Strage di Beirut: chi sono i responsabili?

Il Medio Oriente rimane il crocevia della geopolitica internazionale dove il progetto imperialista americano-sionista si scontra, apertamente, con la strategia antimperialista dell’Iran. Gli Hezbollah, unica forza islamica aperta al socialismo, sono il nemico principale del piano Americano-Sionista di balcanizzazione della regione. La domanda è aperta: chi ha fatto esplodere il porto di Beirut? Gli indizi porterebbero ad Israele, ma è bene prendere in considerazione fattori endogeni ed esogeni là dove la conflittualità geopolitica si mescola con il conflitto sociale.

Il giornalista Thierry Meyssan è una delle fonti principali per la conoscenza diretta dei territori, per l’accesso a fonti di prima mano (ricordiamoci che Meyssan è amico personale di Ahmadinejad e consulente di Bashar al-Assad) e per l’onestà intellettuale più volte dimostrata. Secondo il giornalista francese: ‘’Benjamin Netanyahu, ha autorizzato un’offensiva contro un deposito d’armi dello Hezbollah per mezzo di una nuova arma, testata sette mesi fa in Siria. S’ignora se l’operazione sia avvenuta con il consenso del secondo primo ministro, Benny Gantz’’ 1. Il metodo utilizzato è quello della comparazione con una precedente operazione militare sionista, continuiamo a leggere:

‘’Non si sa che tipo di arma sia stata usata. È stata però testata in Siria a gennaio scorso. Si tratta di un missile la cui testata contiene un componente nucleare tattico, che provoca il fungo caratteristico delle armi nucleari. Non si tratta evidentemente di una bomba atomica in senso strategico’’

‘’Quest’arma è stata testata in Siria, in pianura e in aperta campagna, poi nelle acque del Golfo Persico, contro imbarcazioni militari iraniane. Il 4 agosto è stata utilizzata per la prima volta in un’area urbana, in un ambiente particolare che ha fatto ripercuotere sull’acqua e sull’altura lo spostamento d’aria e le vibrazioni. Non solo ha distrutto il porto di Beirut, ha ucciso anche un centinaio di persone, ne ha ferite almeno altre 5.000 e ha distrutto la parte Est della città (la parte Ovest è stata in gran parte protetta dall’alto edificio che contiene silos per cereali)’’ (Ibidem)

In questo momento, l’approccio metodico della Rete Voltaire risulta il più efficace: tutto torna, ma diverso. Israele, con una retorica interna ‘’schizofrenica’’ (l’esercito ha perfino rivolto messaggi di solidarietà al popolo libanese), ha cercato di confondere le acque mentre i ‘’giornalisti di regime’’ occidentali si sono accodati alla propaganda statunitense senza portare – a differenza del canale francese – uno straccio di prova. Thierry Meyssan sembra molto sicuro della sua tesi, e prosegue: ‘’Come spesso accade, si trovano colpevoli fasulli e la macchina mediatica internazionale ripete fino alla nausea la menzogna, sebbene in assenza d’inchiesta. Eppure tutti hanno potuto vedere il fumo a forma di fungo, incompatibile con la tesi dell’esplosione di fertilizzanti’’. I Giornalisti Comprati non perdono occasione per asservirsi alle lobby pro-USA, ma soprattutto israeliane: fatti, documenti, argomentazioni? Niente. La tesi dell’esplosione dei fertilizzanti non regge, mentre lo stato profondo israeliano ha già testato in Libano armi nucleari a bassa intensità nel 2007, dopo la sconfitta militare ‘’incassata’’ l’anno prima. Scienziati di prim’ordine (es. Emilio del Giudice) e reporter esperti (es. Fulvio Grimaldi) hanno denunciato all’opinione pubblica internazionale come il Libano era prossimo a diventare un Laboratorio dell’Impero. A volte, la comparatistica e la ricerca dei precedenti aiuta storici e giornalisti a completare i loro studi là dove l’accesso a fonti di prima mano diventa difficile.

