Uno dei paesi che ha obbedito a Trump spostando l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme è il Guatemala. Questo stato dipende fortemente dagli USA, ma – come ha sottolineato Alberto Negri – la sudditanza verso Washington non è la sola ragione; il presidente Jimmy Morales, ex comico, è un protestante evangelico che ha studiato economia e teologia. Alberto Negri, con la solita precisione, ci ha spiegato che: ‘’ In Guatemala i protestanti sono oltre il 40 per cento. Il protestantesimo, movimento molto frammentato, ha incrociato il giudaismo messianico, detto anche ebraismo messianico, corrente religiosa d’ispirazione giudeo-cristiana ed evangelicale, nata intorno agli anni settanta e ottanta, i cui membri condividono in genere la dottrina cristiana sulla figura di Gesù ma credono anche nella restaurazione della terra, della lingua, del popolo e della fede di Israele’’. Un’altra ragione di questa scelta scellerata è la forte presenza del Mossad in centro America; l’intelligence israeliana ha collaborato con gli USA nello sterminio pianificato dei ceti popolari e proletari, distruggendo i movimenti rivoluzionari, tanto d’ispirazione socialista quanto nazionalista. L’evangelismo è un’ arma controrivoluzionaria, forse fra le più potenti, una vera bomba sociale, di cui dispongono gli USA ed Israele; fortemente avversi al ‘’cattolicesimo popolare’’, al Cristianesimo sociale, alla Teologia della Liberazione e al socialismo, gli evangelici propugnano il disimpegno sociale, l’ultracapitalismo ed il disprezzo verso le minoranze. Dai linciaggi furibondi anti-indios alle persecuzioni degli omosessuali (pensiamo all’omofobo brasiliano Bolsonaro), gli evangelici – forti ammiratori dello Stato etnico israeliano – danno libero sfogo alla loro intolleranza, ragion per cui, oltre ai ricchi capitalisti USA e alla destra sionista, hanno arruolato nelle proprie file molti neonazisti. Si tratta del movimento reazionario più insidioso del ventunesimo secolo. Una vera e propria macchina da guerra contro i popoli ed i lavoratori.
Il colonialismo britannico, per perpetuare il suo dominio mondiale, ha manipolato le tre religioni monoteistiche creando il giudaismo talmudico, l’Islam wahabita ed cristianesimo evangelico. I Padri Pellegrini, mutuando il mito ebraico della Terra Promessa, si lanciarono alla conquista del continente americano, non privi di cattive intenzioni verso le popolazioni autoctone. Lo sterminio dei pellirossa, uno dei più brutali genocidi della storia, venne confrontato all’eliminazione delle popolazioni cananee quindi legittimato su basi ‘’teologiche’’. In questo modo, oltre oceano, sarebbe sorto un nuovo Israele. La verità è atroce: tanto i puritani, ispirati alle idee del monaco intollerante Calvino, quanto i ‘’sionisti religiosi’’ diedero vita ai peggiori movimenti reazionari mai esistiti. Per completare l’opera, Londra s’inventò il wahabismo, una variante tribale, integralista e guerrafondaia dell’Islam. Gli evangelici, i wahabiti ed i sionisti religiosi rivendicano una adesione letterale ai dettati della Bibbia e del Corano rimuovendo ciò che lega le religioni abramitiche: il Corano è fondamentalmente una rilettura araba della Bibbia ebraica con una forte carica universalista. Se i profeti Gesù e Maometto dovettero fare i conti con le ingiustizie delle aristocrazie dell’epoca (romana, persiana e bizantina), Lutero criticò il dispotismo della Chiesa Cattolica. Fu Calvino a seppellire gli insegnamenti luterani, esaltando il nascente capitalismo ed il colonialismo. Roger Garaudy, teorico del Partito comunista francese poi convertito – partendo dal protestantesimo – all’Islam, ribadì la necessità di un nuovo dialogo fra civiltà abbandonando, una volta per sempre, l’imperialismo. Il cattolicesimo popolare e l’Islam sciita hanno compreso questa necessità, ma lo Stato d’Israele e le lobby evangeliche premono, giorno dopo giorno, sull’amministrazione nord-americana per scatenare un nuovo conflitto bellico mondiale. Vogliono una guerra termonucleare, che non risparmierà le popolazioni civili. Chi sono questi signori che odiano così tanto la possibilità di una convivenza pacifica e democratica fra i popoli e alimentano lo scontro di civiltà?
