione, nella massa, di valori reazionari. Ma tutto ciò non era, fino a pochi giorni fa, così chiaro. Sembrava che la grande ignoranza, la violenza così evidente nei social, nei deliranti commenti e nelle minacce diffuse in rete che spesso sono rivolte, in modo persecutorio, contro personaggi specifici, fossero espressione di una generica e contraddittoria ignoranza, incapace di condensarsi in qualcosa di concreto.
Invece le manifestazioni di solidarietà a Luca Traini, le offerte di assistenza economica per le spese legali, la strabordante orgia di irripetibili commenti in rete (con relative minacce ai “nemici”), il sostegno diretto di leader politici impegnati a mietere voti su questo tema, il contraddittorio comportamento dell’attuale governo, ha chiarito la questione. Tutto si è collegato: la politica, la violenza mediatica, la violenza fisica, l’ignavia di chi dovrebbe vigilare e contrastare.
Si è lentamente formato, negli anni, un senso comune in favore del fascismo. Adesso non lo si può più negare. La tentata strage di Macerata lo ha rivelato. Il fascismo, la violenza, il razzismo becero, foriero di probabili stragi di massa è qui, in Italia, è radicato, sta determinando l’imminente risultato elettorale, sta facendo opera di intimidazione e persecuzione contro quelli che considera suoi nemici, con palesi effetti su questi ultimi. Ciò significa che un regime fascista a livello embrionale è già all’opera, si sta formando, ma sta già facendo opera concreta di repressione. Non ha paura di mostrare la sua violenza, il suo mostruoso volto, come ha fatto con l’azione di Traini, così tanto esaltata e inneggiata.
Invece sono quelli che dovrebbero opporsi ad avere paura. Cosa significa la rinuncia alla manifestazione del10 Febbraio a Macerata, da parte delle dirigenze nazionali di Anpi, Arci, Cgil, Libera? Significa che queste organizzazioni, impegnate negli ultimi tempi, com’è nella loro natura, a svolgere la loro funzione antifascista (e lo si è visto in occasione del referendum costituzionale) stanno subendo l’opera di condizionamento del regime che è già parzialmente presente. Il divieto di manifestare sancito dal governo in modo perentorio è terribilmente coerente con la costruzione del nuovo regime: i dissenzienti delle suddette organizzazioni, lasciati soli dai loro vertici, saranno esposti alla possibile repressione. Tutti, il governo e i vertici di quelle che sono le organizzazioni antifasciste “ufficiali” diventano complici del nuovo-vecchio regime e della sua macchina repressiva che è già all’opera.
Si vede, in tale vicenda, un parallelo storico. Nel 1924 il delitto Matteotti provocò uno sdegno che fece traballare il fascismo. Le opposizioni democratiche, socialisti e popolari, si illusero di poter reagire al delitto ricorrendo unicamente ai mezzi giudiziari e istituzionali. Si rifiutarono di ricorrere alla mobilitazione popolare. Il popolo fu lasciato a casa mentre i poteri forti continuarono a sostenere il fascismo. Il risultato fu, il 3 Gennaio 1925, l’aperta proclamazione della dittatura da parte di un inviolabile Mussolini.
La rinuncia, anzi, il sabotaggio alla mobilitazione di massa di oggi ci sta riportando in una situazione simile.
Grave è l’atteggiamento del Partito Democratico, del suo governo e del suo sindaco, sostanzialmente collusi con le destre, con le quali hanno di fatto governato negli ultimi anni. Ma il cedimento di Anpi, Arci, Cgil e Libera al diktat del PD introduce una novità; sta cadendo forse l’ultimo argine democratico che era rimasto. La misura di questo cedimento sarà data dall’ampiezza del dissenso interno a queste organizzazioni.
Chi oggi conquisterà il potere preparando i massacri di domani prepara anche la propria inesorabile rovina, insieme alla catastrofe di tutti