Susetto er duro ci insegna la (dis)parità di genere

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Susetto Er duro, così si fa chiamare sul social che va per la maggiore. Fa il duro un po’ per far ridere e un po’ per coinvolgere, usa una comunicazione diretta e dice di essere socialista (quantomeno spende quei simboli in lungo e in largo nei suoi contenuti).

Dice di essere socialista, certo, così come lo dice l’intera sinistra che, nonostante siano più di trent’anni che non dialoga con le classi popolari e con le periferie (ormai consegnate ai partiti di estrema destra), spende anch’essa i simboli della tradizione proletaria.

Ma da bravo elemento organico alla sinistra, anche Susetto arriva a contraddirsi e a cadere sull’argomento che più ha contribuito alla marcescenza di una sinistra che un tempo era socialista, e che oggi non lo è più: il femminismo.  Perché mentre Susetto, commentando la protesta avvenuta a piazza di Spagna per le sessanta donne vittime di omicidio, ci dice che “sessanta pischelle ammazzate sò n’problema”, dal suo video traspare la solita sicumera di chi ci mette sul tavolo un problema e ci dice “questo è l’unico problema”.

Puoi provare a spiegargli che, pur essendo anche solo una vittima un problema, esistono anche delle misure, e che in un paese che vede più di 1000 maschi morire ogni anno sul lavoro o 4000 maschi morire ogni anno per suicidio, avere i media che per 365 giorni all’anno parlano solo ed esclusivamente degli omicidi con vittime femminili significa avere due pesi e due misure sulle questioni di genere.Susetto fa er duro, perché giustamente lui è maschio e deve corrispondere a una immagine coriacea, dura, che poco si deve prestare a riconoscere che anche il genere maschile subisce degli svantaggi legati al proprio essere (e non parliamo di non poter mostrare i sentimenti, ma di svantaggi sulla salute, sulla propria dignità e sulla propria vita). Forse è questa durezza che non permette ai “socialisti” come Susetto di accorgersi che se fosse stata una donna, e non un uomo, a essere l’unica vittima per acido in faccia lanciato dal partner (stiamo parlando del caso dell’8  settembre 2020, unico caso in Italia di persona morta per acidificazione) allora i media si sarebbero scatenati, si sarebbe gridato ancora una volta alla violenza sistemica maschile, avrebbe fatto il duro anche lui ricordandoci che c’è un problema.

Ma Susetto, nella sua organicità totale a una sinistra non più socialista, quanto piuttosto neoliberista e quindi impregnata di politically correct, ci ricorda che il problema c’è solo se si sposta l’attenzione su sessanta omicidi di donne.  Sessanta omicidi che vanno pianti, per carità, ma che su di una popolazione di sessanta milioni di abitanti non può, in nessun modo, essere considerato un problema di persecuzione o di violenza sistemica.

Cosa direbbe poi Susetto se cominciasse a leggere il profilo social di Fabio Nestola, il quale, in barba a una totale assenza di ricerche statistiche da parte dell’ISTAT, sfoglia giorno per giorno i quotidiani regionali per scovare tutti i casi nei quali sono i mariti a essere uccisi dalle mogli? Come ci rimarrebbe Susetto se sapesse che già solo sfogliando i giornali di serie B (unica realtà dove la stampa indirizza i casi di violenza esercitata sui mariti anziché sulle mogli) emerge che un buon 30% di omicidi domestici sono a danno del maschio?

Come ci rimarrebbe Susetto se sapesse che la donna che ha fondato il primo centro antiviolenza al mondo, si batte oggi per sbugiardare questa retorica della violenza sulle donne?

Probabilmente starebbe zitto o addirittura aggredirebbe e accuserebbe chi gli fa presente queste cose, come d’altronde fa la stessa società occidentale, applicherebbe anche lui (da buon “socialista”) due pesi e due misure in base al sesso delle vittime.

Quindi ricapitoliamo:

Se il 90% dei suicidi fosse femminile, Susetto ce direbbe che c’è un problema, siccome però il 90% dei suicidi è maschile allora Susetto fa er duro e non c’è nessun problema.

Se l’aspettativa media di vita fosse minore  per le donne, Susetto ce direbbe che c’è un problema, ma l’aspettativa di vita media è minore per gli uomini, allora Susetto fa er duro e non c’è nessun problema.

Se la maggioranza degli omicidi vedesse le donne come vittime (ma non è così, gli uomini sono ancora la maggioranza di vittime di omicidio e violenza) Susetto ce direbbe che c’è un problema, ma la maggioranza di vittime di violenza e omicidio è costituita da uomini, e Susetto, proprio perché è un duro, ce dice che er problema nun ce sta: anzi, proprio perché è un duro, Susetto ci direbbe che questi uomini vengono menati e uccisi da altri uomini, che quindi è un problema di tossicità maschile, perché se sei un uomo, (magari pacifico e anche mingherlino) e vieni menato o ucciso, beh dai è un problema tuo, sei maschio tossico e te la devi risolvere da solo.

Poi se ad aver esercitato violenza su quell’uomo fosse addirittura una donna, allora Susetto nemmeno se ne accorgerebbe, perché questa sinistra femminista e politically correct insegna ai suoi adepti (secondo un puro principio “socialista” e quindi egualitario) ad avere sempre due pesi e due misure: a seconda del genere della vittima…e del carnefice.

Fonte foto: Youtube Ottolina TV (da Google)

1 commento per “Susetto er duro ci insegna la (dis)parità di genere

  1. Giulio larosa
    28 Giugno 2024 at 9:26

    Susetto è un moderno cicisbeo uno di quei personaggi grotteschi e spregevoli che sperano di rimorchiare sbavando lecconi complimenti alle donne. Una volta questi complimenti riguardavano il gusto, le abilità pseudo artistiche l estetica o l umorismo oggi i femminicidi gli aborti e le presunte superiorità del genere femminile. Dei vermi che fanno un bullismo di seconda specie e a rischio zero verso gli altri uomini come quei cagnacci fetenti che a guinzaglio dell israeliano armato si scatenano contro il palestinese disarmato e anziano

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