Il neo rieletto presidente degli
Stati Uniti, non ancora insediato, ha dichiarato di volere annettere la Groenlandia, il Canale
di Panama, il Canada e di voler cambiare il nome del Golfo del Messico in Golfo
degli Stati Uniti. Rispetto alla Groenlandia e al Canale di Panama si è spinto
fino al punto di minacciare l’intervento armato. A queste esternazioni di Trump
uno dei primi ad avere preso posizione è stato Macron seguito da Schultz,
entrambi prossimi all’estinzione politica. Macron non riesce più a governare la
Francia, Schultz, stando ai sondaggi, ha già perso le prossime elezioni
politiche. Per cui, per entrambi mostrare muscoli che non hanno agli USA è un
diversivo per distrarre le rispettive opinioni pubbliche. La Premier danese Mette Frederiksen si è
limitata a dichiarare che la Groenlandia è dei groenlandesi affermando, nel
contempo, che gli Stati Uniti sono il principale alleato della Danimarca. Affermazione scontata, lapalissiana. Il punto è che le dichiarazioni di Macron e
di Schultz in merito all’intangibilità del territorio dell’Unione Europea
denoterebbero – presumo che sappiano perfettamente come stanno le questioni –
una scarsa conoscenza dello Status giuridico della Groenlandia.
Quest’isola, la più grande del
mondo, con poco più di 50.000 abitanti, dal 1814 al 1953 è stata una colonia danese, da quell’anno è
stata unita alla Danimarca attraverso la persona del sovrano di Danimarca, dopo
aver fatto parte dell’Unione Europea; nel 1985, a seguito di referendum, ne è
uscita. Nel 2009 sono state trasferite in capo al governo locale una serie di
competenze che la rendono semi indipendente. La Danimarca continua a
versare un sussidio di diversi milioni
di euro e a garantire la difesa militare con lo scopo di assicurarsi il controllo
delle risorse presenti in quell’isola. La dichiarazione della Premier danese è
di un realismo politico senza pari che fa a pugni con le dichiarazioni di
Macron. Gli Stati Uniti sono una federazione intercontinentale, come provano le
isole Haway, per cui che la Groenlandia possa diventare il 51° Stato della
Federazione, il fatto che faccia parte del Continente europeo non è un problema.
Se gli Stati Uniti volessero annettersi la Groenlandia non dovrebbero fare
altro che ufficializzare l’annessione vista la presenza di basi militari già
esistenti sull’isola. La base aerea di Thule è un’enclave amministrativa
statunitense nel comune di Avanaata ed è la base militare più a nord degli
Stati Uniti, quindi, di fatto non avrebbero bisogno di inviare truppe. In
passato la Danimarca ha già venduto agli Stati Uniti propri territori risalenti
al tentativo di costruire un proprio impero coloniale. Le Isole Vergini
statunitensi sono una ex colonia danese nei Caraibi. Una rivista militare ha comparato le forze armate di Stati Uniti e
Danimarca, articoli come questi sono surreali.
Per quanto riguarda la Zona del
canale, nonostante la restituzione allo Stato di Panama nel 2000, di fatto è
sotto il controllo Statunitense. Lo Stato di Panama nasce come entità
indipendente su diretto intervento degli Stati Uniti a seguito di una sommossa
organizzata ad hoc per favorire la secessione di questa provincia dal resto
della Colombia in funzione della costruzione del canale, per cui pensare che questa minuscola entità politica
possa avere un qualche sussulto indipendentista è pura fantasia. A partire
dalla Dottrina Monroe, che risale al 1823, l’America centro – meridionale è sempre stata considerata come “ il giardino
di casa “degli Stati Uniti. Il Messico nel corso della sua Storia di Stato
indipendente, a seguito di sconfitte militari e di vere e proprie vendite, ha
ceduto agli USA più della metà del territorio che attualmente forma la
Repubblica Federale del Messico. Gli Stati Uniti sin dall’indipendenza hanno
esercitato il controllo sul Messico come provano le vicende del Texas, della
California ex province Messicane e di altri territori che concorrono alla
formazione della federazione. Durante la Grande Guerra, quando la Germania
cercò di convincere il Governo Messicano dell’epoca ad attaccare gli Stati
Uniti, questi non solo intervennero nella guerra civile interna al Messico ma
fu questo uno dei fattori determinanti ai fini dell’ingresso degli Stati Uniti
nel primo conflitto mondiale. Con il
Trattato di libero scambio nord americano, rinegoziato da Trump, l’economia
nord americana risulta essere ancora più integrata nonostante alcuni
provvedimenti protezionisti adottati proprio dagli Stati Uniti, provvedimenti
che hanno favorito la piccola proprietà privata messicana. Gli interventi dei Presidenti americani nella
faccende degli Stati latino americani sono una costante nella storia di questi
Paesi. Agli inizi del 900 le repubbliche caraibiche erano controllate
militarmente e politicamente dagli Stati Uniti, in alternativa, erano
controllati da grandi imprese americane
come la United Fruit Company.
