Le elezioni israeliane hanno consegnato alla borghesia sionista una situazione di grande instabilità, oltre alla graduale disintegrazione dello stesso ‘’sogno’’ sionista: gli israeliani sono più divisi che mai. Gli ultra-nazionalisti, rappresentati da Lieberman e legati alla mafia russo-israeliana, rappresentano l’ala “laica” dello schieramento di governo – tralasciando la ‘’sinistra’’ laburista e pro-Gender – ma risentono della crescita demografica dei sionisti religiosi, il braccio armato dei neoconservatori.
L’indottrinamento “giudeo-fascista” ha fatto sì che i fondamentalisti talmudici siano profondamente anti-musulmani e, seguendo l’onnipresente schizofrenia politica, vadano a costituire la nuova plebe dello Stato ‘’per soli ebrei’’. I neoconservatori li imbellettano – molto di più degli ebrei russi – perché rappresentano la base politica dell’ideologia cristiano-sionista, al potere a Washington dopo l’11/9. L’imperialismo del ventunesimo secolo, riciclando l’ideologia della guerra fredda, manipola il (già manipolabile) fenomeno religioso.
Se i rabbini fanatici dovessero guadagnarsi la maggioranza, potrebbero rivolgere la loro rabbia contro gli ebrei russi dando vita ad uno scenario politico aberrante: razzisti contro razzisti. Secondo il filosofo Gilad Atzmon, tutto ciò porterebbe alla fine d’Israele:
‘’Il Prof. Dan Ben-David dell’Università di Tel Aviv ha recentemente ammonito che Israele potrebbe smettere di esistere entro un paio di generazioni. Ha sottolineato l’incredibilmente alto tasso di natalità tra gli ebrei ultra ortodossi e ha predetto che, sulla base delle tendenze attuali, entro il 2065 costituiranno il 49% della popolazione israeliana. I partiti ultra ortodossi sono destinati a dominare la Knesset entro una generazione o meno. Ben David prevede che la loro dipendenza dal sistema di welfare di Israele porterà a un rapido declino dell’economia israeliana. Ciò è abbastanza dannoso dal punto di vista economico ed è aggravato dal rifiuto della maggior parte delle scuole rabbiniche di incorporare materie occidentali standard come matematica, scienze e inglese nel loro curriculum di base. Di conseguenza, l’immagine che si presenta è peculiare. Man mano che Israele diventa sempre più ebreo e fondamentalista nella sua etica nazionalista e religiosa, è diventato anche più diviso su tutto il resto ’’ 1
Abbandonando lo studio delle lingue straniere e della matematica (quindi anche delle scienze sociali tradizionali), Israele diventerebbe un bunker giudaico nel Medio Oriente. Il Libano è protetto da un movimento islamico ma nazionalista (Hezbollah), l’Iran promuove lo studio della matematica e delle scienze sociali mentre Egitto, Siria ed Algeria non escludono il pluralismo, soprattutto Damasco. In questo modo lo Stato ‘’per soli ebrei’’ potrebbe imboccare la via dell’involuzione: da una (falsa) laicità al “wahabismo ebraico”, con tanto di pogrom anti-omosessuali. Secondo Atzmon ‘‘i palestinesi si trovano in una situazione relativamente buona. Devono semplicemente sopravvivere’’. Il sionismo è il vero nemico d’Israele.
Lo scenario israeliano è inquietante:
- Netanyahu persegue la distopia sionista del ‘’Grande Israele’’ a suon di alleanze opportuniste.
- Gli ebrei russo-israeliani sono legati alla mafia asiatica.
- Una coalizione di ultradestra – ‘’sinistra’’, contro Netanyahu, porterebbe la guerra, non soltanto a Gaza, in Libano.
