Ieri 18 Dicembre col mio amico Giorgio Pesce sono stato a sentire il dibattito “Col pareggio ci perdi” organizzato all’auditorium di via Rieti, a Roma, nei pressi della mia cara piazza Fiume, incentrato sulla proposta di legge di iniziativa popolare che vorrebbe chiedere la cancellazione del pareggio di bilancio in Costituzione e appoggiato dalla CGIL, dalla FIOM, da una rete di associazioni tra le quali Sbilanciamoci e da alcuni esponenti della sinistra istituzionale ( c’era Alfonso Gianni vicino a SEL e per il PD Stefano Fassina) oltre che da giuristi di rilievo come Stefano Rodotà. Lì ho incontrato con piacere il compagno Marco Foroni e ragionato di antifascismo, di ricostruzione della sinistra e di centralità della Costituzione con lui e Giorgio. Il dibattito è stato molto concentrato ed interessante: mi sono piaciuti gli interventi di Landini e di Rodotà ma sono, anzi siamo rimasti tutti senza parole di fronte all’ampio, circostanziato, stringente discorso di Susanna Camusso che ha posto sul piatto le carte fondamentali che sta giocando la CGIL in questo momento rimettendo. attraverso delle mosse ben coordinate e ragionate, la centralità del mondo del lavoro nello scacchiere del dibattito politico attuale dal quale con forse troppa poca lungimiranza Matteo Renzi voleva allontanarla col suo programma di governo.
La logica delle mosse preparate, discusse e realizzate da quel sindacato nelle fondamentali date del 25 Ottobre e del 12 Dicembre appena trascorsi hanno di fatto decretato l’esistenza di una volontà collettiva e individuale dei singoli lavoratori stabili, disoccupati, precari e pensionati di riprendersi la scena a prescindere dalle singole appartenenze politiche e soprattutto dall’agire parlamentare dei partiti di riferimento. Cosa questa che pone l’organizzazione sindacale di questi grossi appuntamenti di piazza (concentrato il primo in una sola città, diffuso sul territorio nazionale il secondo e interrelato allo scioero generale indetto al fianco della UIL ) come momenti fondamentali di un ripensamento generale della politica rappresentata nelle istituzioni oggi e soprattutto come fondamentale veicolo di una ben più rilevante ricomposizione di classe.
A differenza degli anni ’70 in cui la CGIL si muoveva attraverso la figura dell’operaio cinghia di trasmissione e della mobilitazione delle singole fabbriche per spingere la società verso il cambiamento, ha aggiunto la Camusso, oggi quel sindacato è diventato il veicolo principale di un volersi ritrovare in una stessa piazza, in una stessa lotta collettiva e con lo stesso comune obiettivo principale del miglioramento certo delle condizioni di vita generali ma soprattutto del reinserimento del diritto ad una vita serena e dignitosa per tutti nell’agenda politica del governo di turno presunto di sinistra o presunto di destra e rispondente ad una miopia complessiva verso la realtà materiale che vivono la maggior parte delle persone oggi.
Con l”obiettivo neanche troppo nascosto di ridefinire delle priorità anche in ambito comunitario in un’ Europa unita fortemente, ha specificato, voluta dai sindacati ma non ancora rispondente alle necessità reali delle persone che vivono, lottano e cercano di realizzarsi singolarmente ogni giorno ciascuna nel proprio ambito e spesso isolate le une dalle altre. In un’Europa guidata da una politica che porta necessariamente alla fine del sogno europeo da cui è nata se non si cominciano ad abbandonare le politiche di austerità e la dipendenza dalle scelte imposte dal capitale finanziario, Scelte queste che limitano fortemente la possibilità dei singoli Paesi di reagire con forza alle crisi congiunturali perché il governo economico e politico dell’Unione Europea impone a tutti di rispettare prima il pareggio di bilancio e poi di risolvere la situazione economica interna sempre privilegiando l’investimento privato su quello pubblico e penalizzando gli Stati che vivono la crisi più in profondità.
Senza la ripresa degli investimenti pubblici nell’economia in Italia non si esce dalla crisi. Senza l’eliminazione in Europa del vincolo del bilancio in pareggio non si cresce come comunità di Stati e di fatto si distrugge l’Europa costruita e voluta anche dalle forze sociali e sindacali. Senza l’eliminazione del pareggio di bilancio in Costituzione è impossibile andare avanti per ricostruire le condizioni di vita che hanno chiesto a gran voce il milione di persone in piazza a Roma il 25 Ottobre con la CGIL e i tantissimi che hanno scioperato e dimostrato insieme in tante piazze il 12 Dicembre. E la politica e le associazioni devono fare rete comune intorno a questo progetto che riguarda tutti noi o andrà sempre peggio, Per tutti.
Io personalmente sto con la CGIL e con Susanna Camusso perché mi sento parte di una classe unica di sfruttati che deve e vuole ricomporsi e trovare piena cittadinanza nelle scelte politiche di questo Paese e nell’agenda politica di questo o dei governi che verranno. Perché voglio una vita migliore e un futuro sicuro non soltanto per me stesso ma per tutti quanti noi.
Fonte: http://caseperlasinistraunita.com/