Il “cessate il fuoco” fra il governo
israeliano-fascista e la Resistenza palestinese, che i media di regime
riconducono alla sola Hamas escludendo le organizzazioni marxiste (FPLP,
FDLP ed il Partito Comunista), ha portato alle dimissioni dei
vertici dell’IDF sconfitti militarmente dalla guerriglia asimmetrica.
Non ci stancheremo mai di spiegare che uccidere civili o assassinare un leader
politico e spirituale non è strategia militare, ma crimine: Israele, a Gaza, ha
consumato un genocidio degradando il Diritto su basi etniche e religiose, il
massacro per i seguaci del Talmud di Babilonia è una opzione politica.
Chiarito ciò, mutuando le parole di Henry Kissinger “la guerriglia vince
quando non perde”, l’entità sionista ha perso la guerra.
Hamas non solo è sopravvissuta, ma ha già compensato in parte le
sue perdite: secondo le stime statunitensi, il Movimento di Resistenza
Islamico ha ripristinato circa l’80-90% dei suoi effettivi pre-bellici e
conserva fino al 60-65% delle sue capacità prebelliche. Le macerie di Gaza non
hanno seppellito vivi soltanto civili inermi, ma anche i bulldozer israeliani a
dimostrazione della vulnerabilità bellica dello Stato “per soli ebrei”.
Un esercito di mercenari – nel caso sionista, un esercito di guarnigione – non
può vincere una guerra esistenziale contro un popolo intero in armi. Il capitalismo
suino israeliano, strangolato economicamente dalle politiche del Likud,
configura la decomposizione di uno “stato” neoliberale-fallito; Tel Aviv non è
uno “Stato nazionale”, ma deve essere considerato una entità che,
sistematicamente, calpesta la memoria storica dell’Olocausto, ricucendo i
legami con gli architetti della Shoah. Il destino dei fascisti di Tel
Aviv ricalca quello dei “nazionalisti integralisti” di Kiev: la
dissoluzione del totalitarismo neoliberale.
L’Asse sciita della
Resistenza si sta ricostruendo attorno allo Yemen ed ha una priorità strategica:
appoggiare la Resistenza baathista contro la “Siria islamista”, una
entità illegittima creata artificialmente dalla Confraternita assassina dei Fratelli
Musulmani. L’imperialismo occidentale delle Onlus, nel caso siriano,
è stato un megafono delle Logge islamiste di Londra ed Istanbul. Hamas,
ricollocando la questione palestinese nella transizione al multipolarismo, ha
una priorità: espellere la fazione politica controllata da Qatar e Turchia, il
Cavallo di Troia che nel 2012 provocò la rottura col Partito Baath in
Siria. Che cosa c’insegna la vittoria della Resistenza palestinese?
- Una forza antimperialista può vincere la “guerra
irregolare”, semplicemente trascinando il nemico in una guerra di
logoramento.
- La multipolarità ha dato ai paesi
antimperialisti, come Iran e Russia, la possibilità di respingere globalmente
il neoliberismo ricostruendo il Paese su basi patriottiche ed egalitarie.
L’Operazione Tempesta di Al Aqsa,
ispirata all’Operazione Militare Speciale Z in Ucraina, ha accelerato la
condanna, da parte del Sud Globale, di tutte le ideologie che generano
oppressione: sionismo e banderismo, in quanto espressioni del fascismo
USA.
Russia ed Iran: un accordo militare in difesa
del Diritto internazionale
L’accordo militare russo-iraniano, oltre a
ripristinare la memoria storia dei legami della Persia con lo Stato socialista
sovietico (1921; 1940), ratifica l’assistenza d’intelligence reciproca, di
questi due paesi, davanti al pericolo d’aggressione imperialistica occidentale.
Così facendo, la Federazione Russa è diventata il retroterra logistico della
Repubblica Islamica dell’Iran e – potenzialmente –l’informatore dell’Asse
sciita della Resistenza. Un grande processo di emancipazione per le
popolazioni locali, devastate da decenni di politiche coloniali da parte di
Washington, Londra e Tel Aviv, tre regimi in guerra con l’idea stessa di
Civiltà.
L’analista strategico John Elmer è entrato
nel merito dell’accordo:
“Le disposizioni militari operative del nuovo
patto con l’Iran sono contenute nell’articolo 4. “1. Al fine di rafforzare la
sicurezza nazionale e affrontare le minacce comuni, le agenzie di intelligence
e di sicurezza delle Parti contraenti si scambiano informazioni ed esperienze e
aumentano il livello della loro cooperazione. 2. I servizi di intelligence e di
sicurezza delle Parti contraenti coopereranno nell’ambito di accordi separati”.
I termini “cooperare” e “cooperazione”
compaiono 71 volte nel testo del trattato; questo è il concetto dominante dell’accordo.
“Informazione” viene dopo con 23 menzioni; “sicurezza” è al terzo posto con 21;
“militare” è a 12. “Commercio” e “legami economici” sono molto lontani. La
vaghezza del tropo della cooperazione è il motivo per cui i giornalisti
iraniani avevano chiesto alla conferenza stampa del Cremlino cosa significasse
in termini pratici.” 1
Putin e Pezeshkian non sono “Che”
Guevara, ciononostante la condivisione di dati ed analisi impedirà
all’imperialismo USA d’esportare, nella regione, la dottrina della “guerra
eterna” preservando l’integrità nazionale dei Paesi coinvolti. La
creazione di un blocco militare multipolare, partendo dal modello degli accordi
fra Russia e Corea del Nord, potrebbe creare le basi per nuove rivoluzioni
antimperialiste, riequilibrando gli assetti strategici, in ciò che Mao chiamava
“zone tempestose”.
L’articolo 10 del Trattato recita: “Le Parti contraenti cooperano strettamente per il controllo
degli armamenti, il disarmo, la non proliferazione e le questioni di sicurezza
internazionale nell’ambito dei pertinenti trattati internazionali e delle
organizzazioni internazionali di cui sono parti, e si consultano regolarmente
su tali questioni” (Ibidem). Davanti alla pirateria
termonucleare sionista, Mosca e Teheran sono diventati i garanti della Carta
delle Nazioni Unite, decostruendo la narrativa giornalistica
occidentale. L’Occidente collettivo, teleguidato dalla Nato, è un
abominio dei Diritti umani.
Fonte foto: Avvenire (da Google)