La violenza wahabita contro le popolazioni
autoctone, in Siria, ha suscitato legittime reazioni popolari, portando al
disconoscimento del dispotismo del Califfato. La Siria baathista, uno Stato
pluralista ed antimperialista, in oltre mezzo secolo di conquiste sociali ha
lasciato una traccia profonda nei ceti popolari del Paese arabo. Il “nuovo” regime
ottomano, una entità artificiale rappresentativa del potere Erdogan e degli Usa,
è destinato a collassare davanti un’autentica Rivoluzione popolare?
Gli occidentali, alleati dell’Islam politico
contro ciò che rimaneva del nazionalismo panarabo, hanno fatto passare la
sovversione islamista contro la Siria baathista per una “rivoluzione
democratica”. Il giornalismo lubrificato e l’imperialismo delle Onlus
anglofile occultano la convergenza dell’espansionismo ottomano con gli
obiettivi strategici della CIA: la distruzione della Siria, uno Stato
sovrano ed antisionista.
Il n.2 dell’ISIS, lo stragista sunnita
Mohammad Abu al-Jolani, è diventato col consenso di Erdogan e Netanyahu il
nuovo sovrano di Damasco. Nel mentre, l’esecutivo sunnita apre ad investitori
esteri rassicurando Washington ed Ankara sullo smantellamento dell’economia
baathista, basata sulla pianificazione. L’Islam politico sunnita,
contrapponendosi alla dottrina della Rivoluzione degli Oppressi di Qasem
Soleimani, configura una variante del fascismo islamico, come spiegò
l’economista marxista Samir Amin.
La “nuova Siria” ottomana non ha
nessuna base sociale; è un’appendice neocoloniale dell’imperialismo USA e
dell’espansionismo ottomano, una concezione delle relazioni geopolitiche che ha
proiettato nel ventunesimo secolo l’assolutismo imperiale. L’entità sionista
non guarda alla costruzione della “Grande Israele”, ma più precisamente
dell’antico impero assiro, la prima potenza imperiale della storia a
contemplare il genocidio in quanto opzione politica. Erdogan e Netanyahu, in
questa congiuntura storica, sono i sicari perfetti della CIA.
L’IDF ha bombardato le postazioni logistiche
dell’esercito siriano, occupando la Siria meridionale. Se la regia della
dottrina della “guerra perpetua” contro Damasco è stata
turco-statunitense, Kiev e Tel Aviv hanno offerto copertura d’intelligence ai
tagliagole dell’HTS, una variante “modernizzata” di Al Qaeda. Siria,
Ucraina ed Israele, in questi tre Paesi gli Stati Uniti hanno riportato al
potere i collaborazionisti del Terzo Reich: in Siria, terrorizzano la
popolazione locale i seguaci del Gran Muftì Amin al-Husseini, arruolato nel
dopoguerra dal Pentagono contro la sinistra nasseriana; Kiev e Tel Aviv, dopo
il golpe degli straussiani, hanno ricucito i legami coi sistematizzatori
dell’Olocausto, gli eredi di Stephan Bandera e Vladimir Jabotinsky.
Il canale russo Sputnik avverte: USA e
Gran Bretagna vogliono attaccare le basi russe in Siria. Damasco, una delle
culle del cristianesimo e del socialismo baathista, è diventata – nei disegni “americano-sionisti”
– il focolaio del terrorismo wahabita: l’Islam politico sunnita,
stragista per definizione, è un ingranaggio della controrivoluzione mondiale,
preso in custodia dagli architetti della CIA e dai telepredicatori della
“guerra di civiltà”. La Russia ha due strutture militari strategiche permanenti in
quell’area: la base aerea di Hmeimim, nella provincia di Latakia (a ovest) e
una struttura navale nella città portuale siriana di Tartus (a ovest) sul
Mediterraneo 1; la domanda sorge
spontanea: qualora Ankara dovesse acconsentire ad una
provocazione anglo-sionista contro le basi russe, potrebbe aprirsi
il primo conflitto inter-Brics?
