Trump ha accolto il piano di pulizia etnica di Netanyahu. Israele è un regime genocida


Durante la conferenza stampa congiunta col primo ministro israeliano, il sionista-revisionista Benjamin Netanyahu, il presidente Trump, che asserisce di recuperare l’eredità di Andrew Jackson, ha dichiarato: “prenderemo il controllo [di Gaza] e saremo responsabili dello smantellamento di tutte le bombe inesplose e delle altre armi […] Costruiremo la Riviera del Medio Oriente. Ci assicureremo che sia di livello mondiale, sarà meraviglioso per la gente […] daremo alla gente la possibilità di vivere in una comunità bella e sicura […] Ho la sensazione che, nonostante tutto, il re di Giordania e il generale egiziano apriranno i loro cuori e ci daranno la terra per consentirci di farlo […] Ne ho parlato con altri dirigenti del Medio Oriente e a loro piace l’idea. Porterebbe davvero stabilità”. Uno sproloquio neocoloniale che se da un lato è figlio della poca conoscenza di Trump della cultura araba-musulmana, dall’altra parte rientra nel progetto del Pentagono di accelerare la dottrina della “guerra eterna” nella prospettiva d’un Armageddon termonucleare contro l’Eurasia (Iran compreso). Le dichiarazioni del rieletto presidente USA hanno suscitato l’indignazione di alcuni “stati lacchè” di Washington come Giordania ed Arabia Saudita (a cui potremmo aggiungere l’Egitto), senza rimettere in discussione la Nato araba.

L’idea di Gaza come “capitalismo casinò” (“Riviera del Medio Oriente”, nel linguaggio suprematista degli anglosassoni) non nasce con Jared Kushner. Nel 1993, il ministro degli esteri israeliano, Shimon Perez, lanciò l’idea di fare di Gaza la “Singapore del Medio Oriente”. Un progetto che, nella logica sionista, trova la propria matrice ideologica nel Talmud secondo cui i “non ebrei”(“goy”) sarebbero “animali parlanti”. Più volte abbiamo spiegato sull’Interferenza che Israele non è, utilizzando le categorie politiche contemporanee, una “democrazia imperfetta” quanto, piuttosto, una ideocrazia: il Talmud ed i precetti crudeli della Bibbia ebraica regolamentano il funzionamento del complesso militare-industriale dello Stato “per soli ebrei”, configurando una forma anomala di fascismo.  

L’approccio di Netanyahu e dei sionisti è criminale, Trump parte da presupposti errati diventando – in seconda istanza – complice d’un genocidio: Andrew Jackson cercò di sostituire la sudditanza militare degli indiani con quella economica, comprandosi il consenso delle tribù. Per i Cherokee la terra è di tutti, mentre per gli arabi è parte integrante della genesi storica e culturale d’un popolo. Il soft power di Jackson non attenuò uno dei più atroci genocidi della storia, consumato in nome dell’ideologia puritana del Destino Manifesto. Tanto Trump quanto Netanyahu partono da presupposti teocratici, ovvero il consolidamento di un’isola-mondo in guerra contro l’idea stessa di Civiltà.

Scrive sul World Socialist Web Site (WSWS), il giornalista marxista Andre Damon:

“I media americani hanno finto di essere scioccati e indignati dal piano di Trump, che viene falsamente presentato come un’idea improvvisata che Trump ha presentato all’ultimo minuto al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e che non è stata discussa né dalla sua amministrazione né dai funzionari israeliani.” 1

Il “giornalismo professionista” è il megafono della lobby israeliana: da anni, sionisti e neoconservatori hanno sistematizzato il genocidio come opzione politica, arrivando a teorizzare il potenziale sterminio di una parte del pianeta. Continua Damon:

“In realtà, Trump non ha fatto altro che affermare apertamente la vera politica del governo israeliano, che è stata facilitata, finanziata e utilizzata come arma dalle amministrazioni Biden, e ora Trump.”(Ibidem)

Il neo-sionismo, a cui Trump è sottomesso attraverso la lobby sionista, contempla un piano d’annichilimento sociale dei Paesi esterni al mondo non globalizzato. Netanyahu, uno psicotico necrotizzato, si è trasformato nel dittatore post-moderno più pericoloso del pianeta. La sinistra “politicamente corretta”, circoscrivendo le proprie critiche alla destra israeliana, non ha mai voluto comprendere la vera natura dello Stato “per soli ebrei”: uno Stato colono utilizzato dagli anglosassoni come laboratorio nella sperimentazione delle armi di nuova generazione. Nessun Paese ha il diritto d’esistere in quanto deposito d’armi.

La rivista scientifica The Lancet stima che, ad ora, le vittime palestinesi potrebbero essere più di 70mila. Israele (di fatto) è uno Stato genocida.

https://www.wsws.org/es/articles/2025/02/07/fa80-f07.html

Fonte foto: La Stampa (da Google)

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