Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Letteratura e poesia raccontano la fiamma del
camino.
Del piccolo miracolo, della reazione che trasforma
in calore il legno.
Un morbido calore luminoso e vivace, mai uguale.
La fiamma solleva “monachine” delicate e
chiacchierine.
A volte solitarie, a volte in fila, mai ordinate.
Fuggono nella calda corrente, attraverso la cappa,
verso il cielo.
Se ne vanno veloci come i pensieri che il fuoco
insorge.
Il camino della nonna, la “calderina” della polenta,
la saracca.
Con Stefania a giocare sulla panca. Di fumo le
pareti. Fuori la neve.
Il nonno gigante intabarrato attraversare la soglia,
illuminarsi alla fiamma.
Il gatto con un balzo sul focolare, rientrando
infreddolito,
si accosta reverente alla fiamma, la osserva e siede
sul bordo,
non si allunga per prudenza.
Oggi è la Vigilia. Ancora Lorenzo, come sempre,
verrà.
Fra mezz’ora, lo sò, porterà il ciocco e le pere.
Come sempre.
Un ciocco grande, una radice di ciliegio che brucia
la notte di Natale.
“Più piccolo quest’anno, per favore, perchè noi
siamo più vecchi”.
Del grande camino non potrò godere il calore.
Il camino come è sempre stato non deve essere
usato:
alle nuove norme inadeguato.
Ora qualcosa cambierà. Qualcosa è necessario
tralasciare.
Dimenticarci di noi, di antiche sensazioni, eppure
vive,
che riaffiorano nell’anima ogni Natale.
Ora è tempo di costringerci, di adattarci.
Non chiediamoci quanto sia prezioso il valore di un
ricordo, quanto cresca il vuoto in noi fino a
comprenderci.