Gli evangelici, in America Latina, hanno sostenuto le dittature di Pinochet, Videla e Fujimori, esaltando le dottrine economiche della Scuola di Chicago. Non sopportano il pauperismo cattolico ed impongono agli sfortunati finiti nelle loro sette il disimpegno sociale. Chi è benvoluto da Dio diventa ricco; il capitalismo, seguendo i loro sproloqui, è la massima espressione della volontà divina. Il giusto e l’ingiusto scompaiono. Nessuna religione – per quanto, personalmente, possa essere critico verso il monoteismo assolutistico – si è spinta fino a questo punto. I ricchi, i teorici del capitalismo e dell’imperialismo al massimo non devono eccedere nella repressione, ma esercitando il loro dominio – dicono gli evangelici – non fanno altro che raccogliere i premi concessi loro, generosamente, da Dio. Quali premi, mi viene da chiedere? La distruzione di interi popoli, la mortificazione dei lavoratori, la fine dell’indipendenza nazionale sotto il giogo del gendarme statunitense o israeliano. Il loro Dio è crudele, vendicativo e geloso, dovrebbe replicare un credente onesto. L’evangelismo, in realtà, non è una religione; non è, come diceva Hegel, una ‘’rappresentazione dell’assoluto’’, non corrisponde a nessuna ricerca del ‘’sé collettivo’’, ci troviamo davanti ad una vera e propria ideologia bellica ed anti-popolare che sta generando deserti sociali. L’evangelismo ha distrutto migliaia di vite sottoproletarie gettate, dopo essere state spolpate per ‘’bene’’ dalla setta, nell’abbandono. Un vuoto esistenziale difficile da riempire.
L’antropologa Alessandra Ciattini ci ha spiegato le ragioni che hanno portato all’ ‘’evangelizzazione’’ del Sudamerica. Leggiamo: ‘’L’ipotesi della protestantizzazione dell’America Latina non scaturisce dalla “teoria della cospirazione”, ma è suffragata di documenti molto precisi, i quali sono la Informe di N. Rockfeller del 1969, i Documenti di Sante Fe I e II, del 1980 e 1989. Da tali documenti si ricava la forte preoccupazione dell’amministrazione statunitense per tendenze progressiste sorte nella Chiesa cattolica a seguito del Concilio Vaticano II; preoccupazione del resto condivisa da papi come Wojtyla e Ratzinger. In particolare, nel documento di Santa Fe II, in cui si fa addirittura riferimento alla riflessione di Antonio Gramsci e alla grande importanza che questi ha attribuito alla dimensione culturale e morale, si afferma: “Non basta più lo Stato con i suoi caudillos, non basta il giogo della dipendenza economica, non basta nemmeno l’intervento militare diretto degli Usa” (M. Filippini, Gramsci globale, 2011: 150). Per concludere invita a operare vigorosamente anche in campo ideologico, come del resto mostra l’operato di varie agenzie statunitensi che controllano a livello internazionale la libertà religiosa, finanziano le chiese loro gradite e i “cristiani che lottano per la democrazia” (per es. l’Institute on Religion and Democracy)’’ 1. Lo storico Diego Siragusa con il suo libro, Papa Francesco marxista?, ha cercato d’inserire Bergoglio all’interno dello scontro fra il cattolicesimo popolare e l’evangelismo imperialista. Papa Francesco sa molto bene che la Chiesa Cattolica, se vuole sopravvivere, deve dare un senso alla vita dei diseredati, quindi il neoliberismo ed il fondamentalismo puritano, arrivati a questo punto, si configurano in quanto nemici frontali della cristianità. Francesco I criticò – a torto – profondamente la Teologia del popolo e quella della liberazione, ma, una volta Papa, ha dovuto fare una scelta: allearsi col suo antico nemico contro il pericolo neocalvinista. Si è ravveduto, ma la sua svolta sarà sincera? Pagine e pagine di Togliatti e Garaudy ci spiegano l’importanza di un dialogo fra cattolici, socialisti e comunisti, spero che gli uomini di fede, con un po’ di sale in zucca, non rimuovano le pagini più nobili della loro (non tutta disprezzabile) storia.
