Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Il regista e sceneggiatore Fausto Brizzi accusato di molestie sessuali
“Ho appreso con grande sconcerto dagli articoli apparsi sulle pagine di alcuni quotidiani dell’esistenza di ipotetiche segnalazioni di molestie fatte da persone di cui non viene precisata l’identità. Posso solo affermare, con serenità e sin da ora, che mai e poi mai nella mia vita ho avuto rapporti non consenzienti o condivisi. Per questo, escludo categoricamente di aver conferito mandato legale per trattare il risarcimento del danno in favore di presunte vittime”. Lo scrive Fausto Brizzi che aggiunge: “Procederò, pertanto, in ogni opportuna sede nei confronti di chiunque abbia affermato e affermi il contrario “ (…).
http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2017/11/11/molestie-brizzi-mai-avuti-rapporti-non-consenzienti-_7c82e37c-098e-4520-9066-a94ab963f63b.html
Brizzi, Brizzi … ma allora non hai capito l’aria che tira …
Non so se hai realmente fatto le porcherie di cui ti accusano, e nemmeno mi interessa saperlo, in ogni caso la tua linea difensiva è debole.
Il nuovo trend di fine 2017 è quello di sostenere di aver subito da un VIP “molestie sessuali”, mica uno stupro, il trucco è tutto li.
La storia di Wienstein l’ha insegnato: per finire sotto accusa non è necessario minacciare una donna, drogarla, legarla o costringerla in altri modi ad avere rapporti sessuali.
Lei può apparentemente mostrare indifferenza, consenso e perfino condivisione, peccato che qualche anno dopo, anche 15 o 20, potrà denunciarti in quanto ricorda di essersi sentita molestata.
Lo stupro è un crimine oggettivo, la molestia è invece nella percezione di chi “si sente” molestato, anche se al momento del presunto abuso non fa nulla per farlo capire al molestatore, ne’ si indigna, si allontana, protesta o altro.
Quindi le persone che ti denunciano potrebbero anche essere state consenzienti come tu dici, anzi, l’incontro hot potrebbero addirittura averlo astutamente cercato per scavalcare la fila di aspiranti a qualche ruolo, visto che sei un regista e non un magazziniere dell’IKEA.
Il tuo lavoro ti rende una preda appetibile, te ne rendi conto?
Sei caduto in trappola credendo al salvacondotto del rapporto consenziente e condiviso, così lo definisci, ma non sei al riparo da nulla poiché – anche se il consenso c’era – il trend attuale recita che era per forza estorto grazie allo squilibrio delle forze in campo.
Nel tuo settore sei un uomo di potere, chi non lo è viene autorizzato a circuirti (è questo l’abominio) usando ogni mezzo, soprattutto l’offerta sessuale, per ottenere ciò che sa di non poter ottenere per meriti artistici. Infatti poi la colpa è tua, che dovresti condurre una vita ascetica altrimenti la carognata a scoppio ritardato è sempre possibile.
Sembra di impazzire.
Oltre all’indignazione pubblica, pilotata e sapientemente fatta lievitare dai media, sfuggono le caratteristiche giuridicamente rilevanti dei comportamenti di Wienstein & Co.
L’attrice che si dichiara vittima di molestie va creduta comunque, anche se dopo anni di curiose amnesie e grigie carriere artistiche ricorda di avere ottenuto nel secolo scorso una spintarella professionale grazie al fatto di aver frequentato, diciamo così, gli ambienti giusti.
Come mai dopo 20 anni arriva la rivelazione della dignità violata, visto che improvvisamente ricorda che gli ambienti giusti bisognava frequentarli senza mutande?
E come mai partita la prima, fioccano i ricordi a raffica?
Dignità sepolte per decenni sotto convenienti compromessi (un tacito accordo in cambio dell’altrettanto tacita promessa di mettere un piede ad Hollywood) risorgono miracolosamente all’unisono.
E nessuno dica che la calamita è l’odore di qualche dollaro di risarcimento, o la speranza di avere di nuovo attorno qualche giornalista, di ottenere interviste, foto, ospitate tv, comunque la speranza di apparire.
