Il libro di Diego Siragusa, Papa Francesco marxista?, rimette in discussione il problematico rapporto fra la dottrina sociale della Chiesa ed il socialismo scientifico. Siragusa, nel fare questo, non si dimentica dei numerosi attacchi clericali alle diverse correnti rivoluzionarie ma fa presente che ‘’nel corso dei secoli il filo rosso degli ordini mendicanti e del pauperismo teneva desta l’attenzione sulle ingiustizie sociali che l’istituzione ecclesiastica o non condannava o vi spargeva il balsamo della cristiana sopportazione in attesa della conversione dell’ingiusto e del malvagio’’ (pag. 12). Il filo conduttore del libro è questo: tutta la storia del cristianesimo è dominato dal conflitto fra i clericali ed i cristiani fedeli ad una sorta di ‘’cristologia dal basso’’.
Marx diceva che ‘’la religione è l’oppio dei popoli’’ salvo poi appoggiare due lotte di liberazione nazionale profondamente influenzate dalla Chiesa Cattolica, quella polacca e quella irlandese (verso cui la Chiesa poi ruppe riconciliandosi con l’imperialismo inglese), ma i comunisti sono dovuti andare ben oltre questa mera citazione. Il ‘’marxista italiano’’ Palmiro Togliatti ‘’riflettendo sui cambiamenti che attraversavano il cattolicesimo e sui nuovi fermenti culturali che inveravano politicamente la ‘’lezione marxiana’’, nel suo discorso a Bergamo del 1963 dedicò una riflessione coraggiosa e contro tendenza sul rapporto tra credendi e non credenti’’ (pag. 15). Siragusa sembra voler seguire il discorso togliattiano gettando un ponte verso il mondo cattolico. Che cosa ha mosso Togliatti, ed insieme a lui marxisti del calibro di Gyorgy Lukacs e Roger Garaudy, a voler dialogare con la ‘’base sociale’’ della Chiesa? Diego risponde con precisione: ‘’Dopo l’esperienza traumatica della novità della bomba atomica e i suoi terribili effetti subito dopo i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki, il capo dei comunisti italiani si rivolse al mondo cattolico per un’azione comune colta a <<salvare la civiltà umana>>’’. Occorre, quindi, superare lo steccato storico fra cristiani e comunisti ricordandoci (cosa che molti sciocchi rimuovono) che la società è divisa in classi e non in ‘’credenti’’ ed ‘’atei’’.
Palmiro Togliatti una volta disse ‘’che la nostra è, se si vuole, una completa religione dell’uomo’’ ricollegandosi al ‘’marxismo umanista’’ francese di Sartre e Garaudy. Secondo Siragusa vi sono buone ragioni per pensare che Bergoglio conoscesse il pensiero e l’opera di Jaques Maritain e che il suo libro fondamentale, Umanesimo integrale, fosse stato da lui ben assimilato. Il socialismo è davvero l’ultima eresia cristiana? Aldilà della critica all’eurocentismo – nel caso di Woytila ‘’polaccocentrismo imperialistico’’ – i dubbi certamente restano e lo stesso rapporto comunismo/cristianesimo resta problematico.
Bergoglio stimava Evita Peron ed appoggiò la lotta peronista contro i colonialismi inglese e statunitense. Ma c’è dell’altro: il peronismo era antistatunitense ma anche anticomunista. E’ questa la chiave di lettura per comprendere il pensiero di Francesco I? Una contrapposizione tanto al neoliberismo quanto al socialismo scientifico. Se così fosse la ‘’Dottrina Bergoglio’’ rappresenterebbe – Siragusa tutto questo lo spiega molto bene – una rottura verso il servilismo imperialistico di Woytila ma i rapporti, non solo coi comunisti, con la Teologia della liberazione resterebbero irrisolti e conflittuali. Per avere degli ulteriori chiarimenti sul contenuto del libro, una lettura affascinante e complessa nello stesso tempo, ho contattato lo storico Siragusa il quale ha gentilmente risposto alle mie domande.
