Un’Europa di guerra


Attribuire la responsabilità della guerra alla Russia e alla Cina per nascondere le proprie responsabilità. I corsi e ricorsi della storia.

“I ministri della Difesa e i generali della NATO concordano sul fatto che Vladimir Putin potrebbe essere pronto per un confronto con la NATO e l’UE tra 6-8 anni”, queste sono le affermazioni del Commissario alla Difesa dell’Unione Europea.

Ma a spingere sull’acceleratore della Guerra non è certo la Russia, basti pensare alla risoluzione del Parlamento europeo per l’invio di missili in grado di colpire infrastrutture e territorio russo.

Siamo davanti a scenari già visti, all’indomani del crollo del Muro di Berlino iniziava l’espansione ad Est e a Nord della Nato annettendo paesi nella Alleanza Atlantica, lo stesso ragionamento potremmo fare per le esercitazioni militari attorno alla Cina che coinvolgono numerosi paesi tra i quali Australia e Giappone.

Paesi un tempo lontani da logiche militariste hanno aumentato del 10% in meno di due anni le spese militari (ad esempio la Svezia), l’occidente si prepara alla guerra ma attribuisce a Cina e Russia la responsabilità di questa scelta. Un autentico capovolgimento della realtà,.

Intanto all’opinione pubblica viene venduta l’immagine di una guerra inevitabile che spinge ad esempio la Ue a prepararsi in tempi brevi per la sua difesa.

In che modo?

Aumentando le spese militari, investendo in tecnologie dual use, indirizzando la produzione civile a scopi di guerra e abituando le classi popolari a sacrifici, ai tagli al welfare e ai salari per meglio affrontare una crisi strutturale che poi è conseguenza diretta dell’economia di guerra.

Il documento sulla produttività di Mario Draghi  individua proprio nella produzione di armi lo strumento per far uscire la Ue dalla stagnazione economica, centinaia di pagine dominate da una colossale amnesia: la crisi economica e sociale del vecchio continente è conseguenza diretta delle scelte di guerra, degli embarghi al petrolio e al gas russo che hanno portato la Ue alla dipendenza dagli Usa con il rincaro dei costi di almeno il 500%.

E per questo spingono per coalizzare le imprese produttrici di armi e investire non nell’università pubblica ma solo nei settori in grado di garantire nel futuro tecnologie duali, costruire un esercito europeo in sinergia con la Nato ma anche capace di intervenire indipendentemente dalla Alleanza militare egemonizzata dagli Usa.

L’Ue minimizza i pericoli derivanti da un possibile ricorso ad armi nucleari, si attribuisce alla Russia l’eventuale ricorso a queste armi di distruzione di massa e le dichiarazioni di Kubilius assumono toni preoccupanti laddove si dichiara che la capacità della Ue è di ottenere finanziamenti consistenti ai programmi di guerra chiedendo investimenti di 500 miliardi di euro nei prossimi anni; un grande investimento nell’industria militare che sottrarrà risorse alle infrastrutture, alle spese sociali  (sanità in primo luogo) e perfino  a quelle energetiche.

La Ue indossa l’elmetto e sta lavorando alla guerra anche contro i suoi stessi popoli, lo fa scientemente assumendo il punto di vista della Nato e degli Usa pur sapendo che i costi di queste decisioni ricadranno interamente sul vecchio continente.

Fonte foto: Studenti.it (da Google)

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