Il rischio concreto di una aggressione imperialistica contro la Siria è l’approdo definitivo dello scontro interno fra l’establishment politico-militare USA ed il Padronato. I guerrafondai contro la vecchia classe capitalistica nord-americana.
Il sociologo James Petras ha sottolineato che l’imperialismo usa ‘’la paura e l’intimidazione come strumento per imporsi’’, ma la borghesia imperialista segue delle logiche complesse per niente facili da decifrare. Il presidente Donald Trump ha la priorità di preparare la guerra commerciale contro la Cina quindi il suo progetto è tatticamente differente rispetto a quello dei neoconservatori, seppur l’Alt Right sia una costola del neoconservatorismo. Qual è la tattica Trump? In un’altra circostanza ho descritto la “teoria del pazzo”, e dal momento che l’amministrazione Trump ci ha abituato a colpi di scena mediatici è opportuno tornarci:
‘’Il filosofo Noam Chomsky ha riportato un documento ufficiale che prende il nome di rapporto STRATCOM in cui viene spiegata la teoria del pazzo per bocca dei suoi attori: « È importante che “i pianificatori non siano troppo razionali nel determinare […] quali siano gli obiettivi che contano di più per l’oppositore”, che vanno comunque tutti colpiti. “Non è bene dare di noi stessi un’immagine troppo razionale o imperturbabile”. “Il fatto che gli USA possano diventare irrazionali e vendicativi, nel caso che i loro interessi vitali siano attaccati, dovrebbe far parte dell’immagine che diamo in quanto nazione.” È “giovevole” per la nostra condotta strategica che “alcuni elementi possano sembrare fuori controllo”. » 2.
E continuavo: ‘’Possiamo intuire che la teoria del pazzo ( Trump ) come la guerra preventiva ( Bush ) oppure la diplomazia imperiale a seguito della creazione di micro-conflitti ( politica del duo Obama-Clinton ) vanno ben oltre l’appartenenza ai neoconservatori ( Bush ), ai liberal ( Obama ) od ai neofascisti ( Trump ) perché, se l’Impero lo chiede, un liberale come Obama può rivelarsi molto più sanguinario di un conservatore come Nixon. Non capire questo significa non capire nulla’’. 1) E’ bene analizzare, con rigore e documenti alla mano, i rapporti di forza; con questo assetto, alquanto ambiguo, su scala internazionale, un ritorno alla ‘’guerra preventiva’’ di Bush è praticamente impossibile. Il braccio di ferro verte sul ricorso ai micro conflitti oppure, in caso contrario, alla guerra economica. Trump nel medio periodo non ha gli strumenti necessari per cambiare rotta quindi, seppur scongiurerà la ‘’guerra preventiva’’ richiesta da Israele e dalla lobby sionista, i mercenari wahabiti rimarranno operativi nel territorio arabo. La guerra economica contro la Cina verrà condotta a gocce; nei mercati transnazionali il gigante asiatico surclasserà gli USA negli anni a venire. Qual è il destino del mondo arabo? L’unica alternativa è la sconfitta militare dell’ISIS, cosa ben compresa dal presidente russo Putin, che è un lungimirante statista “borghese”. Il nazionalismo ortodosso di Putin (abile stratega militare e provvisto di un tatticismo politico da istruttore di judo), potrebbe risultare vincente all’interno dello stesso cuore pulsante del capitalismo mondiale. Putin è uno stratega intelligente e lucido, il suo nazionalismo ortodosso è pieno di contraddizioni, però potrebbe tornare d’aiuto ai movimenti antimperialisti. Ci sarà una aggressione imperialistica contro la Siria? In questa circostanza no, al massimo bombarderanno (come già sta avvenendo) – con il consenso tacito di Putin – qualche base russa semivuota; la CIA parla di una possibile guerra finanziata dall’Arabia Saudita, ma il super-imperialismo statunitense va ben oltre i capricci del reuccio saudita.
Trump e Putin, in nome del realismo politico, possono scontrarsi o mettersi d’accordo. E’ giusto denunciare i lasciapassare delle rispettive intelligence (non si scende a patti con gli USA); il discorso cambierebbe, in modo piuttosto radicale, se le due potenze – imperialistica gli USA; semplicemente capitalistica la Russia – dovessero scontrarsi militarmente. I gruppetti maoisti e ‘’trotskisti’’ residuali e dogmatici si ostinano a parlare di guerra inter-imperialistica, ma le cose stanno in modo diverso. Chiediamo aiuto ad un grande dirigente comunista del secolo scorso:
‘’Trotzky può essere stato tra i fautori della tesi: nei grandi conflitti della storia, che tutto incendiando antecedono tuttavia quello proprio del nostro programma, noi possiamo dover scegliere, restando dialetticamente noi stessi, una delle due posizioni. Ma indubbiamente accompagnò a questa un’altra tesi: giammai potremmo scegliere la parte dove sta l’Inghilterra! Il marxismo non è codificato in versetti; dove il suo fondatore scrisse nel 1867 Inghilterra dobbiamo nel 1949 leggere Stati Uniti d’America’’ (Amadeo Bordiga, United States of Europa, 1950)
La pagina di Bordiga – che non ha visto il fenomeno risibile del ‘’bordighismo’’ – è interessante dato che il ‘’trotskismo moderno’’ ha adottato la tesi del ‘’né, né’’ schierandosi di fatto con l’imperialismo statunitense contro gli aggrediti (Serbia, Afghanistan, Iraq, Iran, Libia, Siria e Venezuela). Bordiga aggiunge: giammai potremmo scegliere la parte dove stanno gli Stati Uniti d’America. Se davvero il complesso militar-industriale USA dovesse provocare una guerra contro la Russia (seppur capitalistica), sarebbe legittimo appoggiare Mosca. Bisogna rompere questo tabù interno al mondo comunista; un appoggio militare alla Federazione Russa, con una prospettiva politica anti-americana è doveroso. Non possiamo cadere nell’equivoco di ciò che Diana Johnstone definì sinistra zombie. La ‘’sinistra’’ occidentale, di fatto, si pone come alleata del capitalismo USA. Come mai? Sempre Trotsky, nel lontano 1924, inquadrò il problema:
‘’Il capitale americano è attualmente il padrone dell’Europa. Ed è naturale che la socialdemocrazia cada politicamente sotto la dipendenza del padrone dei suoi padroni. Questo è il fatto essenziale per comprendere la situazione attuale e la politica della Seconda Internazionale. Non rendersene conto, significa non poter comprendere gli avvenimenti di oggi e di domani, significa vedere soltanto la superficie delle cose e soddisfarsi di frasi generiche’’ (Lev Trotsky, Le prospettive di una evoluzione mondiale, 1924)
Poco prima lo stesso Trotsky annotò che la “la socialdemocrazia europea diventa oggi l’agenzia politica del capitale americano”. La polarizzazione del trotskismo, avvenuta alla fine degli anni ’70, nel campo della socialdemocrazia occidentale è il più grande affronto che il leader bolscevico nonchè fondatore dell’Armata Rossa ebbe dai suoi epigoni, corrotti (alcuni hanno, per davvero, lavorato con la CIA) e politicamente incapaci. Chi è il nemico principale in Siria e nel mondo? L’imperialismo americano-sionista; la Federazione russa, qualora si scontrasse militarmente col fronte occidentale, deve essere considerata una alleata tattica nella concretizzazione di ciò che Orwell chiamò una società decente. Il nostro dovere è quello di andare – come dice Trotsky – ben oltre la superficie e le frasi generiche.
https://www.linterferenza.info/esteri/trump-listeria-dellimperialismo-crisi/
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