‘’Non importa come si chiami il signore che ogni quattro anni il popolo statunitense pensa di eleggere per dirigere i suoi destini, perché in realtà tale elezione è viziata alla base; il popolo statunitense ha solo la facoltà di eleggere il suo carceriere per quattro anni e a volte gli concedono la grazia di rieleggerlo’’. (Ernesto ‘’Che’’ Guevara)
La vittoria di Donald Trump ha sorpreso gran parte degli analisti internazionali che – compreso chi scrive – davano per scontata la vittoria di Hillary Clinton. Il super-capitalista Trump ha vinto ed invece di abbandonarci al tifo da stadio – es. apologia del suo improbabile isolazionismo – è opportuno fare una analisi del ‘’blocco sociale’’ che ha sostenuto il miliardario di New York. Partiamo da un punto fermo: Trump è un prodotto del capitalismo tossico nord-americano, negli Usa non si può fare politica senza sporcarsi le mani di sangue.
Uno schiaffo alla propaganda della Sinistra Imperiale
La “Sinistra Imperiale” è quella che esce più danneggiata dalla vittoria di Trump: la Regina del Caos ha perso. La madrina della distruzione di ben tre Stati – Libia, Siria ed Ucraina – non è riuscita a realizzare il suo progetto: iniziare una guerra termonucleare contro la Russia. Killary disponeva di due armi di distruzione di massa, femminismo e diritti lgbt, che nelle mani di Trump sono poco credibili. Domanda: l’Impero statunitense come imposterà le aggressioni a venire? Sono sciocchi o sprovveduti quelli che credono ad una ‘’nuova America’’; il gendarme mondiale resta, con o senza Killary, la principale potenza imperialista in grado di destabilizzare Stati sovrani e spegnere nel sangue rivoluzioni democratiche ed indipendentiste.
La “Sinistra Imperiale” è arrogante: ha presentato Killary come una ‘’progressista femminista’’ occultando i numerosi crimini del clan Clinton contro il popolo jugoslavo, arabo e sudamericano. L’aver presentato una criminale di guerra come ‘’donna della provvidenza’’ la dice lunga su quanto truffaldini siano i riformisti occidentali diventati – per usare una celebra frase di Trotzschij – un’ agenzia della borghesia imperialista americana, la più feroce della storia moderna.
Trump vince e la destra ultra-capitalistica europea gioisce. I marxisti seri non possono che dire: ‘’il proletariato internazionale deve combattere nuove battaglie, sempre con la testa alta’’.
Donald Trump: l’uomo della borghesia bianca…
Trump ha raccolto il malessere della piccola borghesia bianca, razzista e sciovinista, oltre ai settori più arretrati della classe operaia ubriacata dalla propaganda nazionalistica. Killary, invece, non ha mai avuto una base sociale: la candidata dell’elite globalista contava sui trucchetti della CIA per manomettere il risultato elettorale ma, con tutta probabilità, il complesso militare-industriale non se la è sentita di rischiare con una candidata debole e malata. La psicopatica Killary Clinton, bisogna aggiungere, è un mostro che non tanto facilmente scomparirà; la Fondazione Clinton continuerà a pompare di soldi Daesh? Domanda: i sionisti punteranno su Mike Pence, il vice di Trump?
Può cambiare per via elettorale uno Stato super-imperialista capace di mettere a ferro e fuoco il mondo intero? Là dove il presidente Kennedy – tanto disprezzato dai rossobruni pro-Trump – ha fallito (beccandosi un paio di pallottole in testa da CIA e mafia israeliana), state pur certi che il picchiatore di New York si terrà ben lontano. Per lui contano gli affari ma i padroni sionisti già gli strizzano l’occhio: Naftali Bennet, uomo della destra israeliana, un signore che non avrebbe nulla da invidiare a Rudolf Hess, afferma che è ‘’finita l’era dello Stato palestinese’’. Bennet e Trump avranno una amara sorpresa: i palestinesi sono un popolo eroico abituato a lottare, non sarà la duplice alleanza, neocon e Likud, a fargli deporre le armi. Gli statunitensi, no; avrebbero potuto scendere in piazza pretendendo la liberazione di Julian Assange oppure di Mumia Abu Jamal, invece il loro voto di protesta è andato a Trump. Domanda: i campisti e gli ‘’stalinisti moderni’’ esultano, ma i lavoratori, oggi, cos’hanno ottenuto?
