Trump: l’isteria dell’imperialismo in crisi

I provvedimenti di Donald Trump – uscita dall’UNESCO e ritiro dell’Accordo sul nucleare iraniano – devono essere letti all’interno della nuova idea imperiale dell’Alt Right statunitense, una politica che tiene insieme i neocon e l’esaltazione dello Stato nazionale.

Il primo discorso di Trump all’Onu ha visto l’esaltazione del noto slogan ‘’American First’’ e del ‘’sovranismo nazionalista’’, un cambio di rotta rispetto all’imperial-globalismo. Il giornalista Andrew Spannaus l’ha analizzato con attenzione collocando Trump all’interno della realpolitik Usa. Per Trump ( che cita Truman ): “Il successo delle Nazioni Unite dipende dalla forza indipendente dei suoi membri’’. Il presidente Usa continua: “Non ci aspettiamo che paesi diversi condividano le stesse culture, tradizioni, o anche sistemi di governo. Ma ci aspettiamo che tutte le nazioni difendano questi due doveri sovrani essenziali: rispettare gli interessi del proprio popolo e anche i diritti di ogni altra nazione sovrana’’. L’America, secondo Trump “non intende imporre a nessuno il proprio modo di vivere”; piuttosto lavorerà per migliorare la vita dei propri cittadini, come i leader di ogni altro paese devono pensare prima ai propri cittadini, ma anche lavorare in armonia per creare un mondo più pacifico’’ e conclude gelando i sostenitori della Clinton “lo stato nazionale rimane il veicolo migliore per innalzare la condizione umana’’. L’Alt Right, a differenza dei neocon, si basa su uno Stato corporativo forte; i neocon sono soliti fascistizzare il nemico da annichilire a suon di ‘’bombardamenti etici’’ mentre questa nuova destra accoglie nelle sue fila molti neonazisti, più che nostalgici di Hitler, sostenitori del White Power ( Potere Bianco ). La stessa tendenza si sta affermando in Israele con l’avanzamento del sionismo religioso che non disdegna legami coi negazionisti della Shoah europei ed il fondamentalismo cristiano. Steve Bannon, sostenitore del cristianismo ( da non confondere col cristianesimo ) evangelico, è il massimo esponente di questa corrente. La seconda parte del discorso di Trump, al contrario, è tipica dei neocon e dei liberal-imperialisti.

Il giornalista Andrew Spannaus ha scritto, in un ottimo articolo intitolato ‘’Trump all’Onu: tra Westfalia e i neocon’’, che: ‘’Dopo questa dichiarazione di principio però, il presidente ha cambiato rotta, sferrando una serie di critiche a nazioni che considera stati canaglia, perfettamente in linea con la visione neoconservatrice di utilizzare le minacce e la forza per ottenere i cambiamenti desiderati. Così Trump è partito con la “distruzione” della Corea del Nord, ha proseguito con le consuete esagerazioni sul ruolo dell’Iran, e ha concluso ventilando “ulteriori azioni” se il governo venezuelano dovesse continuare nella sua vena autoritaria. Il presidente ha perfino tentato di collegare queste minacce alle precedenti dichiarazioni di principio, affermando che “il nostro rispetto per la sovranità è anche un appello all’azione”, andando vicino all’idea che certi governi sarebbero da sostituire nel nome della libertà e della democrazia’’ 1. Quindi abbiamo la disumanizzazione del nemico ( gli Stati canaglia ) ed il principio, tutto calvinista, del destino manifesto. Per Trump, come per Bush, Obama e Clinton, gli Usa sono l’unica nazione indispensabile al mondo. Arrivati a questo punto cerchiamo di capire quali sono le differenze fra i neocon e l’Alt Right. Ne ho individuate appena tre ma un analista più preparato saprà, sicuramente, correggermi od integrare queste mie sintetiche riflessioni.

