Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
La situazione attuale si tratteggia per una evoluzione della situazione pandemica, della repressione camuffata da gestione della crisi sanitaria. Ad un periodo di confinamento geografico è seguita una fase di apertura relativa che si sta accompagnando alla diffusione forzata dei vaccini e a spostamenti monitorati preceduti da dichiarazioni e test “infettivologici”. La situazione della società si caratterizza per un sentimento generale di sospetto e diffidenza verso i propri simili, di accettazione passiva delle norme e costruzione di un modo di intendere qualsiasi tipo di dissenso sulla base di cesure strettamente dicotomiche che rafforzano lo statu quo sulla base della identificazione di un “noi” e un “loro”. Ciò avviene senza l’impiego apparente di una particolare ideologia o modo di intendere i processi economici, ma sulla semplice base del mantenimento della paura e con l’idea di fare ciò in modo paternalistico per il bene dei cittadini e della salute pubblica. L’auto censura e l’auto asservimento si notano ovunque, le persone hanno introiettato le norme corporee a tal punto che sembra quasi di stare assistendo a una forma di addomesticamento dell’uomo sull’uomo, come l’uso dei paraocchi per cavalli o il giogo per i buoi; la creazione di un uomo post-umano che ha perso la sua anima assieme ad ogni legame con il proprio istinto. Questo mi è stato detto esplicitamente molti mesi fa, mi trovavo in una biblioteca di Trento, mi sono abbassato la maschera per parlare, sono stato rimproverato, dicevo: “è stato un gesto istintivo”, la signora che sta al banco dice: “l’istinto non esiste più”. Questo non è solo che un esempio dell’autoritarismo capillare che permea la società. Stiamo assistendo alla creazione di un uomo orwelliano e una retorica che gioca su tutti i capovolgimenti di senso quali: “Faccio questo per essere libero”.
Mi pare di stare osservando che sia in vigore un modo di pensiero egemonico che non ammette la pensabilità di nessun tipo di critica, ciò avviene attraverso un uso terroristico dei mezzi di comunicazione e il silenzio o il silenziamento della maggior parte degli intellettuali eccetto che pochissimi casi. Chiunque cerchi di affrontare la situazione in una ottica differente, forse appellandosi a una visione dell’uomo utopica o a qualche nostalgica idea filosofica non ha voce è folle oppure complottista.
Quella che stiamo vivendo è in primo luogo una crisi di senso e una crisi della coscienza, un vuoto di linguaggio e la creazione di nuovi paradigmi dell’asservimento. Leggo l’ultimo Le Monde diplomatique: “il presente pandemico rischia di diventare un’eterna congiuntura, nella volontà di estromettere il conflitto sociale dall’orizzonte lavorativo ed esistenziale”.
Venerdì scorso a lavoro il capo parlava di “venerdì fascista” con tanta leggerezza così come spesso parla di “forni crematori”, allo stesso modo un compagno di lavoro mi ha raccontato il primo giorno con entusiasmo che il suo cane lo ha chiamato Adolf e non si tratta solo del fatto che apprezza il nome, ma lo ha fatto proprio in onore di Hitler; dice che “almeno allora ce ne era solo uno che comandava”: elogio del totalitarismo.
Cerco di essere molto discreto e attento a non incappare in meccanismi di sorveglianza o intromissioni nella mia vita privata, come informazioni e ricatti circa il mio stato di vaccinato o non vaccinato.
Leggo articoli ANSA circa manifestazioni contro il Green Pass in Italia, mi sorprende e disorienta che tra le file dei manifestanti vi siano appartenenti all’estrema destra, ma questa è solo forse strumentalizzazione; è molto difficile guardare a questa situazione pandemica attraverso la lente delle categorie politiche classiche. Il mio modo di vedere il mondo di questi tempi è molto più epidermico che categoriale e per il momento sono contento di starmene rintanato in montagna.
In fin dei conti anche il fascismo è un feticcio novecentesco, ma l’oppressione che subiamo oggigiorno ha qualche cosa di fantascientificamente subdolo e altrettanto criminale.
Giovedì al telefono si parlava di Profezia che si autoadempie.
Finora ho potuto leggere pochi articoli critici come l’intervento di Cacciari e Agamben oltre che sul vostro giornale online.
Fonte foto: Rossella Trimacco (da Google)