La Russia attuale non è certamente quello che può essere definito come un paese socialista, anzi, è un paese capitalista (ma non ancora propriamente imperialista) governato da un regime che potremmo definire come nazionalista “borghese” interclassista, con caratteri fortemente oligarchici.
Quindi, per quanto mi riguarda, nessuna particolare simpatia per Putin e per la sua leadership, il quale però, va riconosciuto, ha avuto il merito di strappare il paese ad una deriva ultraliberista inaugurata dall’ubriacone Eltsin, fantoccio completamente asservito agli USA, che aveva consegnato il paese alla mafia e al capitale straniero e che avrebbe finito con il distruggere la Russia stessa.
La Russia post crollo dell’URSS era un paese allo sbando, una vera e propria orgia di mafiosi, speculatori di ogni genere, oligarchi, ex burocrati spregiudicati assetati di ricchezza da raggiungere a qualsiasi costo; un paese dove anche per parcheggiare la macchina sotto la propria abitazione era necessario pagare il pizzo alla mafia. Tutto ciò in un clima di dissacrazione totale e di mortificazione di tutta la storia e la tradizione russa, ivi compresa l’era sovietica, che rischiava di far precipitare il paese nel caos più totale e di ridurlo al rango di una colonia dell’occidente e degli USA in particolare, di una terra di conquista per gli speculatori e per gli avventurieri di tutto il mondo, un incrocio fra un gigantesco bordello per turisti e di crocevia per i peggiori traffici internazionali (droga, prostituzione, armi, riciclaggio di denaro)
Putin ha in qualche modo posto un freno a questa deriva, gliene va dato atto, e ha restituito una dignità ad un grande paese che obiettivamente non meritava di fare quella fine. Il che, ripeto, non fa di Putin un eroe della causa della liberazione dell’umanità da ogni forma di sfruttamento e di oppressione né tanto meno della Russia un faro della prossima futura e auspicabile Rivoluzione Socialista Mondiale. Nulla di tutto ciò. Però meglio, molto meglio, anche per noi e anche e soprattutto per gli equilibri geopolitici internazionali, questa Russia, sicuramente più forte e autorevole, rispetto a quella eltsiniana, ridotta a un lupanare e peggio ancora ad un centro operativo della mafia (cioè di un’organizzazione capitalista criminale) internazionale.
Putin ha restituito alla Russia e al suo popolo quell’identità che avevano smarrita, anche ponendo fine a quella sistematica e violenta operazione di rimozione della propria storia che ha portato a gettare fango su tutto ciò che non era ideologicamente in linea con il nuovo corso neo liberale e neoliberista.
Per dirla con una metafora e con un esempio che spero possa essere efficace, il Mausoleo di Lenin, anche per volontà di Putin, è rimasto dov’era, davanti alle mura del Cremlino, e non è stato trasformato in un Mc Donald come alcuni gruppi imprenditoriali avevano proposto…
Il recupero della (grande) storia russa è stato un momento centrale e cruciale della sua azione politica. Si è arrivati addirittura a rivisitare, storicizzare e reinterpretare anche l’era staliniana, sottratta alla furia iconoclasta scatenatasi successivamente alla dissoluzione dell’ URSS, e ricompresa e contestualizzata all’interno di quella determinata fase storica e politica che in qualche modo (questa è stata la rilettura storica, condivisibile o meno, e io non la condivido, ma non è questo ora il punto..) rendeva necessario anche quel passaggio .
La stessa operazione è stata portata avanti attraverso il recupero della grande tradizione culturale, letteraria e spirituale russa presovietica, che la sbornia ideologica neoliberale e neoliberista aveva cercato di mettere nell’angolo.
Ora cosa sta accadendo? Sta accadendo che gli USA che avrebbero preferito una Russia spappolata sotto ogni punto di vista (economico, politico ma anche culturale), docile, arrendevole e al suo servizio (e ben separata dalla Cina), si ritrovano invece ad avere a che fare con un paese che ha recuperato la sua storia e la sua identità e non ci sta a recitare la parte di ancella della superpotenza americana.
Il colpo di stato (perché di questo si è trattato) avvenuto in Ucraina, è stato promosso, finanziato e armato dagli USA con il silenzio-assenso della UE con la finalità (anche se indiretta e non dichiarata) di indebolire economicamente la Russia sottraendole risorse energetiche fondamentali (gas), di privarla di un fondamentale accesso al mare (da sempre una delle questioni nevralgiche ma anche di maggior fragilità di un paese con un territorio immenso ma con relativamente pochi sbocchi al mare) in un’area strategica come quella mediterranea e mediorientale, di ridimensionarla sotto ogni punto di vista, di ricondurla a più miti consigli, e naturalmente di accerchiarla, di tenerla sotto schiaffo anche dal punto di vista militare (nei tre stati baltici, Lettonia, Estonia e Lituania,allineati in tutto e per tutto agli USA, sono già presenti contingenti militari della NATO) . Per queste finalità gli USA e l’UE non hanno esitato a servirsi della peggior feccia neofascista che sta imperversando e seminando il terrore da mesi in tutta l’Ucraina e in particolare nei territori popolati dai russi. Nei giorni scorsi una vera e propria caccia all’uomo è stata scatenata dalle bande fasciste di Pravi Sector e di Svoboda (ora al governo in Ucraina in seguito al golpe insieme agli “arancioni” della Timoshenko) che stanno appoggiando le truppe di Kiev nel tentativo di debellare ogni resistenza da parte della popolazione russa presente in Ucraina e in Crimea, in quella che sta diventando una vera e propria operazione di pulizia etnica. Il massacro di Odessa non è certamente un episodio isolato ma il culmine (per ora) di una strategia del terrore di cui le formazioni naziste ucraine rappresentano la testa di ponte.
Ora, se è sicuramente vero che non siamo certo in presenza di una “genuina” e autentica battaglia (di classe) antimperialista (ammesso e non concesso che nella storia possano verificarsi processi sociali e politici “puri e non contaminati”) ma di uno scontro dove l’elemento nazionalistico gioca una ruolo fondamentale sia da una parte che dall’altra , è altrettanto vero che siamo però di fronte ad una pesantissima e gravissima (e violenta) ingerenza da parte della superpotenza USA e dell’UE negli affari interni di un paese, l’Ucraina, che ha come obiettivo quello di minare la stabilità non solo di quello stesso paese ma soprattutto del suo vicino più grande, la Russia.
Nel ribadire quindi la mia personale distanza politica, culturale e ideale dalla Russia attuale (comunque senz’altro minore di quella che nutrivo per quella eltsiniana e postsovietica),non posso però che stigmatizzare il grave processo di destabilizzazione (di natura squisitamente imperialistica) che viene portato avanti in quel quadrante geopolitico dalle potenze occidentali e in particolare dagli Stati Uniti. Un processo che potrebbe estendersi ben al di là dei confini della stessa Ucraina e avere conseguenze e ripercussioni molto gravi innanzitutto per l’Europa.
Una bomba che doveva essere disinnescata è stata invece volutamente fatta esplodere e rischia ora di far saltare in aria l’intera polveriera. E’ bene sapere che se ciò avvenisse, l’Europa non sarebbe al riparo né esente da responsabilità.