’Annullare la decisione del governo del 1934 significava anche negare i valori progressisti della rivoluzione borghese del 1923, vale a dire repubblicanesimo, secolarismo e modernità’’ Il Partito comunista di Turchia (TKP) sulla trasformazione di Santa Sofia
La trasformazione della Basilica di Santa Sofia in una moschea, rappresenta un attacco frontale alla Rivoluzione democratica del 1923, guidata da Mustafa Kemal (‘’Ataturk’’), nel tentativo di evitare la dissezione della nazione turca attraverso un processo di neo-islamizzazione forzata. Erdogan, incapace d’inserirsi nella dialettica per la transizione ad un mondo multipolare, cerca potere lanciando messaggi bellicosi a Mosca e Damasco. All’inizio del 2020, Thierry Meyssan ci segnalava che:
‘’La Turchia è rientrata nell’orbita di Washington: Ankara, che il 13 gennaio a Mosca negoziava la pace in Siria, il 1° febbraio sfida brutalmente la stessa Russia, uccidendo ad Aleppo quattro ufficiali dell’FSB’’ 1
La debolezza della Turchia sta nella dipendenza della borghesia commerciale dall’Ue e, liquidata la fazione ‘’kemalista’’, la quasi totalità dell’esercito si è uniformata allo stato profondo americano-sionista. Il progetto della componente ‘’cosmopolita’’ dell’imperialismo USA, rilanciare la dottrina della ‘’guerra infinita ‘’, non terminerà con l’amministrazione Trump, (ex) jacksoniano preso in custodia dai neofascisti dell’Alt Right e dalla lobby sionista, perchè è organico all’attuale fase di “decomposizione” capitalista (che potrebbe prevedere la distruzione di una parte del pianeta). Il Dipartimento di Stato, con CIA e MI6, pianificano da decenni la guerra termonucleare contro l’Eurasia; l’Islam politico ‘’sunnita’’ nella logica ‘’clintoniana’’ sarebbe un alleato tattico (quasi) irrinunciabile.
La ‘’sinistra’’ occidentale, con l’Islam politico contro l’eredità antimperialista di ‘’Ataturk’’
La ‘’sinistra’’ occidentale, in nome dell’ideologia post-modernista, considera l’islamizzazione della Basilica di Santa Lucia una istanza progressista: il multiculturalismo viene, senza nessuna base filosofica e giuridica, scambiato per pluralismo religioso mentre il progressismo si contrappone alla modernizzazione. Così facendo, la sinistra ‘’politicamente corretta’’, definita dalla giornalista Diana Johnstone sinistra zombie, si ritrova nello stesso campo destabilizzatore della Confraternita dei Fratelli Musulmani contro gli antimperialisti turco-siriani visti, inspiegabilmente, come ‘’autoritari’’. Che cos’ha rappresentato storicamente il ‘’kemalismo’’? A questa domanda, storici e giornalisti (anche di formazione marxista) sembrano non saper rispondere.
Una definizione del movimento ‘’kemalista’’ proviene da Mayir Cayan, guerrigliero guevarista durante i primissimi anni ’70 poi condannato a morte dal regime militare filo-USA. Leggiamo: ”Il kemalismo è stato la bandiera della liberazione nazionale dei nazionalisti progressisti in un paese occupato dall’imperialismo. L’essenza del kemalismo era, infatti, lo schierarsi contro l’imperialismo. È sbagliato dire che il kemalismo è stato una semplice “ideologia di Stato” perché originariamente il kemalismo era la riflessione antimperialistica della sinistra più radicale della piccola borghesia, sulla base del patriottismo’ ( Mahir Cayan, La rivoluzione ininterrotta) 2. I popoli curdo ed armeno, appoggiati dall’Unione Sovietica, videro la cacciata dell’imperialismo britannico traendo beneficio dalla costruzione d’uno stato sociale decisamente avanzato. ‘’Ataturk’’, abile stratega militare ed estimatore di Trotsky, perseguì gli autori di massacri e pogrom contro la popolazione armena, applicò i piani quinquennali e teorizzò un inedito socialismo musulmano anti-oscurantista. Divenne precursore dell’antimperialismo nazionalista, laico e terzomondista.
Il Partito comunista di Turchia (TKP) ha inquadrato le ripercussioni internazionali della, incostituzionale, decisione di Erdogan con una analisi che rompe il muro di silenzio, omertoso, della (falsa)sinistra europea. Cito soltanto il punto (centrale) riguardante la geopolitica:
‘’La decisione implica effetti provocatori a livello internazionale. La politica pragmatica dell’AKP, basata su manovre quotidiane all’interno delle brecce del sistema imperialista e le sue oscillazioni tra le potenze imperialiste, sta perdendo terreno. Il paese è in crisi economica, con livelli di debito interno ed estero senza precedenti. Erdogan sta cercando di ristabilire il suo potere negoziale politico intimidendo altri paesi per esempio con le mosse contro la Francia in Libia, con le azioni militari sul territorio siriano o i conflitti nazionalistici in corso contro la Grecia; ma è ovvio che questo potere è troppo limitato per spaventare le maggiori potenze o le alleanze imperialiste, come gli Stati Uniti, l’UE, la NATO e altri, da cui il governo è assolutamente dipendente’’ 3
Erdogan è in cerca di potere: minaccia Grecia e Libia guardando con occhio ostile Mosca, pilastro del mondo multipolare. Convinti che dopo la meritata sconfitta in Siria gli USA avrebbero lasciato la regione, i progressisti occidentali hanno abbassato la guardia. La verità è diversa: gli Stati Uniti hanno delegato il controllo regionale ai Fratelli Musulmani e ai terroristi wahabiti risparmiandosi, ai fini della guerra commerciale di Trump (minacce, sanzioni e pirateria internazionale), l’occupazione militare. L’alleanza di Erdogan con lo stato profondo ‘’clintoniano’’, in funzione russofoba, prosegue.
https://www.voltairenet.org/article209187.html
https://www.linterferenza.info/esteri/3134/
https://www.resistenze.org/sito/te/po/tu/potukg12-022969.htm
Fonte foto: Il Foglio (da Google)