Le elezioni in Messico sono state vinte dal nazionalista, socialdemocratico e progressista Andres Manuel Lopez Obrador (Amlo) il quale, con grande abilità politica, è andato ben oltre la campagna di denigrazione orchestrata dai mass media legati alla fazione ‘’liberale’’ dell’imperialismo USA.
Chi è Amlo? Il gruppo ‘’Rete Solidarietà Rivoluzione Bolivariana’’ ci comunica che: ‘’Obrador non è un politico radicale, il suo capo di gabinetto è un imprenditore di centro, ma la coalizione che lo ha portato alla vittoria è una coalizione di sinistra e nel suo programma elettorale sono presenti programmi sociali, cambiamento della istruzione, piani per favorire l’occupazione, lotta alla narco criminalità e alla corruzione, difesa dell’acqua’’ 1. Si preannuncia una maggiore indipendenza – si spera – dagli USA, una politica dura contro il narcotraffico ed una maggiore redistribuzione sociale. Insomma, il Messico potrebbe transitare da uno Stato neoliberale ‘’fallito’’ ad uno stato (comunque capitalista) dell’area BRICS; il governo ‘’Amlo’’ non sarà rivoluzionario, ma – citando James Petras – rientra nel ‘’centro-sinistra’’ riformista e patriottico.
Il principale giornale della borghesia nord-americana, il New York Times, non ha perso occasione per rendersi ridicolo: “Un altro Chávez, il nuovo Bernie Sanders, un populista rosso, un nuovo Trump”. In effetti Sanders è poco più o poco meno di un timido riformista (nel passato ha anche dato il suo appoggio a guerre imperialiste), nulla a che vedere con il leader bolivariano. Di che cosa parlano i “media di regime”? Cerchiamo di entrare nel merito della questione citando l’intervista realizzata dalla giornalista Geraldina Colotti all’analista politico Gerardo Fernández Noroña. Leggiamo:
‘’Un cambio di indirizzo progressista nella seconda economia più grande del Latinoamerica dopo il Brasile risulterebbe infatti alquanto problematico per i piani degli Usa. Lo spettro agitato, anche per le elezioni messicane, è stato quello del “castro-chavismo”. Come Petro in Colombia, anche Amlo ha preso pubblicamente le distanze dal Venezuela bolivariano. Chi, come Gerardo Fernández, ha invece difeso il processo elettorale in Venezuela dagli attacchi delle destre latinoamericane una volta tornato nel suo paese, è stato oggetto di un vero e proprio linciaggio politico’’
‘’Il governo di Enrique Peña Nieto è stato un disastro, l’indignazione popolare è altissima, la voglia di cambiamento anche. Io non sono iscritto al partito Morena, ma ho deciso di ritirare la mia candidatura indipendente alla presidenza per appoggiare il blocco di forze progressiste e di sinistra che sostiene Lopez Obrador. Sono già stato eletto deputato federale nel 2009 e ora mi ricandido per il Congresso, nonostante abbia ricevuto minacce di morte per aver denunciato una grossa speculazione dell’esercito su un terreno industriale. Essere di opposizione in Messico è molto pericoloso’’
‘’Io non sono iscritto a Morena, ma siccome sostengo il Venezuela, mi ritengono il contatto di Obrador con Maduro, anche se Obrador non è mai stato in Venezuela e probabilmente ha fatto quelle dichiarazioni critiche, oltre che per convenienza elettorale, anche per mancanza di conoscenza. Io invece sono qui per testimoniare la verità. Sono sempre stato solidale, non farlo ora mi sarebbe sembrata una vigliaccata. Oltretutto, in Venezuela ho potuto scambiare delle opinioni con altri compagni che in Messico non si rivolgono la parola. Il proceso bolivariano unisce e mette a confronto, non fa ingerenze negli altri paesi. Che in Venezuela si proteggano i diritti dei lavori, la scuola pubblica e l’indipendenza nazionale indica l’inaccettabilità di quel che accade in Messico e in altri paesi dove non si è ancora dato un cambiamento vero’’ 2
La domanda principale da porsi è: la seguente: Amlo seguirà il modello venezuelano? La risposta è incerta, del resto il leader socialdemocratico messicano dichiarò: “Yo creo que es el momento de decir: ni chavismo, ni trumpismo”, enfatizó el líder político que busca por tercera vez la presidencia, al referirse a Chávez y al presidente de EEUU, Donald Trump’’ 3. Una ‘’terza via’’ è, dunque, possibile, tenendo ben presente – Obrador non può oltrepassare questa linea rossa – che il Messico non ha futuro nel cortile dello Zio Sam. Amlo conosce i legami fra narcotrafficanti, FBI e CIA? Certamente, i democratici e i socialisti si augurano una politica ‘’alla cubana’’ contro i signori della droga, capitalisti criminali nemici dei popoli. Eloquente la citazione completa del patriota eletto:
“Ni chavismo, ni trumpismo; sí juarismo, maderismo, cardenismo, mexicanismo”.
Chi è Lazaro Cardenas? Il rivoluzionario antimperialista che nazionalizzò le risorse petrolifere del Messico e le ferrovie, entrando in rotta di collisione tanto con gli USA quanto con l’imperialismo nazi-fascista. Il fondatore dell’Armata Rossa, Lev Trotsky, dopo aver ottenuto asilo politico nel Messico, chiarì come queste misure – la statizzazione dell’economia – non erano direttamente socialiste, ma servivano a rendere il paese indipendente dal gendarme statunitense. Nei paesi coloniali, i governi trascendono – molto spesso – il conflitto fra la borghesia nazionale ed il proletariato lo stesso Trotsky, in polemica con i dogmatici stalinisti, appoggiò il ‘’cardenismo’’ riconoscendone il valore anti-colonialista. Obrador seguirà questa via? Che ben venga, aspettiamo.
Il nostro nel 2012 aveva un programma di tutto rispetto, progressista e ‘’cardenista’’: ‘’Tra i temi della sua campagna: la democratizzazione antimonopolio dei mezzi di comunicazione, priorità assoluta per ogni democrazia, una riforma fiscale che ridistribuisca la ricchezza, la precedenza all’industria nazionale contro la manomorta delle multinazionali, la riforma e riattivazione agraria, il rafforzamento di programmi sociali oggi abbandonati, una rivoluzione morale del paese’’ 4, scrive Fulvio Grimaldi.
Oggi appare più moderato. Domanda: sarà una tattica elettorale? Quali saranno i rapporti fra Amlo e le diverse guerriglie comuniste attive nel paese? Un’alleanza fra i patrioti ed i marxisti rivoluzionari contro i narcotrafficanti, sarebbe, per il paese che diede i natali ad Emiliano Zapata e Pancho Villa, il bene maggiore. Una prospettiva incoraggiante in vista di un rilancio del ‘’socialismo del secolo XXI’’.
L’eredità di Lazaro Cardenas, patriota e nemico giurato del ‘’democratico’’ Roosevelt è perfettamente compatibile con quella ‘’chavista’’. Il nuovo centro-sinistra ha due alternative: soccombere a Trump oppure guardare alla resistenza venezuelana, coniugando giustizia sociale e difesa incondizionata della sovranità nazionale.
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http://www.farodiroma.it/elezioni-in-messico-gerardo-fernandez-norona-il-rischio-sono-i-brogli-il-sistema-non-e-sicuro-come-in-venezuela-di-g-colotti/
https://mundo.sputniknews.com/americalatina/201803151077021459-amlo-morena-elecciones-presidenciales/
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