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(D) Professor Siragusa nella prima parte del suo libro lei ricostruisce i rapporti fra Francesco I ed il peronismo in quanto dottrina politica ‘’giustizialista’’ molto simile al fascismo ‘’sociale. Paradossalmente, nell’intervista pubblicata alla fine del libro il giornalista Horacio Verbitsky ( ex guerrigliero Montoneros ) afferma che Bergoglio si contrappose ai governi ‘’nazionalpopulisti’’ dei Kirchner. Come spiega questa incoerenza ( se è così che possiamo chiarmarla ) nella prassi politica di Bergoglio il quale, restando fedele al suo passato, avrebbe dovuto appoggiare tanto Nestor Kirchner quanto sua moglie? Francesco I è davvero sostenitore d’una terza via alternativa al capitalismo ed al socialismo?
(R) Quando esaminiamo la concezione politica di personaggi così rilevanti, dobbiamo evitare di essere pietrificati dalla medusa delle prime impressioni e dei luoghi comuni. Ognuno di noi è un processo di cambiamento. La vita ci cambia tutti. In gioventù, non è un mistero, Bergoglio fu peronista, come lo fu il giovane Fidel Castro. Nel peronismo vi erano elementi di ripulsa del capitalismo e dell’imperialismo americano. Esso presentava una terza via o “terza posizione” tra capitalismo e comunismo. Sono d’accordo che Peron era attratto dai provvedimenti di natura sociale del fascismo mussoliniano, ma i peronisti non erano fascisti. Nel giustizialismo vi era un sincretismo di elementi contradditori che si prestava a letture anche contrapposte.
Sottolineo un aspetto che pochi conoscono e che dobbiamo considerare per non dare giudizi errati su Papa Francesco. In una intervista dice di se: “Sono un po’ furbo, so come muovermi… ma sono anche ingenuo”. Credo che sia la prima volta che un papa si esprima in questi termini poco evangelici, ma Bergoglio, in questo modo, ci ha dato la chiave per capire chi egli è. In tutta la sua vita si è ispirato a un coerente pragmatismo; ha contrastato gli avversari, non si è mai esposto pubblicamente in occasioni che lo avrebbero danneggiato e ha sempre evitato lo scontro aperto col potere politico. Durante la dittatura consigliò alcuni sacerdoti impegnati accanto ai poveri a fuggire, a nascondersi, essi risposero che dovevano restare accanto al loro popolo. Bergoglio fu sorpreso. Egli riteneva che fosse meglio “risparmiare” le forze piuttosto che esporsi al martirio. Nel libro ho documentato i casi di “lavoro dietro le quinte” che Bergoglio si era ritagliato durante la dittatura di Videla salvando alcune persone. Un prete scaltro, quindi, un gesuita, “che sa come muoversi”.
Il suo giudizio sul periodo di governo di Nestor e Cristina Kirchner penso che si riferisca all’aumento del debito pubblico, alla manipolazione di statistiche economiche e allo stile di vita di Cristina diverso da quello di Evita Peron che Bergoglio ammirava.
(D) Bergoglio attraverso l’insolito scambio di doni col presidente boliviano Evo Morales, il quale ha donato al pontefice una croce con l’impugnatura della falce e martello, ha dato l’impressione di voler rompere con la tradizione reazionaria del Vaticano da sempre ‘’agenzia imperialistica Usa’’ nella regione sudamericana. Il libro è importante perché sembra voler porre una linea di demarcazione fra clericali e cristiani, Bergoglio nel tracciare questa ‘’linea rossa’’ si configura un po’ come il ‘’papa dei segni’’. Oggi si schiera contro la legittima Assemblea Costituente eletta in Venezuela nel bel mezzo d’una aggressione neocolonialistica. Il problema è sempre questo: ‘’Francesco I: un rivoluzionario o un simulatore?’’. La politica internazionale di Bergoglio, troppe volte, cade in contraddizioni equivoche. Qual è la sua opinione in merito?
