Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Gentile Ministro Eugenia Maria Roccella
Gentile Sindaco Gaetano Manfredi
Vi scriviamo in
merito alle scandalose affermazioni riportate dall’Agenzia D.i.Re. riguardo
alla campagna pubblicitaria “ma LA VIOLENZA ha sempre lo stesso sesso?”
dello studio legale Pisani apparsa a Napoli negli ultimi giorni. Riassumendo
brevemente i fatti: lo studio legale citato ha lanciato una campagna per
parlare di violenza sugli uomini attraverso dei manifesti che sono affissi in
tutta la città, per attirare l’attenzione si opera una finzione sull’esistenza
di un numero verde di quattro cifre, il 1523, al quale dovrebbero rivolgersi
gli uomini vittime di violenza. Il numero mima il noto 1522 attivato per la
violenza sulle donne da diversi anni, e sembra abbastanza naturale che la
campagna prenda come riferimento questo numero verde. Non vogliamo qui discutere
se la violenza contro gli uomini esista o meno, né riportare numeri o cifre,
che chiunque può ricercare presso le pochissime associazioni che si occupano di
questa forma di violenza, il principio è che qualunque violenza sia essa
fisica, sessuale o psicologica dovrebbe essere combattuta con ogni mezzo. Quindi in ossequio alla nostra Costituzione,
come l’hanno giustamente richiamata gli autori della campagna, nessuno dovrebbe
sentirsi sminuito nella battaglia contro qualsiasi forma di violenza.
Ma per il
femminismo, le agenzie femministe, o altre persone superficiali di scarsa capacità
critica, la campagna contro la violenza sugli uomini non si deve fare, tanto
più poi per l’uso di un numero vicino a quello contro la violenza sulle donne.
In breve, è proibito esprimere preoccupazione per la prima forma di violenza,
calpestando la libertà di espressione addirittura invocando provvedimenti da
parte del ministro Roccella o del sindaco Manfredi. È proibito dire che la violenza
sugli uomini esista perché per queste persone obnubilate dal martellamento
“tutti gli uomini” “mascolinità tossica” può esistere solo la violenza in una
direzione e non nell’altra, un atteggiamento di deleterio sessismo che vuole
scavare un solco tra uomini e donne di cui si approfittano altri per motivi di
controllo sociale. La mera proposizione di una lotta che in principio è contro
qualsiasi forma di violenza viene considerata un attacco all’unica forma di
violenza da combattere (la violenza contro i bambini o gli anziani non è
nemmeno presa in considerazione), la si vuole far passare come un tentativo di negare
il lavoro dei Centi Antiviolenza per le donne, ma non si tratta piuttosto del timore
di perdere i fondi stanziati a favore di una al momento inesistente rete
antiviolenza a favore degli uomini, a fronte di ben trenta associazioni che
hanno subito firmato la lettera di protesta inviata al sindaco Manfredi?
Vogliamo ricordare
che la violenza si esplica in diversi modi, non si tratta solo della violenza
fisica, che pure esiste, ma anche molte volte di violenza psicologica esercitata
attraverso la denigrazione costante del maschile, la sottrazione dei figli, la
mancanza di pari opportunità (questo può sembrare strano ma basti ricordare
tutti i programmi finanziati, gli sgravi, le forme di pensionamento anticipato
a favore delle donne; cose che peraltro non hanno incrementato la percentuale
di lavoratrici), i casi di stalking e mobbing verso uomini, i casi di false
accuse (com’è noto solo una percentuale minima dei rinvii a giudizio per
molestie o altro esita in condanna), i suicidi maschili che sono la stragrande
maggioranza (di cui non sappiamo quanti indotti da violenza psicologica), i
morti sul lavoro in stragrande maggioranza uomini sono a nostro avviso anche un
gravissimo fenomeno di violenza sistemica verso il maschile.
Vogliamo che si
rifletta anche su un tema condizionato da troppa narrazione ideologica e
cattiva informazione: il femminicidio; termine che manca tutt’ora di una
definizione giuridica, o anche solo politica dato che la precedente commissione
parlamentare non ha prodotto alcuna delucidazione sul tema, limitandosi a
inseguire il fantasma di una presunta sindrome che opererebbe a favore degli
uomini nelle separazioni con figli, con esiti che potremmo definire quasi
ridicoli se non fosse molto grave che contra legem alcuni minori sono
stati sottratti al padre. Più volte abbiamo segnalato l’assurdo sistema di
contare i femminicidi come tutti gli omicidi di donne cosa che permette di
definire maschicidio tutti gli omicidi di uomini (di solito il doppio
dei femminicidi contati in questo modo), certo perché, se un rapinatore
che uccide una tabaccaia è contato come femminicidio, allora il rapinatore che
uccide un tabaccaio cosa sarebbe? Con una assurda arrampicata sugli specchi ci
si appella al femicidio, ovvero alla sociologia dell’oppressione
femminile da parte del maschile, una metanarrazione di cui non esistono prove
storiche concrete (mentre è certo che la maggioranza delle donne e degli uomini
erano oppressi dalle classi dominanti in presenza di un’economia di sussistenza).