  • I neocon dicono di disprezzare il fascismo e demonizzano in quanto, a loro dire, ‘’fascisti’’ – al pari dei liberal – i nemici dell’Impero Usa. L’Alt Right – come ha notato Webster Tarpley – recupera una parte importante della retorica neofascista oltre alla riabilitazione effettiva del clericofascismo europeo e sudamericano.
  • I neoconservatori sono neoliberisti in economia e sostengono le tesi di Reagan e della Thatcher. L’Alt Right sostiene lo Stato corporativo, il protezionismo ed la supremazia del capitalismo nord-americano. Steve Bannon ha una formazione molto diversa rispetto ai tecnocrati di Wall Street che, comunque, sembrano stare col presidente eletto.
  • L’Alt Right si presenta come isolazionista ma il profondo razzismo sciovinistico dei suoi leader la porta a sostenere avventure militariste al pari dei neocon. Entrambe le correnti sostengono il sionismo religioso e l’imperialismo israeliano. Si tratta di gruppi di potere per nulla contrapposti.

L’osservazione conclusiva di Spannaus è corretta: ‘’Non sorprende che questa parte del discorso di Trump è piaciuto parecchio ad alcuni dei personaggi politici che spingono ancora le istanze neocon di attaccare, direttamente o indirettamente, tutti quei governi che non rispondono ai canoni di democrazia definiti proprio dai neocon. Così Benjamin Netanyahu si è dimostrato molto contento e ha elogiato il presidente, affermando di non aver mai sentito un discorso così coraggioso all’Onu. John Bolton, uno dei repubblicani più aggressivi dell’Amministrazione Bush, ha celebrato gli attacchi di Trump alla Corea del Nord e all’Iran. E Mitt Romney, considerato un repubblicano più moderato, si è congratulato con Trump per il suo discorso forte che ha sfidato le altre nazioni ad “affrontare le sfide globali”’’. Possiamo concludere che l’Alt Right, come hanno sperato fin dall’inizio teorici reazionari come Luttwak e David Horowitz, è destinata a diventare una costola dei neocon come gli stessi neonazisti che, con un dovuto trasferimento, negli Usa hanno sempre fatto politica nel Partito repubblicano. L’imperialismo è nel DNA degli Usa, una nazione che ha fatto della destabilizzazione e dell’aggressione la sua ragion d’essere. Obama ha firmato un accordo con l’Iran? Sì, ma ‘’cui prodest’’ un accordo coi ‘’bazaristi’’ iraniani che, di fatto, toglie agibilità politica alle componenti antimperialistiche legate all’Asse della Resistenza?

Domanda: Trump vuole la guerra contro Iran e Corea del Nord? Sicuramente, il presidente Usa, grande comunicatore, sta ricorrendo alla teoria del pazzo ovvero minacciando una azione spropositata ed irrazionale cerca di mettere con le spalle al muro il nemico politico bloccando, sul nascere, nuovi riposizionamenti strategici. In questo, Trump, dal neofascismo Usa ricade nella realpolitik imperialistica di Nixon e Kissinger. Non è tanto diverso dai sui predecessori, viene dall’Alt Right ma il rapporto col passato, una volta andato al ‘’potere’’, è imbarazzante.

Il filosofo Noam Chomsky ha riportato un documento ufficiale che prende il nome di rapporto STRATCOM in cui viene spiegata la teoria del pazzo per bocca dei suoi attori: « È importante che “i pianificatori non siano troppo razionali nel determinare […] quali siano gli obiettivi che contano di più per l’oppositore”, che vanno comunque tutti colpiti. “Non è bene dare di noi stessi un’immagine troppo razionale o imperturbabile”. “Il fatto che gli USA possano diventare irrazionali e vendicativi, nel caso che i loro interessi vitali siano attaccati, dovrebbe far parte dell’immagine che diamo in quanto nazione.” È “giovevole” per la nostra condotta strategica che “alcuni elementi possano sembrare fuori controllo”. » 2. Possiamo intuire che la teoria del pazzo ( Trump ) come la guerra preventiva ( Bush ) oppure la diplomazia imperiale a seguito della creazione di micro-conflitti ( politica del duo Obama-Clinton ) vanno ben oltre l’appartenenza ai neoconservatori ( Bush ), ai liberal ( Obama ) od ai neofascisti ( Trump ) perché, se l’Impero lo chiede, un liberale come Obama può rivelarsi molto più sanguinario di un conservatore come Nixon. Non capire questo significa non capire nulla.

