A ben guardare, la guerra in Ucraina che, ormai con assoluta evidenza, è stata preparata, progettata e guidata dagli USA, a cominciare dal colpo di stato di Maidan del 2014, non ha solo l’obiettivo di puntare a disgregare la Russia, ha come altro obiettivo di colpire l’Europa Occidentale e rafforzare gli USA scaricando su di essa le sue difficoltà economiche e le sue contraddizioni.
Prima dell’inizio della guerra la crescita USA era meno della metà di quella europea, dopo lo scoppio della guerra questi due dati si invertono, prima della guerra l’inflazione Americana era molto più alta di quella europea, ora anche questo dato si è capovolto.
È solo una casualità? Penso che chiunque , anche non esperto di economia poteva capire che le sanzioni contro la Russia avrebbero provocato gravi ripercussioni economiche alla UE, dati gli enormi volumi di scambi, non solo energetici, tra le due entità, e data la perdita del mercato russo, mentre sarebbero stati totalmente ininfluenti sull’economia USA, anzi, come si è verificato, l’avrebbero fortemente avvantaggiata dato che gli Stati europei avrebbero dovuto sostituire , con importazioni dagli Stati Uniti una parte delle mancate importazioni dalla Russia.
Da parte Usa è, quindi, palese che contraddizioni con i suoi “alleati” ci sono e, da potenza imperialista dominante, trova il modo di scaricare i suoi problemi su di loro, come fu, per fare un altro esempio, con la crisi del 2008, quella dei derivati.
Ma se il quadro è questo, per quale motivo gli europei accettano di porsi in una posizione servile nei confronti degli USA, fino ad accettare di subirne delle gravi conseguenze, tra cui una guerra con una potenza nucleare a poche centinaia di chilometri dai loro confini?
I motivi sono due, ed il secondo deriva dal primo.
Il primo è l’enorme crescita economica, tecnologica, scientifica, sociale, e anche militare della Cina; il secondo, che è anche frutto della sua politica internazionale, è l’avanzata, sempre più potente del multipolarismo, iniziato con la formazione dei BRICS, ma che si è poi esteso al continente africano, al Sud America ed a parti importanti dell’Asia.
Questo nuovo quadro politico ed economico internazionale mette sempre più in discussione il dominio degli USA e delle potenze imperialiste europee ( GB, Germania, Francia ecc. ) e il loro potere di sfruttamento del resto del mondo.
Cito alcuni recenti esempi eclatanti: la pace tra Iran ed Arabia Saudita, le esercitazioni militari congiunte tra Russia, Cina, India e Pakistan, il possibile accordo tra Brasile e Cina (ed altri) su una moneta che sostituisca il dollaro nelle transazioni internazionali.
Le possibili evoluzioni di questo quadro possono mettere in discussione non solo il ruolo degli USA come potenza dominante, ma anche il secondo livello della piramide imperialista che sono gli Stati europei, il Giappone ed il Canada.
Le contraddizioni interimperialiste non spariscono ma diventano, in questa fase, secondarie, di fronte al rischio del multipolarismo gli europei accettano di essere subalterni agli americani e di subire anche conseguenze negative, pur di mantenere la loro posizione di secondo livello imperialista, che gli consente di sfruttare il resto del mondo.
Si tratta, quindi, di una scelta politica soggettiva, degli Stati imperialisti di secondo livello, per fare fronte alla contraddizione principale, ma le conseguenze di questa scelta mettono sotto pressione economica e sociale questi Paesi e, se la guerra in Ucraina non dovesse finire bene, per loro, le contraddizioni interne al campo imperialista potrebbero riacutizzarsi.
Del resto, se guardiamo ai livelli inferiori della gerarchia imperialista vediamo che ci sono Stati, come, per fare solo un esempio, la Turchia, che aspirano ad assumere una posizione dominante relativamente alla loro regione e non nascondono di voler acquisire un peso economico, politico e militare crescente. Non a caso quel Paese, pur essendo nella NATO, non ha accettato di mobilitarsi per l’Ucraina e cerca di ritagliarsi un ruolo autonomo nel quadro internazionale.
Chiudo questa parte sulle contraddizioni interimperialistiche citando una dichiarazione di Macron che fa il paio con una precedentemente fatta da Olaf Scholz, di ritorno dalla Cina, dice testualmente:< L’autonomia strategica deve essere la battaglia dell’Europa…. L’Europa deve diventare una terza superpotenza limitando la sua dipendenza dagli USA …Autonomia strategica significa avere punti di vista convergenti con gli Stati Uniti, ma conservare una strategia europea sull’Ucraina, sul rapporto con la Cina e sulle sanzioni. Non vogliamo entrare in una logica di blocco contro blocco… Il rischio è che l’Europa si trovi coinvolta in crisi non sue>.
Queste dichiarazioni sono la dimostrazione che la brace cova sotto la cenere, che le soggettività nazionali continuano ad esistere anche nel campo imperialista e che non esiste una “cupola” sovranazionale che detta la politica imperialista e che ha risolto le contraddizioni che l’economia, in primo luogo, ma anche la storia e la cultura oltre che la natura del capitalismo, generano tra gli USA ed i suoi alleati (in primis gli europei).
In definitiva ritengo ancora valida la definizione dell’imperialismo data da Mao di “gigante dai piedi di argilla”; un gigante, quindi forte e pericoloso, ma con i piedi, appunto, di argilla, per cui con le sue debolezze e contraddizioni che lo minano.
Non dobbiamo subire la lettura dell’avversario che tende a presentarsi come una sorta di potenza globale ed inarrivabile, un meccanismo che nel suo libero movimento dettato dalle leggi di mercato determina gli eventi su scala mondiale. Del resto, la potenza imperialista dominante, gli Stati Uniti, dopo il crollo dell’URSS non annunciò il XXI° secolo come il secolo del capitale o del mercato, ma come il “Secolo Americano”.
Fonte foto: Domani (da Google)