“Nella cultura
moderna – scrive Umberto Eco – la comunità scientifica intende il disaccordo
come strumento di avanzamento delle conoscenze. Per l’Ur-fascismo il disaccordo
è tradimento” e ancora “il primo appello di un movimento fascista o prematuramente
fascista è contro gli intrusi. L’Ur-fascismo è dunque razzista per definizione”.
Sostituite le parole Ur-fascismo con femminismo e intrusi con uomini, e avrete
una visione di come il femminismo sia un’ideologia nefasta. Dato che
orwellianamente le femministe si sono separate dal maschio tossico e definite altro
da lui in tutti i sensi non solo riguardo al sesso, non riteniamo
necessario sostituire razzismo con sessismo.
Questo femminismo
arrogante si propone anche di dire cosa fare agli uomini, di affermare che le
sue asserzioni sono il bene anche per costoro. Ma se fosse tale perché
non dovrebbe riconoscere l’uomo vittima di violenza? Cosa ha mai fatto il
femminismo per gli uomini a parte invitarli ad una sorta di mal definita rinuncia
alla loro identità sulla base del teorema “tutti gli uomini” sono violenti? Si
avvicina il caldo e la bella stagione, vogliamo guardare a quegli uomini che
sotto il sole cocente lavorano in strada per aggiustare buche e asfaltare le
strade, certo ci dicono che secondo alcune teoriche l’identità è un (dannoso)
costrutto sociale, ma dubitiamo che una di costoro si sia mai avvicinata ad
un operaio sulla strada per dirgli che la sua identità, inestricabilmente
legata a sudore, fatica e tanta forza di volontà per sbarcare il lunario e
portare qualcosa a casa per i figli, sia un costrutto sociale.
Concludiamo
affermando chiaramente che nessuno qui vuole negare che la violenza
contro le donne esista e che bisogna lottare contro di essa, ma che non esista
nemmeno un uomo che ha subito violenza è chiaramente un’asserzione ideologica
priva di qualsiasi fondamento. E se vogliamo che non esista nemmeno un solo
femminicidio, inteso come omicidio della partner, che non esista nemmeno
una donna vittima di violenza, è evidente che dobbiamo lottare perché non
esista nemmeno un uomo vittima di violenza o, dato che non è più tollerabile
tacere della loro esistenza, nemmeno un maschicidio[1] inteso come omicidio del
partner.
Per i motivi
esposti noi approviamo pienamente e totalmente la campagna dello studio Pisani
e riteniamo di poter dire che essa è ancora troppo poco, una misera goccia nel
mare, al fine di dare giustizia alle vittime maschili di violenza.
Any man’s death diminishes me, because I am involved
in mankind, and therefore never send to know for whom the bell tolls; it tolls
for thee.
John Donne
Con viva cordialità,
Giacomo Rotoli, presidente Adiantum –
PrimeroInfancia Ong
Veronica Coppola, presidente Ankyra–Centro
Antiviolenza per Uomini e Donne
Adamo De Amicis, responsabile A.
Pro.S.I.R. (Centro e Sud Italia)
Rosso Anna, presidente di CAsPEr.
Mauro Lami, presidente Colibrì –
Coordinamento Interassociativo Libere Iniziative per la Bigenitorialità e le
Ragioni dell’Infanzia
Rita Fadda, presidente Lega Uomini
Vittime di Violenza APS (LUVV)
Antonella Baiocchi, responsabile
Regione Marche MEDEA ODV – CIATDM
Mauro Lami, presidente Papa Separati Liguria
Fulvia Siano, presidente di Perseo –
Centro Antiviolenza Maschile
Gianni De Carolis, presidente di
SeparAzione Papà
Giacomo Rotoli, presidente Uomini e Donne in Movimento- Associazione Culturale
A questo link trovate la petizione derivata dalla lettera, che abbiamo preparato per far firmare i singoli cittadini:
https://www.change.org/p/chiediamo-l-istituzione-di-un-numero-di-pubblica-utilit%C3%A0-contro-la-violenza-sugli-uomini?recruiter=39504440&recruited_by_id=2e1e10e0-153f-11ef-a403-f7e47d4ef27b&utm_source=share_petition&utm_campaign=share_for_starters_page&utm_medium=copylink
[1]
I maschicidi, come omicidi del partner sono annualmente circa un terzo
dei femminicidi contati con lo stesso criterio. Va notato che, a causa delle
differenze fisiche tra uomini e donne, a volte sono molto più numerosi i
tentati omicidi da parte di donne verso uomini.