I cattolici di sinistra hanno iniziato a muoversi contro l’imperialismo USA? Due teologi, Antonio Spadara e Marcelo Figueroa (di formazione protestante), hanno scritto, insieme, un eccellente saggio contro la follia evangelica. Credo che riportarne qualche passo, possa essere illuminante. L’evangelismo, in questo elaborato articolo, viene inquadrato – anche se i due religiosi non utilizzano questi termini – come ideologia del neocolonialismo statunitense. Lo studio è davvero ben documentato.
‘’Un altro aspetto interessante è la relazione che questa collettività religiosa, composta principalmente da bianchi di estrazione popolare del profondo Sud americano, ha con il «creato». Vi è come una sorta di «anestesia» nei confronti dei disastri ecologici e dei problemi generati dai cambiamenti climatici. Il «dominionismo» che professano – che considera gli ecologisti persone contrarie alla fede cristiana – affonda le proprie radici in una comprensione letteralistica dei racconti della creazione del libro della Genesi, che colloca l’uomo in una situazione di «dominio» sul creato, mentre quest’ultimo resta sottoposto al suo arbitrio in biblica «soggezione».
In questa visione teologica, i disastri naturali, i drammatici cambiamenti climatici e la crisi ecologica globale non soltanto non vengono percepiti come un allarme che dovrebbe indurli a rivedere i loro dogmi ma, al contrario, sono segni che confermano la loro concezione non allegorica delle figure finali del libro dell’Apocalisse e la loro speranza in «cieli nuovi e terra nuova».
Si tratta di una formula profetica: combattere le minacce ai valori cristiani americani e attendere l’imminente giustizia di un Armageddon, una resa dei conti finale tra il Bene e il Male, tra Dio e Satana. In questo senso ogni «processo» (di pace, di dialogo ecc.) frana davanti all’impellenza della fine, della battaglia finale contro il nemico. E la comunità dei credenti, della fede (faith), diventa la comunità dei combattenti, della battaglia (fight). Una simile lettura unidirezionale dei testi biblici può indurre ad anestetizzare le coscienze o a sostenere attivamente le situazioni più atroci e drammatiche che il mondo vive fuori dalle frontiere della propria «terra promessa».’’ 2
Questa ideologia ha favorito l’avvento della destra più intollerante che, sulla scia di Steve Bannon, ha sostituito l’antisemitismo con l’islamofobia. Per i due teologi la maggiore pericolosità dell’evangelismo sta in ‘’questo strano ecumenismo ascrivibile alla sua visione xenofoba e islamofoba, che invoca muri e deportazioni purificatrici. La parola «ecumenismo» si traduce così in un paradosso, in un «ecumenismo dell’odio». L’intolleranza è marchio celestiale di purismo, il riduzionismo è metodologia esegetica, e l’ultra-letteralismo ne è la chiave ermeneutica’’. Il loro ‘’ecumenismo dell’odio’’ lo ritroviamo nei movimenti neofascisti, in quelli neoconservatori e nello Stato d’Israele che vorrebbe sterminare – un po’ come i puritani fecero coi pellirossa – il popolo palestinese. Reagan, Bush, Clinton, Obama ed ora Trump sono, nessuno escluso, i volenterosi fantocci di queste sette. Pupazzi telecomandati che, mandato dopo mandato, potrebbero gettare il mondo nel caos. I neocon, maestri delle pulizie etniche, possono essere fermati? La risposta deve essere, per forza di cose, positiva.
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Foto: El Pais (da Google)