Nei giorni scorsi alcune migliaia di uomini delle forze ucraine sono
penetrate nelle aree della regione di Kursk (Federazione russa) a ridosso del
confine russo-ucraino. Secondo il comandante delle forze speciali russe
“Akhmat” Apti Alaudinov i militari ucraini coinvolti inizialmente nelle manovre
sarebbero stati circa 12mila, di cui un certo numero di mercenari stranieri.
Con questo sforzo, costato già un non trascurabile numero di perdite, Kiev ha
ottenuto il controllo di un fazzoletto di territorio russo ed alcuni villaggi,
alcuni dei quali già tornati sotto il controllo di Mosca: per avere la misura
della questione, si può considerare che il principale centro dell’area
attualmente sotto controllo ucraino è Sudzha, centro in cui all’inizio del 2024
sono stati censiti meno di cinquemila abitanti: come misura preventiva le
autorità russe hanno imposto misure di sicurezza in una zona ben più ampia di
quella occupata dalle forze ucraine ed interessata dai combattimenti, evacuando
complessivamente, secondo il governatore della regione Alexey Smirov, oltre
120mila civili.
Quello di Kursk rappresenta il maggiore attacco condotto dalle forze ucraine
in territorio russo dopo due anni e mezzo di operazioni militari su larga
scala: la principale ragione di queste manovre è quella relativa all’ultima
stazione di misurazione e filtraggio in territorio russo – a Sudzha – del
gasdotto “Fratellanza” (conosciuto anche come gasdotto della Siberia
occidentale) che percorre il tracciato Urengoy – Pomary – Uzgorod distribuendo
poi il gas in Europa centrale ed occidentale attraverso Slovacchia, Repubblica
ceca ed Austria. Per quello che riguarda il transito di gas russo attraverso il
territorio ucraino è opportuno ricordare come questo, pur riducendosi, non si
sia mai interrotto nonostante la fase apertasi con l’attacco all’Ucraina del 24
febbraio 2024.
E’ evidente come le forze ucraine possano aver avviato una manovra del
genere soltanto con il consenso di Washington, dal momento che i rifornimenti
di Kiev e tutte le decisioni fondamentali dipendono in modo determinante da
quest’ultima. Del resto non è un segreto il fatto che i principali beneficiari
della campagna contro l’energia russa in Europa occidentale siano proprio gli
Stati Uniti.E’ opportuno sottolineare anche come le forze ucraine non abbiano
incontrato una resistenza rilevante nella direzione di Sudzha: del resto il
cospicuo afflusso di rinforzi russi dopo l’occupazione del piccolo centro
sembra aver neutralizzato il tentativo di penetrazione ucraina in direzione
nord-ovest. Considerando le migliaia di chilometri di condotte che attraversano
l’Ucraina il governo di Kiev non avrebbe avuto nessuna difficoltà tecnica a
interrompere il transito di gas russo sul proprio territorio all’indomani del
24 febbraio 2022, ma facendolo avrebbe danneggiato soprattutto i propri
interessi. L’Ucraina infatti continua a percepire cospicui onorari per i
diritti di transito relativi all’attraversamento del gas sul proprio
territorio. La scadenza dei contratti di transito, ormai prossima, offre
certamente dei buoni spunti per comprendere le ragioni profonde delle manovre
nella regione di Kursk e del perché Mosca non stesse presidiando massicciamente
la zona in termini miliari. Se l’incursione nella regione di Kursk rappresenta
un problema in più per le forze russe questa sottrae risorse allo schieramento
ucraino su tutta la linea del fronte, schieramento già inferiore per mezzi,
risorse e uomini a disposizione. A conferma di questo ci sono i piccoli ma
costanti avanzamenti delle forze russe sul fronte del Donbass.
A meno di cento chilometri da Sudzha si trova peraltro la centrale nucleare
di Kursk, altro obiettivo strategico in direzione del quale le forze ucraine
avrebbero già condotto attacchi con dei droni. Quasi in contemporanea
all’inizio delle manovre nella regione di Kursk si è verificato il più grave
attacco compiuto dalle forze ucraine ai danni della centrale nucleare di
Energodar (regione di Zaporozhe), sotto controllo russo da oltre due anni:
l’attacco, condotto con dei droni, ha incendiato una delle torri di
raffreddamento della centrale, rischiando seriamente di causare un incidente
nucleare. Questo ultimo attacco verso la centrale di Energodar rappresenta il
culmine di una larga serie di pericolosi atti compiuti da Kiev. Contribuendo a
compromettere le future capacità di ripresa economica dell’Ucraina e a
devastare la struttura demografica del paese, atti come quelli di Kursk, pur
costando all’Ucraina mezzi, risorse e soprattutto vite umane, non aggiungono
complessivamente alcun potere negoziale a quello detenuto da Kiev. La loro
prosecuzione è piuttosto destinata ad indebolire ulteriormente la posizione
ucraina negli inevitabili compromessi che presto o tardi saranno raggiunti. Il
loro principale obiettivo è invece quello di persuadere le opinioni pubbliche
ma soprattutto i governi e le rappresentanze politiche della necessità di
continuare ad inviare armi e ad alimentare così la maggiore guerra che si sta
combattendo in Europa dopo il 1945.
Fonte foto: Open (da Google)