(R) Francesco I sa che deve muoversi con prudenza e realismo. Ha già molti nemici, ma anche tantissimi sostenitori. Non possiamo chiedergli atti unilaterali e radicali che lo esporrebbero a una situazione di ingovernabilità della Chiesa e di inefficacia della sua funzione papale. In quella foto con Morales, che ho voluto come copertina, Bergoglio accoglie il suggerimento per parlare di padre Espinal, autore di quella scultura, gesuita torturato e ucciso dal fascisti boliviani nel 1980 per aver difeso i minatori. Quanti conoscono padre Espinal? Quante accuse cattive e gratuite ho letto in questi giorni sui gesuiti come preti malefici! Padre Espinal cos’era? Non era gesuita? E come lui tanti altri che elenco nel libro e che hanno pagato con la vita la loro fedeltà al Vangelo e ai poveri, agli umiliati.
Per quanto riguarda il giudizio del Papa sull’Assemblea Costituente del Venezuela, rammento che egli ha chiesto la sua “sospensione”, preoccupato per il caos, le violenze e il rischio di guerra civile. La sua condotta è stata neutra, diplomatica. Perché? Perché sa che la Chiesa del Venezuela è conservatrice e reazionaria. Per un pragmatico come lui, sarebbe stato saggio scontrarsi con la Chiesa del Venezuela in un momento di altissima tensione e di attacco internazionale contro il presidente Maduro? Le contraddizioni di Bergoglio? Nella prassi bisogna applicare l’arte del possibile. Mai fare un passo avanti e due indietro. Anche Lenin si “contraddisse” e subì gli attacchi delle mosche cocchiere dell’estremismo, da lui definito malattia infantile del comunismo.
(D) Francesco I è stato criticato tanto dalla destra tradizionalista (lei fa riferimento a due giornalisti lefebvriani italiani) quanto dai neoconservatori Usa. Rinviene dei collegamenti fra queste due tipologie di critiche? Tradizionalismo cattolico (lefebvriano) e neoconservatorismo hanno diversi punti di contatto ma anche differenze non trascurabili, ad esempio i lefebvriani sono politicamente anti-israeliani mentre i neocon fanno parte della lobby sionista. Cosa spinge il mondo oscurantista a mobilitarsi contro Bergoglio?
(R) La destra cattolica intende la religione come un apparato estetico – liturgico, monarchico e gerarchico, aristocratico, di classe nel senso peggiore del termine. La destra repubblicana americana è atterrita dal suo attacco al “vitello d’oro” dei beni materiali: denaro, stili di vita pagani e ipocriti, militarismo, oppressione. Tutto questo si chiama capitalismo. Destra liberista e conservatori tradizionalisti antigiudaici si trovano sullo stesso lato del fronte. Gli ebrei sionisti non hanno simpatia per Francesco: sostiene i palestinesi, accoglie fraternamente i musulmani e applica il magistero di Papa Giovanni: separare l’errore dall’errante. Questa è la missione di misericordia di Francesco I: parlare con tutti, non demonizzare nessuno.
(D) Bergoglio ha riconosciuto il genocidio armeno e l’ha saggiamento messo sullo stesso piano della Shoah. I sionisti, in questo modo, vedono messa in discussione la ‘’religione dell’olocausto’’ ( come la chiama Gilad Atzmon ) la quale vorrebbe l’olocausto come unico genocidio realmente avvenuto. Si tratta d’un attacco alla tesi neocon sullo ‘’scontro di civiltà’’? Se così fosse i rapporti con la Chiesa Ortodossa e l’Islam sciita andrebbero ricuciti e – come lei ben sa – i sionisti israeliani non tarderebbero a lanciare l’accusa d’antisemitismo. Crede possibile un avvicinamento del Vaticano all’Iran?