Erdogan,
il Califfo della CIA è entrato in guerra contro l’Eurasia
Qual è
il disegno strategico del Califfo della CIA, Erdogan? Il reporter
antimperialista Fulvio Grimaldi, con un eccellente articolo, risponde a questa
domanda molto dibattuta dagli Alt Media:
“Il disegno strategico del
biscazziere Erdogan non è l’inquadramento, seppure in posizione di rilievo, nel
“nuovo mondo” del Sud globale formato dai BRICS e fondato sulla preminenza
economica e militare di Cina e Russia. E’ un altro, assai diverso. Dipende dal
consenso e dal concorso USA, marcia in parallelo, si identifica col capitalismo
liberista egemonico e neocolonialista che trova appaiate mezzaluna islamista,
stelle e strisce e stella di David. Intende prendersi cura dei settori per i
quali nessuna delle potenze globali ha, nella fase, sufficienti risorse, e/o
interesse. A partire dal nord dell’Iraq e a finire con il Nord della Siria,
passando nel contempo di continente in continente.” 2
“L’orizzonte di Erdogan,
ottimo Arlacchi, non sono Russia, Cina e i BRICS (nei quali, pure, proverà a
incistarsi, come sempre nel suo esclusivo interesse). E’ un
orizzonte ottomano, afroasiatico, cementato dall’islamismo massonico della
Fratellanza, storicamente in combutta, magari ogni tanto concorrenziale, con il
colonialismo e i suoi ritorni.”
La dottrina Erdogan, pan-islamista
e massonica, concerne un orizzonte strategico di conquista e sottomissione. Il
Califfo di Ankara ha una duplice prospettiva strategica: appagare la propria
megalomania e saziare gli appetiti della borghesia anatolica. La Turchia, un
tempo Paese rivoluzionario e filo-sovietico, con la dissoluzione della
Rivoluzione kemalista, è diventata un avamposto strategico degli USA, perennemente
al servizio dell’imperialismo della Nato.
In Siria, la violenza wahabita
ha suscitato reazioni popolari, a dimostrazione di come lo stragismo sunnita
non abbia nessuna base sociale. Leggiamo, a riguardo, il giornalista
investigativo Hakan Özal per il World Socialist Web Site
(WSWS):
“Mentre
gli Stati Uniti e Israele hanno gravemente paralizzato le infrastrutture
militari della Siria attraverso intensi attacchi aerei e hanno cercato di
creare un obbediente regime fantoccio a Damasco, l’esercito israeliano ha
ampliato la propria occupazione e influenza nel paese.
Mentre
Türkiye cerca di sopprimere le forze curde nel nord della Siria e di aumentare
la sua influenza nel paese, si è rivolta a relazioni più aperte con HTS. Il
presidente Recep Tayyip Erdoğan ha promesso sostegno militare e logistico al
nuovo regime, mentre il ministro degli Esteri Hakan Fidan è diventato il
funzionario della NATO di più alto grado a visitare Damasco, abbracciando
al-Yolani. Il leader dell’HTS ha anche promesso una “relazione strategica” con
la Turchia.” 3
La
guerra criminale della Nato potrebbe portare alla rinascita di due
entità imperiali: l’impero ottomano e l’antico impero assiro rivisitato in
chiave israeliana. Erdogan e Netanyahu, i due sicari della CIA, sono
entrati in guerra contro l’Eurasia. Domanda: l’ISIS è una creatura
interamente statunitense (col supporto strategico di Israele e Turchia), per il
rilancio della “guerra eterna” contro Russia e Cina?
Washington
ha pianificato il genocidio di cristiani ed alawiti, dando all’ISIS una
entità statuale, una sorta di braccio assassino monitorato dagli straussiani al
potere a Tel Aviv. Dovranno essere le Resistenze antimperialiste (compresa una
Resistenza patriottica alawita, che ha rilanciato la lotta armata proprio in
questi giorni) a gettare la “Siria libera” ottomana nella “spazzatura
della storia”.
Fonte foto: da Google