Il folcloristico scontro, nello Studio Ovale,
fra Trump e Zelensky è rappresentativo della differente proiezione geopolitica
del trumpismo rispetto ai “dem”: i secondi vorrebbero rilanciare la
dottrina dell’Armageddon contro la Federazione Russa mentre Trump, nel
fallimentare tentativo d’arginare il declino degli Stati Uniti, persegue
l’obiettivo di sostituire l’imperialismo militare con quello economico,
dirottando le risorse nello strozzinaggio globalizzato contro i Brics.
Con Biden ed Obama gli USA erano il gendarme mondiale, con Trump gli strozzini
del pianeta.
Ci sono diverse ragioni per cui Putin non cadrà
nelle lusinghe di Trump il quale, riconoscendo la sconfitta del governo
ucraino-nazista, cerca un accordo con la Russia per lo sfruttamento delle “terre
rare”:
- La Russia vuole liberare tutti i territori
occupati dai “nazionalisti integralisti”, spaventando la Nato con
la superiorità militare post-sovietica.
- Una buona parte dei cittadini russi, che
praticano l’antifascismo reale (non quello da operetta dei nostrani ANTIFA),
sono contrari al “cessate il fuoco”. Per la fazione più filo-sovietica
dell’esercito russo “col fascismo non si discute, si distrugge”.
- Putin è sicuro che Trump stia bluffando.
Leggiamo l’analista strategico Andrew
Korybko:
“E infine, il fattore più decisivo potrebbe
essere che Putin creda davvero che Trump stia bluffando su “un’escalation per
una de-escalation”, sia economicamente-finanziariamente attraverso la rigorosa
applicazione di sanzioni secondarie contro l’India, la Cina, ecc., e/o
militarmente andando all-in a sostenere l’Ucraina. Se questo è il caso, allora
ne consegue che Putin ha intrattenuto negoziati solo per vedere se poteva
raggiungere i suoi obiettivi massimi attraverso
mezzi diplomatici, senza i quali avrebbe continuato a perseguirli
militarmente.” 1
L’atteggiamento differente di Trump e Biden
verso Kiev è dettato dalle priorità strategiche del seguace del presidente
Andrew Jackson (Trump): perseguire la supremazia economica, abbandonando
l’Europa in una condizione di morte cerebrale. Il risultato non sarà dissimile:
la disgregazione dell’impero statunitense d’Occidente, con Donald Trump
surclassato dalla Cina nella guerra economica e l’Ue a rimorchio del neofascismo
baltico. La Federazione Russa, legata strategicamente a Pechino, guiderà i
nuovi equilibri nel mondo multipolare.
In “Medio Oriente”, Trump è un filo-israeliano,
proprio come Joe Biden: Washington abbandonerà la dottrina della “guerra
eterna” agli “imperi” assiro (israeliano), ottomano (turco) e wahabita
(saudita), ciononostante dovrà fare i conti col sostegno sino-russo all’Asse
sciita della Resistenza. Sradicata “la banda di drogati e neonazisti” di Kiev, Mosca si dedicherà alla
ricostruzione dell’Asse della resistenza, appoggiando la fazione dei “solemainisti”
iraniani.
Leggiamo l’analista strategico Thierry
Meyssan:
“Se la mia
ipotesi è corretta, non dobbiamo credere affatto alle minacce di annessione di
nuovi territori come il Canada, nonché alla favola che gli Stati Uniti si
vogliono ritirare militarmente dall’Europa per scontrarsi con la Cina; dobbiamo
invece ammettere che vogliono abbandonare militarmente gli alleati europei. Per
riorganizzare l’Europa centrale vediamo che stanno abbandonando la Germania e
puntando sulla Polonia, magari permettendo a Varsavia di annettere la Galizia
orientale, attualmente ucraina. Dobbiamo anche prepararci all’abbandono da
parte degli Stati Uniti degli alleati medio-orientali, eccezion fatta per
Israele. Infatti: hanno ripreso a fornire armi a Tel Aviv e avviato trattative
segrete con l’Iran attraverso Mosca; consentono all’Arabia Saudita e alla
Turchia di spartirsi il mondo arabo.” 2
In Europa, Trump abbandonerà
Germania ed Ucraina puntando sulla Polonia. Più complessa la situazione
mediorientale, dove Turchia ed Arabia Saudita si spartiranno il mondo musulmano
ed Israele continuerà la transizione verso una nuova Architettura di potere.
Immaginarsi un “Trump antimperialista” è una perversione – “idealismo
pervertito” nel linguaggio criminologico – degli Alt Media, l’ombra
del giornalismo lubrificato regolamentato dagli ordini professionali.
Dovrà essere la Federazione
Russa a spezzare l’accordo di Donald Trump con la borghesia del bazar iraniana
(accordo descritto nell’articolo di Meyssan), rilanciando la dottrina della Rivoluzione
degli Oppressi di Khomeini. Israele è una tigre di carta, incapace
di vincere una “guerra convenzionale”:Hamas e la Jihad islamica,
rompendo coi Fratelli Musulmani, possono diventare protagonisti nella
transizione al mondo multipolare.
Erdogan, protetto da Trump, è
sicuro di sé: si accorda coi separatisti curdi (eterodiretti dal Mossad)
ed arresta avversari politici legati alla fazione “cosmopolita”
dell’imperialismo USA 3, ciononostante il “Califfo della CIA” non
ha ancora vinto la guerra contro il Partito Baath. In Turchia, i
lavoratori e i ceti popolari troveranno nella Resistenza anti-islamista siriana
un alleato strategico nella lotta anticapitalista.
Al contrario di quello che
pensa Meyssan, Trump non è in grado di gestire il declino dell’imperialismo USA
mentre Russia e Cina, insieme (come ha sottolineato Andrew Korybko in un
recente articolo ripreso da Global Times), continueranno a sostenere la
costruzione, ormai inevitabile, di un mondo multipolare.
https://www.voltairenet.org/article221907.html
https://www.wsws.org/es/articles/2025/03/21/d2dd-m21.html
FILE – Russian President Vladimir Putin shakes hands with a soldier and Russian Defense Minister Sergei Shoigu stands next to him, smiling, during a visit at a military training centre of the Western Military District in Ryazan Region, Russia on Oct. 20, 2022. Putin begins his fifth term as Russian president in an opulent Kremlin inauguration on Tuesday after destroying his political opposition, launching a devastating war in Ukraine and consolidating power. (Mikhail Klimentyev, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP, File)
Fonte foto: LaPresse (da Google)