Un profondo conoscitore del complesso militar-industriale israeliano come Gilad Atzmon, richiama la nostra attenzione sulle dinamiche interne allo Stato profondo: ‘’Mentre Netanyahu ha dimostrato di essere piuttosto cauto nell’utilizzo delle imponenti forze militari israeliane, abbiamo buone ragioni per credere che una coalizione guidata da Blu e Bianco e dai suoi generali dell’IDF, Lieberman e Netanyahu, potrebbe essere meno propensa a gesti di prudenza. Le componenti del prossimo governo israeliano sono destinate a competere tra loro per il titolo di “campione della sicurezza.” Saranno determinati a ripristinare l’ormai sbiadito “potere di deterrenza” israeliano e, presumibilmente, spingeranno per misure di dubbia utilità, che potrebbero portare a spargimenti di sangue nella regione’’ 2. Dopo aver letto le analisi documentate di diversi analisti non riusciamo ad inquadrare il ‘’male minore’’, in compenso abbiamo maturato una certezza: non c’è vita (neanche per Israele) dentro l’ideologia sionista.
Il giornalista Thierry Meyssan ha elaborato una tesi ‘’atipica’’ quindi, dopo averlo opportunamente citato, è bene chiarire dove sbaglia e su quali argomenti si dimostra (solitamente) ben documentato.
1.
‘’Lieberman assurse alla notorietà nel 1999, quando, come immigrato della Transnistria, raggruppò gli ebrei russofoni creando un partito politico laico, Israel Beitenu (“Israele, casa nostra”). Dopo l’emendamento Jackson-Vanik del 1974, che minacciava l’URSS di isolamento economico se avesse impedito agli ebrei di raggiungere Israele, oltre un milione di sovietici emigrarono. Questi russofoni sono legalmente ebrei, perché tutti hanno almeno un avo ebreo, ma non sono necessariamente ebrei in senso religioso, in quanto non tutti sono nati da madre ebrea. L’iniziativa di Lieberman fu finanziata da un oligarca uzbeko, Michael Cherney, vicino a Boris Eltsin’’
2.
‘’All’epoca Lieberman non aveva problemi a rapportarsi con i religiosi, a condizione che condividessero o sostenessero il nazionalismo israeliano. Per esempio si era alleato con il partito Tkuma. Non temeva nemmeno la mescolanza di idee politiche e religiose. I suoi amici straussiani (i discepoli di Leo Strauss [2], passati per il gabinetto del senatore Jackson) sostenevano sfacciatamente che il nazismo aveva evidenziato la debolezza delle democrazie e che per prevenire una nuova Shoah gli ebrei dovevano instaurare una dittatura. I suoi amici cristiani avevano immaginato al Pentagono [3] un’alleanza di ebrei e cristiani, i «giudeo-cristiani» [4], per combattere il comunismo ateo’’
3.
‘’Quindi il problema non è sapere se Lieberman sia o no estremista di destra, nemmeno quale sarà il suo futuro, ma quali poteri l’hanno indotto a rompere l’alleanza degli anni Novanta con Netanyahu e del 2003 con i religiosi. Tutto questo avviene nel contesto del “Deal del secolo”, sempre annunciato, mai rivelato, però già applicato’’ 3
Ne deduciamo che:
- Lieberman è un anticomunista viscerale, ciononostante vanta – a differenza dei ‘’laburisti’’ – discrete relazioni diplomatiche col presidente Putin.
- L’ideologia di questo ex buttafuori prestato alla politica è, scorrendo il cv politico, assimilabile al nazionalismo imperialista occidentale. Il catastrofismo religioso, stranamente, sembrerebbe passare in secondo piano.
- Netanyahu odia i popoli da colonizzare – arabi, persiani, africani – quindi il suo razzismo è etnico; Lieberman è semplicemente un nemico, su basi nazionaliste, dell’Islam.
Il documentato Meyssan si è dimenticato di scrivere che, al di là della manipolazione giornalistica, ci troviamo dinanzi ad uno scontro fra clan malavitosi. Fascista contro fascista? Entrambe le scelte sono peggiori.
Conclude Atzmon: ‘’Il partito arabo non solo ha unito i Palestinesi di Israele, è anche l’unico partito di sinistra nel parlamento israeliano’’. Israele, dal canto suo, non ha nulla da offrire ai suoi cittadini a parte l’inquadramento militare nell’IDF. Guerra e miseria.
https://comedonchisciotte.org/la-fine-di-israele/
https://comedonchisciotte.org/lunico-ghetto-ebraico-in-medio-oriente/
https://www.voltairenet.org/article206660.html
Fonte foto: in Terris (da Google)