Il demografo Emmanuel Todd ha spiegato che: ‘’C’è una logica nascosta nei comportamenti apparentemente sconnessi della diplomazia americana. L’America reale è troppo debole per affrontare qualcosa di diverso da questi nani militari. Provocando tutti gli attori secondari, essa riafferma il proprio ruolo nel mondo. La sua dipendenza economica dal mondo implica, che in un modo o nell’altro, essa faccia sentire la propria presenza universale. L’insufficienza delle sue risorse reali conduce all’isterica teatralità dei conflitti secondari’’ 3. Trump non è un pazzo ma un sapiente interprete di questa tendenza imperialistica che fa i conti col declino economico del capitalismo Usa ed il suo schizofrenico investire nell’industria bellica. Lo scontro fra la fazione commerciale e la fazione militare della borghesia nord-americana s’è risolta in una tregua momentanea. Trump fa l’equilibrista: rimuove Flynn e Bannon, dà spazio ai generali deliranti di Bush, grida, sbraita ma, per ora, cerca di non fare danni irreparabili verso la Russia. L’unica certezza è questa: si tratta d’un ruffiano d’Israele anche quando lo Stato ‘’per soli ebrei’’ massacra innocenti senza pietà. E’ uscito dall’UNESCO col suo amico, fan del Ku Klux Klan, Netanyahu ma questo è un bene: scienza e cultura non fanno per loro, la politica – la loro politica – è un misto di sangue e letame.

Lo storico Paolo Borgognone ha così inquadrato il ritorno delle elite contro Trump come una ‘’restaurazione neoliberale su scala non solo americana ma anche europea, con Macron per esempio, e con quella che viene definita in maniera impropria e interessatamente frettolosa la sconfitta del populismo. È ovvio, di fronte all’avanzata di fenomeni completamente alternativi e in antagonismo rispetto agli equilibri neoliberali esistenti, come Trump e Brexit che nel 2016 hanno sconvolto i piani delle élite liberali e atlantiste , che ci sia un tentativo di riorganizzazione per ripristinare lo status quo che era stato ‘violato’ da questi deplorables, che si sono rivoltati rispetto agli equilibri capitalistici di sfruttamento’’ 4. Ma Trump non è la Brexit, al massimo è una via di mezzo fra Nixon e Reagan con una base sociale nazionalistica la quale, prima delle elezioni, si è esaltata per le sparate protezioniste di Bannon e dei neofascisti. L’oligarchia dal nazional-populismo di destra non ha nulla da temere perché è il riflesso, anacronistico, del potere capitalistico imperial-globalista. Trump sa che il suo tempo è finito e non può far altro che giocare a scacchi con le lobby interne.

Il blocco egemonico Eurasiatico si compatterà in tempo? E’ assai probabile che l’Impero Usa sia entrato in una crisi definitiva nonostante l’assenza di movimenti di classe, marxisti e rivoluzionari.

http://www.transatlantico.info/2017/politica/trump-allonu-tra-westfalia-e-i-neocon

https://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_del_pazzo

https://comedonchisciotte.org/emmanuel-todd-e-il-micro-teatro-militare-statunitense/

http://www.intelligonews.it/storie/articoli/22-giugno-2017/63169/deplorevoli-trump-e-sovranisti-borgognone-rivolta-anti-egemonia-liberal/

Risultati immagini per Gli USA escono dall' Unesco immagini

Foto: Il Tempo (da Google)

 

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