La sentenza, mediaticamente inappellabile, per cui “l’Ucraina ha il diritto di difendersi” si rivela, ad un’ analisi spassionata (da arbitro, cioè, e non da ultras), apodittica e del tutto simile all’immancabile premessa “C’è un aggressore e un aggredito” (di cui, a mio parere, anche il meritevole professor Orsini ha abusato).
Quand’è che una difesa é “legittima”? Secondo il nostro codice penale quando un soggetto reagisce (proporzionalmente) a un’offesa ingiusta arrecata a sè o ad altri (=l.d. altruistica). Ingiusta significa essenzialmente non provocata, gratuita: se Tizio insulta o minaccia Caio e incorre nella sua reazione violenta non potrà giustificare una propria eventuale controreazione alla luce dell’art. 52 c.p. – a sua volta la condotta di Caio risulterà lecita solo in presenza di determinate e stringenti condizioni.
L’esperienza insegna che di rado la ragione sta tutta da una parte, e il diritto ne prende doveroso atto. Esaminiamo il comportamento dei governi succedutisi in Ucraina dal golpe del 2014 (fatto inoppugnabile) all’invasione russa del 24 febbraio scorso (idem). Bande di nazionalisti si scatenano sin dal principio contro la componente russa/russofona (strage di Odessa ecc.); con l’aiuto di Mosca territori tradizionalmente russi (la Crimea, che passa pacificamente e democraticamente alla Federazione) o ancora intimamente “sovietici” (il Donbass) si staccano dall’Ucraina, che reagisce manu militari; il tentativo di trovare un accomodamento compromissorio (accordi di Minsk) viene sabotato da Kiev e dalle potenze occidentali teoriche garanti del rispetto dei patti. Esercito e milizie (di estrema destra: altro fatto appurato) ucraine seguitano per otto anni a infierire sul Donbass con bombardamenti indiscriminati, senza distinguere tra combattenti e civili, e all’occorrenza fanno fuori qualche giornalista scomodo (fatti acclarati, non opinioni). Iniziando da quello comunista (se non erro nel 2016), il regime che i commentatori mainstream pretendono “democratico” e vittimizzano mette al bando tutti i partiti di opposizione e in nome di una pretesa “autodeterminazione” (made in USA e UK) briga per consegnare il Paese alla NATO, nei fatti ostile alla Russia, permettendo lo svolgimento sul territorio nazionale di esercitazioni militari congiunte prodromiche a un dispiegamento di armi offensive puntate sulla Federazione confinante. Nel frattempo l’esercito ucraino, prima derelitto, viene rifornito di armi occidentali che, nei proclami, dovrebbero garantire la riconquista cruenta di Crimea e Donbass. Un agnellino coi denti a sciabola, non c’è che dire…
Cosa fa la perfida Russia dell'”assassino” Putin? Cerca un compromesso in extremis, presentando pubblicamente proposte ragionevoli (Ucraina neutrale, riconoscimento dell’annessione della Crimea, autonomia e garanzie per il Donbass). Dette proposte vengono respinte con scherno, minacce, insulti e countdown e il prode Zelensky, attorucolo ertosi a Rambo, progetta (a quanto consta) l’offensiva finale contro Donetzk e Luhansk. La risposta è l’invasione, minacciata da tempo ma come extrema ratio – una strana invasione, perchè i russi anche a costo di subire perdite assai pesanti e in parte evitabili non applicano la strategia USA della terra bruciata (es. Iraq), ma si sforzano nei limiti del possibile di risparmiare i civili (vediamo i dati sulle perdite, tragici e luttuosi ma non paragonabili a quelli di Iraq, Afghanistan, Siria ecc.). Benchè l’Ucraina non faccia (ancora) parte della NATO le potenze occidentali, cioè USA, vassalli, valvassori e valvassini, la riempiono nuovamente di armi difensive e offensive e mandano loro “volontari” ad ammazzare i russi, respingendo al contempo qualsiasi ipotesi di compromesso (la Russia va distrutta, ha detto con enfasi un ragazzotto calendiano alla manifestazione per la guerra – almeno non ha parlato con lingua biforcuta!). In questo quadro ci si indigna perchè i russi invece di radere al suolo le città fanno saltare le infrastrutture elettriche? Che dovrebbero fare, arrendersi a discrezione a chi 30 anni fa scavò una voragine sotto i loro piedi e li ridusse alla disperazione e in miseria? La guerra piace solo ai folli, ai criminali e a chi non la conosce, ma parlare di legittima difesa, autodeterminazione ecc. in queste condizioni significa, nel migliore dei casi, travisare e distorcere i fatti. Che poi quello russo sia un eccesso di legittima difesa (se si vuole preventiva oppure altruistica) è certo sostenibile, ma onestà impone di non tacere delle responsabilità altrui, che sono ancor più gravi – oggettivamente più gravi, indipendentemente dalle simpatie di chi scrive.
Qual è la via d’uscita? Una pace di compromesso, che allontani il rischio di un’escalation nucleare tutt’altro che inverosimile. In questo quadro del tutto inconferente è il giudizio sulla personalità e il passato del presidente Putin poiché, come ci insegna l’ostracizzato Dostoevskij, anche il peggior criminale può commettere azioni rette (e viceversa), politica e morale raramente seguono le stesse regole e il moralismo a senso unico é indice di ipocrisia e poca onestá intellettuale. Egualmente irrilevante è che l’uomo non sia un “modello politico” cui ispirarsi: la Storia non è un racconto edificante e il metro di valutazione non possono essere le nostre preferenze soggettive. Contano insomma i fatti: tutto il resto è pyops.
Fonte foto: La Repubblica (da Google)