Gli stati antimperialisti come Iran, Cuba e Venezuela non hanno nulla per cui gioire; Trump, in modo servile, ha subito raccolto l’appoggio di Netanyahu e dei suoi volenterosi carnefici. Se Killary è la donna della lobby sionista-israeliana, vera spacca democrazie occidentali, Trump va d’amore e d’accordo con il Likud traghettando il neonazismo statunitense – Ku Klux Klan, Fratellanza Ariana e mostri vari – dalla parte della dittatura sionista. Questo è il cuore del problema, il campismo acritico, come è chiaro, non offre nessuna spiegazione efficace se non mere (e banali) proiezioni ideologiche.
Lo sconfitto Obama è stato un vero nemico per i neri, un cinico pugnalatore alle spalle degli operai di colore; la politica Usa è fatta di colpi bassi e tradimenti. Il marxista James Petras scrive: ‘’Nel corso degli ultimi otto anni, il presidente Obama ha devastato i quartieri e le scuole nere, sguinzagliando le super-militarizzate forze della polizia statale, lodando i funzionari e gli agenti di polizia neri, coinvolti nelle operazioni volte a terrorizzare le comunità nere. In nessun modo appare sorprendente che la sempre più acuta polarizzazione sociale si è diffusa e approfondita nelle townships nere. Stiamo tornando indietro agli anni sessanta e settanta, quando la violenza razziale aveva origine dallo Studio Ovale del Presidente e scorreva a valle verso i tribunali e la polizia, con conseguente violenza reciproca che andava dal basso verso l’alto, fino all’élite’’ 1. Obama, Bush e Trump: tre ‘’maschere di facciata’’, per dirla con Marx, dell’imperialismo statunitense, il nemico numero uno della classe operaia: americana ed internazionale.
L’analisi del marxista Loren Goldner è particolarmente eloquente. Leggiamo e riflettiamo:
‘’Trump è un razzista, tu dici? Un misogino? Un detrattore violento della Cina e degli immigrati? Sì, egli è tutte queste cose, ma queste accuse provenienti dal giardino varietà della sinistra e dei liberali non arrivano al cuore della sua attrattiva in quanto figura “anti-establishment”. La sua base sociale evidente ha anche il più alto reddito pro capite dei candidati ed ex-candidati presidenziali (Clinton e Sanders), e ciò indica che egli ha forgiato una coalizione minacciata, di bianchi della classe media e superiore, con alcuni operai bianchi e bianchi poveri, di per sé piuttosto senza precedenti. Tutti questi gruppi hanno in comune la sensazione che l’America più vecchia che essi conoscevano viene ad essere sostituita da un’America con una classe operaia più nera e latina, e da molteplici gruppi di immigrati dall’Oriente, dall’Asia del sud e dall’America Latina.
Da ultimo, ma non meno importante, Trump ha portato alla ribalta molti elementi dell’estrema destra, come David Dukes e la folla che ostenta le armi, in pieno giorno, autorizzandoli a venir fuori dagli angoli oscuri in cui erano ghettizzati nella destra, ha «liberato le loro lingue» (come uno di loro ha detto) dalla dominante atmosfera «politicamente corretta». Se Trump vince o perde, tali forze non ritorneranno tranquillamente nella loro precedente relativa oscurità’’ 2.
Trump ha vinto, è stata una reazione, da destra, alle malefatte di Killary. Domanda: la Sinistra Imperiale è una perfetta fabbrica di fascisti? Oggi il Ku Klux Klan condivide una parte importante di potere negli Usa dimostrando quanto fasulla sia la democrazia nord-americana; governa, certamente, anche Israele, mentre Daesh passa all’opposizione. Domanda: le decisioni più importanti verrano prese da gentaglia come Naftali Bennet e David Dukes? Un macabro gioco delle parti che la sinistra antimperialista potrà efficacemente combattere solo se sarà in grado di riaprire il conflitto sociale.
https://albainformazione.com/2016/07/29/16473/
http://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/8218-loren-goldner-trump-presidente.html