La vittoria di Trump alle primarie dello Yowa, ex Louisiana Francese nel XVIII secolo, è stata schiacciante con il 51 per cento dei voti rispetto al 21% dello sfidante democratico e il 19% dell’ex governatore della Carolina del Sud e ambasciatrice delle Nazioni Unite Nikki Haley –
La preoccupazione dei media statunitensi è evidente perché il partito repubblicano si sta identificando in maniera crescente con Trump mentre i democratici hanno perso consensi riportando risultati assai deludenti.
I tre candidati, Trump, DeSantis e Haley erano per altro assai simili, tutti avevano utilizzato in campagna elettorale l’armamentario ideologico reazionario contro i migranti impegnandosi a rafforzare il muro di confine tra Stati Uniti e Messico potenziando organici e funzioni della polizia di frontiera e, in politica estera, facevano a gara nel presentarsi più guerrafondai.
Non abbiamo elementi sufficienti per sostenere che i risultati nel piccolo stato del centro nord possano ripetersi altrove ma un segnale importante è stato dato da questi primi dati, ossia la Trumpizzazione dei Repubblicani e lo scivolamento su posizioni sempre piu’ spostate a destra dei candidati democratici.
I caucus non sono da sempre un campione rappresentativo dell’elettorato visto che alle elezioni negli Usa partecipa una minoranza della popolazione, minoranza che decide tuttavia le sorti del paese, ma resta tuttavia un segnale eloquente di quanto accade nell’elettorato statunitense e di come candidati reazionari e assai poco presentabili secondo l’etica democratico capitalista abbiano ormai preso il sopravvento in tutti i paesi dominanti.
Un altro segnale importante è dato dalla decadenza dell’establishment politico borghese liberal sempre meno sostenuto dai media e dall’opinione pubblica. L’identificazione in Trump di quanti hanno perso il posto di lavoro, la casa e sono scivolati in condizioni di povertà relativa è uno scenario già visto dieci anni or sono e che si ripete anche oggi con una crisi economica che sta falcidiando l’occupazione nei settori meno competitivi con la svolta green.
Poco importa lo scarso numero dei votanti pari al 15% degli aventi diritto, la costante diminuzione degli elettori è un altro dato incontrovertibile delle elezioni americane da trent’ anni a questa parte.
Bastano poche migliaia di elettori ormai per conquistare una schiacciante e maggioritaria rappresentanza, il che dovrebbe indurre a qualche riflessione sulla reale natura di questi sistemi elettorali e della involuzione in senso autoritario del corpo sociale.
Qualcuno ha obiettato che Trump rappresenta meno del 25 per cento del totale dei voti ma è proprio la logica maggioritaria e degli elettori registrati a rappresentare non la soluzione ma piuttosto il problema per la democrazia statunitense.
E questa vittoria ha prodotto l’effetto paura nei candidati repubblicani alcuni dei quali stanno già pensando al ritiro per convergere nel sostegno a Trump nelle primarie che si terranno negli altri Stati.
Da qui si parte per le primarie in altri stati come il New Hampshire e il Nevada a inizio febbraio e qualora la vittoria di Trump dovesse ripetersi inizieranno i problemi per Biden in considerazione del fatto che i repubblicani inizierebbero a coalizzarsi, dopo anni di divisioni interne, attorno al candidato più forte ossia Trump.
Fonte foto: La Stampa (da Google)