La storia è antica come il mondo, non l’hanno certo inventata ne’ Brizzi ne’ Weinstein: nell’ambiente dello spettacolo c’è chi fa strada grazie alle scuole di recitazione, dizione, canto, ballo … e chi grazie ad utili, utilissimi compromessi.
La prima strada costa soldi, tempo, fatica e tanta gavetta … e non sempre ‘sta trafila basta a garantire l’inizio di una carriera.
La seconda è molto più facile, veloce e soprattutto percorribile da chiunque, anche da chi non abbia particolari doti artistiche; bastano quelle fisiche, all’occorrenza pure con l’aiutino del chirurgo.
Fai la micetta mezz’ora, e torni a casa col copione. Magari una particina da quattro battute, giusto per cominciare, ma intanto sei passata avanti a duecento sceme che perdono tempo all’accademia.
Cosa si è costrette a fare per ritagliarsi uno spazio sul set …
Aspetta … costrette? E perché?
Mica è una prescrizione medica quella di lavorare nel cinema o in tv.
Se non riesci ad emergere grazie a particolari doti recitative puoi anche attendere un altro casting, poi un altro e un altro ancora … e se vanno tutti male potresti anche considerare che la vita da star non è nelle tue possibilità, forse dovresti dedicarti ad altro. Se non possiedi il sacro fuoco dell’arte, nessuno ti obbliga a cercare strade alternative togliendo il perizoma …
È pieno di ragazze e ragazzi plurilaureati che fanno decine di concorsi senza riuscire a vincerli, i più fortunati ottengono qualcosa dopo 8/10 tentativi, i meno fortunati si accontentano di occupazioni che sviliscono i propri titoli, qualcuno deve pure emigrare per vedere riconosciute le proprie capacità.
Cosa succederebbe se, stufi di perdere tempo, tutti si sentissero “costretti” alla scorciatoia hard e cercassero di saltare sul materasso di qualcuno/a della commissione?
Cercare la scorciatoia a sfondo sessuale, in qualsiasi ambito, può mai essere considerato un obbligo, una costrizione?
Occorre allargare l’analisi al concetto generico di fare sesso in cambio di un beneficio, qualsiasi beneficio: una scrittura ma anche denaro, beni, servizi, opportunità …
Il mestiere più antico del mondo porta milioni di persone[1] di ogni continente a vivere dei proventi del meretricio.
Il compromesso è chiaro: usi il mio corpo in cambio di denaro.
Tanto chiaro che tende a prendere le sembianze di un contratto, da tempo si susseguono le proposte per una inversione di tendenza rispetto alla legge Merlin, comunque per omologare la prostituzione ad altri mestieri: prevedere appositi spazi legalizzati e non clandestini, prevedere controlli sanitari, prevedere la tassazione dei profitti.
Però non è facile capire come possano esistere compromessi di serie A e di serie B.
Il compromesso una tariffa per il mio corpo è ampiamente accettato, da secoli, mentre il compromesso un copione per il mio corpo genera pubblica indignazione perché la vittima sente di aver subito una molestia.
Allora tutto è un abuso, ogni rapporto mercenario è una molestia per lo squilibrio di potere tra chi vende sesso e chi lo compra.
Cosa certifica che la prostituta nigeriana che giace per bisogno non si senta umiliata come o anche più dell’aspirante stellina che giace per convenienza? Oppure quella umiliazione non è degna di nota perché la vittima è nigeriana? Eppure una ragazza sul marciapiede è – oggettivamente – molto più costretta ad accettare partner non graditi rispetto all’attricetta in cerca di facile notorietà.
Si arriva al paradosso in cui la tendenza sarebbe quella di legalizzare abusi e molestie sessuali. Perché, seguendo la logica del caso Weinstein, la riapertura delle case chiuse permetterebbe allo Stato di lucrare sulle molestie sessuali.
Qualsiasi cliente che paga una prostituta è un molestatore, non importa che la ragazza sia ovviamente consenziente. Lei è vittima di molestie perché è costretta ad accettare il compromesso corpo/soldi, oggi lavora tramite un sito hot e non le passa per la testa di fuggire dal cliente, anzi, torna in fretta a cercarne altri, ma forse fra 10 o 15 anni realizzerà che invece di essere lei ad adescare i clienti, erano loro che la molestavano.
[1] Prevalentemente donne, ma non solo.
Foto: Today (da Google)