L’amministrazione Trump, nello scontro fra le Elite in cerca di potere, sta subendo l’offensiva della fazione ‘’cosmopolita’’ della borghesia USA con un eccezionale record di arresti: ‘‘il consigliere personale Roger Stone, per intralcio alla giustizia e falsa testimonianza; Michael Cohen, reati finanziari; Paul Manafort, frode fiscale e ostacolo alla giustizia; Rik Gates, per aver mentito all’Fbi e ora l’ex stratega Steve Bannon, che da esponente della destra suprematista e xenofoba, punta avanzata del cattolicesimo ultraconservatore degli States, è stato arrestato con l’accusa di aver intascato elargizioni on line per finanziare lo scandalo mondiale del muro di separazione dell’America dal Messico’’ 1. Chiariamo alcuni aspetti importanti:
- I ‘’democratici’’ non sono meno corrotti e razzisti dei repubblicani e, forse, addirittura dell’Alt Right.
- La magistratura (negli USA come in Italia) agisce per conto di interessi di classe transnazionali, non esiste un reale principio d’indipendenza della stessa. Bannon è un razzista fraudolento, ma il suo progetto eversivo deve essere contestualizzato nel tentativo di contrapporre uno stato profondo ‘’ombra’’ a quello dell’Elite democratica, alleandosi coi neoconservatori nella guerra multidimensionale anticinese *. E’ fallito? Con tutta probabilità sì, ma il ‘’trumpismo’’ va ben oltre la sua (losca) figura e la sinofobia (in questo caso d’ispirazione ‘’sorosiana’’) è elemento costitutivo anche del Partito democratico.
Nell’articolo Steve Bannon, un fascista amerikano scrivevo:
‘’La sinistra imperiale ha egemonizzato i mass media diffondendo le bufale della CIA contro le nazioni sovrane, ma l’Alt Right sta costituendo un Deep State alternativo; il ‘’modello’’ brasiliano, dove il nazista dichiarato Bolsonaro gode di diverse simpatie all’interno dell’esercito, potrebbe diventare egemone in altri paesi. Arrivati a questo punto dobbiamo dire che Bannon è un fascista reale, un prodotto del capitalismo USA che può sopravvivere soltanto con una nuova politica repressiva e nazionalista. I post-marxisti, invertendo i termini della questione, non comprendono come il fascismo sia un prodotto tipicamente occidentale alquanto simile al nazionalismo (specie quello anglosassone) ed al sionismo, quindi può essere rilanciato soltanto nel cuore dell’imperialismo nord-americano. L’americanizzazione della ‘’sinistra’’, oramai nemica dell’Islam sciita, degli Stati indipendenti e dei movimenti di liberazione nazionale, ha aperto la via ad una nuova forma di fascismo atlantico che potrebbe diventare dominante negli apparati burocratici dello Stato imperiale a stelle e strisce’’ 2
Nel pezzo in questione emergono due aspetti: (1) l’Alt Right ha cercato di costituirsi in ‘’classe dirigente’’ ed establishment (forse) fallendo; (2) la sinistra zombie, abbracciando l’ideologia post-modernista e politicamente corretta, ha pompato il razzismo reattivo di conservatori e neofascisti. Il guru Steve Bannon, multimiliardario, pagata la cauzione è tornato a piede libero nel giro di qualche ora, quello che gli attivisti antirazzisti potrebbero non conoscere è proprio la paternità del muro al confine col Messico:
‘’L’avviamento della costruzione delle barriere è riconducibile alla presidenza di George H. W. Bush che inaugurò i primi 23 km lungo il confine tra San Diego e Tijuana nel 1990. La struttura è però stata implementata dall’amministrazione di Bill Clinton, la quale, nel 1994, incluse il muro nella serie di operazioni portate avanti per ridurre il trasporto illegale di droghe e l’immigrazione e ordinò di erigere barriere in California, Arizona e Texas, regolamentando i flussi frontalieri con la legge Simpson Rodino. L’iniziativa di Clinton fu quella di aggiungere una presenza fissa di forze di polizia al confine. Con l’avanzamento tecnologico di questi anni, oltre alle barriere fisiche, a ridosso del muro gli USA hanno installato anche una “barriera virtuale” di sensori, telecamere e altri dispositivi di sorveglianza per controllare gli accessi attraverso il muro messicano’’ 3
Il clan Clinton ha ispirato direttamente l’amministrazione Trump che, sul modello sionista, vorrebbe estendere il muro di altri 600 km. L’Internazionale neofascista di Bannon è un progetto nato ‘’semi-morto’’: i conservatori europei (dalla Meloni alla Le Pen) invece di fascistizzarsi sono ritornati nei corrispettivi gruppi neocons e ‘’reaganiani’’, trovando i loro riferimenti politici nello Stato sionista e nel fondamentalismo cattolico di Karol Wojtyla. Nell’analisi del ‘’bannonismo’’ spiegavo che:
‘’Il Primo Ministro israeliano, Netanyahu, in nome del Grande Israele, progetto pan-imperialista sostenuto dal sionismo religioso, scende a patti con gli antisemiti sposandone la paranoia guerrafondaia tipica della lobby evangelica. Israele è uno Stato etnico che piace ai neonazisti, inoltre l’alleanza fra l’Alt Right statunitense ed il nazionalismo territoriale israeliano è strategica; il Padronato Internazionale riconoscerà il contributo di Netanyahu nella costituzione delle entità etniche alla pari della borghesia tedesca che appoggiò Hitler contro il movimento operaio. La responsabilità di questo disastro è soprattutto della sinistra invertebrata occidentale che ha abbracciato il neoliberismo economico comprese le aggressioni neocoloniali della NATO. Una catastrofe’’
L’estrema destra israeliana conserva diverse analogie coi neofascisti dell’Alt Right e perfino con gli sproloqui ‘’complottardi’’ dei capi KKK, ma tanto Netanyahu quanto le lobby sioniste che appoggiano Trump preferiscono restare nel campo dei neoconservatori invece di ‘’fascistizzare’’ apertamente il sionismo: non ci sarà un ‘’fascio-giudaismo’’, Israele ed i neocons sono già abbastanza reazionari, non servono fasci littori. I cristiano-sionisti, inizialmente apripista dei ‘’bannoniani’’, in questo momento sembrano più orientati verso l’establishment tradizionale: l’Elite democratica, i ‘’clintoniani’’ ed il tentativo riuscito alla perfezione di trasformare Donald Trump nel fratello gemello di George Bush. Gli Stati Uniti, con o senza neofascisti, rimarranno un Impero avverso alla Repubblica.
*Steve Bannon ospitava da diversi anni dissidenti anticomunisti cinesi: ‘’Guo Wengui, alias Miles Kwok, è un critico feroce del Partito comunista cinese da cui si sente perseguitato: per questo si è rifugiato a New York dal 2014 in attesa di ottenere l’asilo. È socio del club di Mar-a-Lago, la proprietà di Trump a Palm Beach in Florida, soprannominata la «Casa Bianca d’inverno». Inizialmente il legame tra i due (il primo incontro risale ad ottobre 2017 ovvero tre mesi dopo l’uscita di Bannon del 1600 di Pennsylvania Avenue) è forgiata dallo spirito anti-cinese funzione di quel nazionalismo economico già incorporato nel programma di governo del 45 esimo Presidente americano’’ (Fonte: La Stampa).
http://www.lavocedellevoci.it/2020/08/21/meno-uno-bannon-bye-bye/
https://www.linterferenza.info/esteri/steve-bannon-un-fascista-amerikano/
https://www.ultimavoce.it/muro-messicano/
Fonte foto: Periodico Daily (da Google)