(R) Francesco è l’unico che ha parlato dello stato attuale del mondo come uno stato di guerra “a bassa intensità”, mentre tutti i capi dell’Occidente tacciono e recitano il loro ruolo di servi miserabili. Egli sta lavorando per evitare l’esplosione di conflitti generalizzati. L’era di Trump è un terribile presagio: la prima potenza militare nelle mani di uno scriteriato, un uomo privo di valori. L’attacco alle tesi dei neoconservatori americani è evidente. Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica, la rivista dei gesuiti, ha scritto un esemplare articolo sul fondamentalismo evangelicale radicato in America che si alimenta di una concezione manichea, il Bene e il Male, prospettando, con immagini apocalittiche, lo scontro finale. Cos’è il Male, da chi è rappresentato? Dice Spadaro: “dagli spiriti modernisti, i diritti degli schiavi neri, i movimenti hippy, il comunismo, i movimenti femministi e via dicendo, fino a giungere, oggi, ai migranti e ai musulmani”. Per combattere questo Male, l’uso delle armi e della guerra è lo strumento giustificato dal “Dio degli eserciti” della Bibbia, il Dio di Davide e Gedeone. Come si può vedere, in questa concezione profetica fanatica, dove la religione è ancella del capitalismo e della guerra, vi sono pericoli terribili per tutta l’umanità. Una violenza senza fine che ha il suo centro sovversivo e decisivo negli Stati Uniti.
(D) Le encicliche di questo nuovo Papa trattano diverse problematiche sociali e, come lei dimostra, mettono in discussione il neoliberismo senza, però, intaccare la struttura socioeconomica capitalistica. Lei pensa che dietro questa sensibilità sociale del Papa ci sia anche la consapevolezza di dover contrastare la diffusione delle sette protestanti in America Latina? Se così fosse il Vaticano sarebbe obbligato ad entrare in rotta di collisione con l’imperialismo Usa. Le sembra una ipotesi plausibile? I movimenti sociali potrebbero trarne dei vantaggi ma fino a che punto Bergoglio appoggerebbe delle istanze radicali se non addirittura anticapitalistiche?
(R) Nell’enciclica LAUDATO SII il papa non usa mai la parola capitalismo, parla di potere finanziario e di multinazionali. In sostanza parla del capitalismo. Elenca i mali che esso ha causato e chiama tutti gli uomini di buona volontà a “curare le ferite”. Bergoglio vede il mondo come un grande campo pieno di feriti e di sofferenti. Non è forse così? E siccome è un pragmatico, non rimanda la soluzione dei mali alla Provvidenza, ma chiede a tutti, qui e ora, di impegnarsi a “curare le ferite”. Qui vedo discontinuità con la Dottrina sociale tradizionale della Chiesa.
Francesco I deve dare una risposta originale e autonoma della Chiesa ai mali che egli ha elencato. Dopo la condanna del liberismo, cosa egli propone? L’economia di Comunione. La chiama così, sull’esempio del Movimento dei Focolarini. Questo è il limite entro il quale il papa può agire aggregando forze diverse ma sensibili al destino dell’uomo. Non è un caso che il mio libro si concluda con un riferimento all’attualità del messaggio di Enrico Berlinguer sulla “austerità” pronunciato nel 1977 durante un memorabile convegno di intellettuali. Sul fondamentalismo evangelicale ho già risposto e consiglio a tutti la lettura del testo di Antonio Spadaro.
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Siragusa si sofferma sulle posizioni ‘’innovative’’ di Bergoglio a riguardo della questione palestinese (vedremo fino a che punto) ma soprattutto sul riconoscimento del genocidio armeno. Il libro, con grande attenzione, ripercorre le vili calunnie della destra statunitense, le contestualizza ed infine le smonta con la consapevolezza storica propria del nostro autore.
Bergoglio ha i suoi limiti, è un uomo d’apparato ma se i neocon lo odiano così tanto qualcosa vorrà pure dire. Per Luttwak, l’omino della CIA in Italia, la guerra è sempre ‘’guerra di religione’’ ed il papa segue ‘’un determinio marxista da due soldi’’, frasi volgari e d’una certa gravità che valorizzano alla prova dei fatti la tesi di Siragusa. Francesco I è un innovatore oppure è il sintomo d’un conflitto all’interno dell’apparato vaticano? Il libro cerca di rispondere a questo quesito lasciando aperta una speranza; qualcuno potrà smentire l’atteggiamento omertoso di Bergoglio davanti la dittatura militare? Chi è Bergoglio? Siragusa getta nuovi dubbi su questa figura problematica, contraddittoria ma degna d’essere studiata col dovuto rispetto.