Sempre Meyssan ritiene che i libanesi sbaglino ad accettare il sistema confessionale anti-sciita imposto dal colonialismo francese. Per lui, gli USA e Israele non vogliono distruggere il Libano, ma controllarlo attraverso il cambio di regime. Nessuno – continua – vorrebbe il progetto persiano. Riprendo (per completezza) l’articolo intitolato Il Libano di fronte alle proprie responsabilità, la tesi sviluppata ha risvolti inaspettati anche se non sempre condivisibili:

“Quanto a Israele, è un Paese governato contemporaneamente da due primi ministri. Il primo ministro, Benjamin Netanyahu, è un colonialista nel senso anglosassone del termine: vuole estendere il territorio israeliano «dal Nilo all’Eufrate», come simbolicamente rappresentano le due strisce blu della bandiera israeliana. Il secondo primo ministro, Benny Gantz, è un nazionalista che vuole vivere in pace con i vicini. I due uomini si bloccano a vicenda; lo Tsahal è invece inquieto per le devastazioni che, in caso di guerra, lo Hezbollah questa volta sicuramente causerebbe in Israele’’ 2

In questo caso, Meyssan, a mio parere, sbaglia: (1) USA e Israele non hanno mai celato il loro intento di dissezionare la regione (a parte la Giordania), (2) mentre il progetto persiano rimane la soluzione più radicale in una prospettiva antimperialista. Una co-gestione russo-statunitense, osteggiata dai Guardiani della Rivoluzione, non rimuoverebbe il problema di base, il capitalismo con tutto quello che ne consegue: corruzione, sfruttamento classista e colonialismo. Come guarire il Libano? Ogni ‘’comunità’’ religiosa dovrebbe rinunciare ai propri privilegi confessionali: ‘’Solo allora i libanesi potranno proclamare l’uguaglianza di tutti i cittadini, in virtù del principio “Un uomo, un voto”, e diventare così la democrazia che sempre hanno avuto la pretesa di essere, senza però esserlo mai stati’’ (Ibidem). Un gigantesco piano di riforma sociale che porrebbe fine alla guerra civile, al dissanguamento dei ceti popolari ed ai ricatti delle potenze straniere (non solo USA ed Israele, ma anche Francia). Arrivati a questo punto, il giornalista francese teorizza una sorta di “riformismo-rivoluzionario” necessario:

‘’Questo gigantesco cantiere dovrebbe porre fine a diversi secoli di confessionalismo senza innescare una guerra civile. È pressoché impossibile riuscirvi se non attraverso una fase autoritaria, unico modo per paralizzare gli antagonismi durante la transizione. Chi svolgerà il ruolo di riformatore dovrà sia disporre del sostegno della maggioranza sia non essere in conflitto con una delle 17 comunità confessionali’’

Può darsi che abbia ragione, ma mentre alcuni studiosi terzomondisti ritengono che il ‘’sistema confessionale’’ sia stato votato democraticamente, il Partito comunista Libanese (1) lo ritiene corresponsabile  della Strage di Beirut e (2) un ostacolo alla Resistenza antimperialista contro il piano Americano-Sionista:

‘’LCP considers that our sectarian political system makes it hard for the state and the people to resist the American-Zionist project in the region, nor we can build a nation that is worth all national sacrifices made ever since this country was established’’ 3

Traduzione: ‘’LCP ritiene che il nostro sistema politico settario renda difficile per lo stato e il popolo resistere al progetto sionista americano nella regione, né possiamo costruire una nazione che valga tutti i sacrifici nazionali fatti da quando questo paese è stato istituito’’

Meyssan (che non è un marxista), in questa circostanza sembra in linea con una delle più antiche organizzazioni comuniste della regione. Gli Hezbollah, invece di attaccare il sistema confessionale interno, guardano al carattere eversivo delle interferenze straniere: USA ed Israele. Le due cose, all’interno della dialettica della complessità (conflitto di classe e scontro geopolitico fra chi vuole un mondo multipolare e chi non lo vuole), non si escludono a vicenda. Il confessionalismo è un’arma dell’imperialismo.

Il Partito comunista libanese ‘’chiama i suoi membri e sostenitori a essere aggiornati fino al momento, e chiede loro di possedere i più alti livelli possibili di preparazione politica e organizzativa in questa delicata fase. Questo è estremamente importante per raggiungere gli obiettivi politici della rivolta’’. I piani dell’imperialismo americano-sionista possono essere respinti soltanto da una nazione moderna che guardi ai valori di Libertà e Giustizia Sociale. I libanesi devono distinguere i fattori strutturali (fondamentalismo religioso sunnita e devozione alla ‘’Madre Francia’’) da quelli regionali (es. sionismo), ammettendo i propri errori. Iran ed Hezbollah (qui il mio disaccordo con Meyssan è enorme) devono guidare questo cambiamento.

https://www.voltairenet.org/article210678.html

https://www.voltairenet.org/article210561.html

http://www.lcparty.org/en/statements-en/item/33318-lcp-calls-to-overthrow-the-murderous-regime-and-its-foreign-supported-political-system

Cos'è successo davvero a Beirut forse non lo sapremo mai

Fonte foto: Nurse24.it (da Google)

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