Le autorità fascio-liberiste che si sono insediate in Pakistan dopo il colpo di stato ‘’post-moderno’’ (come lo definisce Andrew Korybko), hanno avviato una brutale repressione nei confronti dei sostenitori del legittimo presidente Imran Khan. I manifestanti, totalmente disarmati, si sono radunati attorno alla residenza del premier deposto per impedire l’esecuzione di un mandato d’arresto arbitrario sotto l’accusa (inventata) di ‘’corruzione’’. Il regime golpista, invece di riconsiderare un’accusa fabbricata nei laboratori della CIA, ha ordinato alla polizia di dare assalto alle proteste con gas lacrimogeni, proiettili di gomma e – secondo alcune testimonianze – anche con munizioni vere sparate per aria. Gli USA, proiettando la politica securitaria di Islamabad sulla via dell’atlantismo, stanno portando il paese sull’orlo della guerra civile.
L’ex Primo Ministro ha avvertito lo scorso mercoledì su Twitter “casa mia è sotto pesante attacco da ieri pomeriggio. L’ultimo attacco dei ranger, che contrappone il più grande partito politico all’esercito. Questo è ciò che vogliono il PDM ei nemici del Pakistan. Nessuna lezione appresa dalla tragedia del Pakistan orientale”, a dimostrazione di come il Pentagono stia estendendo la dottrina della ‘’guerra eterna’’ contro il Sud Globale egemonizzato dal globalismo multipolare indiano (Nuovo Movimento dei Non Allineati) e dal Socialismo-confuciano cinese (alleanza strategica Russia-Cina). Domanda: la Cina potrebbe replicare il miracolo iraniano-saudita in Pakistan, strappando una delle nazioni più popolose del mondo dalla catastrofe? Del resto, qualora Islamabad dovesse convertirsi in una base logistica USA, Pechino perderebbe geo-economicamente una tappa importante della Via della Seta, vedendo bloccato un canale di sbocco verso l’Oceano Indiano. Il colpo di stato “post-moderno’” ha eliminato dalla scena (geo)politica un attore fondamentale, il presidente Khan, in un momento cruciale della transizione sistemica globale: nuova Architettura di potere Anglo-Sionista o Statalismo sociale euroasiatico.
Il presidente Khan ha difeso i ceti popolari pakistani
Contrariamente a quanto sostengono i suoi detrattori neocons, il PTI rappresenta un movimento politico popolare che ha raccolto il consenso d’ampie fasce sociali attorno alla rivendicazione della sovranità economica. Il presidente Khan, abbandonando il neoliberismo, aveva avviato la transizione da uno stato vassallo-fallito ad uno stato sociale-dinamico, interrotta dalla brutalità del golpismo ‘’post-moderno’’. Per Khan le relazioni USA/Pakistan devono essere giustamente bilanciate (Khan fa, in modo discutibile, l’es. delle relazioni India/USA), all’interno della transizione al multipolarismo.
Il ritorno al governo di Khan, a seguito di elezioni libere (magari con la mediazione diplomatica cinese), è l’unico modo per evitare l’estensione della dottrina USA dell’Arco della crisi alle porte di Pechino, minando la stabilità di due potenze-guida del Sud Globale: Cina ed India. Al contrario, gli USA non sono un mediatore credibile per nessun paese del mondo non globalizzato, non avendo dismesso la pratica delinquenziale delle ‘’rivoluzioni colorate’’ (es. Georgia, nelle ultime settimane) per effettuare i ‘’regime change’’.
Per Khan, resistere agli Stati Uniti non è antiamericano, ma pro-pakistano rimettendo al centro del conflitto geostrategico fra Atlantismo-imperialistae Sud del mondo il binomio sovranità economica/indipendenza nazionale; non c’è sovranità, e quindi controllo politico delle risorse, con la penetrazione selvaggia dei capitali stranieri. Il PTI è entrato negli scenari politici come movimento liberale ed anti-corruzione, per poi trasformarsi in una organizzazione politica genuinamente multipolare ed anti-neoliberista. Non c’è libertà all’interno della sfera d’influenza occidentale; l’imperialismo collettivo, oltre a generare corruzione, è un prolungamento della globalizzazione della miseria provocata dalla Nato. La Rivoluzione socialista del xx sec. dovrà essere, prima di tutto, anti-unipolare con tutto ciò che ne consegue in termini geoeconomici: es. la semi-socializzazione del tessuto industriale. Non c’è sicurezza sociale all’interno del capitalismo parassitario.
L’analisi di Andrew Korybko, ad un anno di distanza dal colpo di stato risulta ancora attuale. La ripropongo:
‘’È difficile prevedere cosa succederà in Pakistan, un paese che è sempre stato caratterizzato da intrighi politici e improvvisi cambiamenti radicali che spesso prendono molti alla sprovvista, ma è chiaro che l’eredità multipolare di Imran Khan non potrà mai essere completamente smantellata. Ha lasciato il segno nel suo popolo, che ora è ispirato dall’esempio che ha dato durante il suo mandato, soprattutto per quanto riguarda il ripristino del loro orgoglio e il rispetto del mondo per il loro paese. Per quanto imperfetta sia stata la sua premiership, non si può negare che abbia avuto un impatto immenso in termini di rimodellamento delle percezioni in patria e all’estero, anche attraverso la sua politica di sicurezza nazionale multipolare.’’ 1
L’establishment USA ed i loro lacchè locali non possono annebbiare, a suon di lacrimogeni, la realtà di classe: la lotta per l’indipendenza nazionale, nell’era della globalizzazione dell’omertà, è parte integrante della memoria collettiva dei proletari de-globalizzati. Per il polo egemonico alternativo/euroasiatico (inclusa l’Europa), un ritorno al governo di Khan sarebbe un fattore stabilizzante da cui tutti potrebbero trarre vantaggio. La Cina, intervenendo pubblicamente 2, potrebbe evitare l’ennesima crisi globale.
https://www.ariannaeditrice.it/articoli/l-eredita-multipolare-di-imran-khan-non-potra-mai-essere-completamente-smantellata
https://korybko.substack.com/p/pakistans-fascist-post-modern-coup?fbclid=IwAR3fqPfisECZMosrMwDi5LRSmqM5wZF-l7PEmENU2FQ12QBj9_oLF3RlYcM
Fonte foto: Rai News (da Google)