Per quanto riguarda il Canada, il
ministro dimissionario Trodeau ha preso posizione ribadendo l’indipendenza – mi
sarei meravigliato del contrario – del Canada. I territori dell’attuale Canada
furono difesi dal Regno Unito durante la guerra combattuta nel 1812 che fissò i
confini tra le colonie inglesi e il gli Stati Uniti. Nel 1867 il Canada nasce
come entità statuale che riconosce come sovrano lo stesso del Regno di Gran
Bretagna e Irlanda allora non ancora del Nord, rappresentato da un governatore.
Dato il contesto e la ricomposizione del mondo anglosassone a partire dalla
Brexit e dai rapporti sempre molto stretti tra USA, Canada, UK, Australia e
Nuova Zelanda le dichiarazioni di Trump sono solo una boutade utile per avviare
un processo negoziale con una Unione Europea economicamente in ginocchio a
causa della presidenza Biden e al
conflitto Ucraino – Russo. Conflitto utile all’economia USA, meno a quella dell’UE
come prova la crisi che attanaglia Germania e Francia.
Certamente la Groenlandia è molto interessante. E’ un’ isola grande circa otto volte l’Italia, praticamente disabitata, con notevoli risorse che, con il cambiamento climatico in corso, potrebbe diventare davvero la terra verde decantata da Erik il Rosso. Se gli USA volessero davvero annettere la Groenlandia non avrebbero bisogno di intervenire militarmente, sarebbe sufficiente convincere i pochi abitanti che per loro sarebbe conveniente aderire agli Stati Uniti o semplicemente vedersi riconosciuto uno status come quello di Porto Rico. La domanda alla quale provare a dare una risposta è quali sono le ragioni di tali dichiarazioni. Penso che vadano integrate con quelle riguardanti le dichiarazioni in merito alla fuoriuscita dalla NATO degli Stati Uniti e alla richiesta di una maggiore spesa pubblica per finanziare la NATO. Le dichiarazioni del neo segretario della NATO Rutte sono significative. In sostanza Rutte ha dichiarato che bisogna tagliare le spese per la sanità al fine di finanziare la NATO. Trump ha perfettamente capito che ha di fronte a se classi politiche europee di pusillanimi per cui può benissimo taglieggiare i governi degli Stati che fanno parte della NATO e dell’UE senza che da parte di questi vi possano essere sussulti di orgoglio. Biden in quattro anni di presidenza ha distrutto l’economia dell’UE imponendo il conflitto con la Russia utilizzando l’Ucraina. La guerra alla Russia è stata in primo luogo una guerra all’Unione Europea. Biden sul piano ideologico si è ispirato a quanto teorizzato dal primo Fukuiama nel saggio di qualche anno fa nel quale sosteneva che la Storia fosse giunta alla fine. Trump si ispira invece ad Huntington. In “Scontro di civiltà”, Huntington evidenzia i pericoli di un conflitto mondiale nel caso in cui gli Stati Uniti tentassero di americanizzare il resto del mondo attraverso l’esportazione della Democrazia. Americanizzare il mondo riduce i costi di negoziazione dovuti ai differenti stili di vita che caratterizzano civiltà altre rispetto al mondo angloamericano. Huntington nel saggio che lo ha reso famoso auspicava che gli Stati Uniti si ritirassero in un’area più limitata e si concentrassero su se stessi in modo da poter meglio competere sul piano economico con le potenze regionali in crescita e con una forte identità culturale. Alla luce anche di quanto fatto durante la sua prima presidenza penso che Trump voglia fare esattamente questo. Per quanto riguarda le relazioni con l’UE, di fronte a classi politiche pusillanimi, potrebbe continuare con il progetto di Biden di disgregare l’UE. Durante la presidenza Biden gli Stati dell’ex blocco sovietico entrati a far parte della NATO e dell’UE si sono rivelati i migliori alleati degli Stati Uniti. Paesi Baltici e Polonia tra i primi. A differenza di Biden, Trump potrebbe favorire l’ulteriore destrutturazione dell’UE attraverso il velato sostegno a movimenti e partiti politici liberalnazionalisti. Le dichiarazioni di Elon Musk a favore di AFD in vista delle prossime elezioni politiche in Germania potrebbero essere lette in questo senso. Le classi dirigenti, soprattutto politiche, degli Stati dell’UE non sono in grado, a mio modesto parere, di cogliere il cambiamento epocale in corso. Non sono in grado di coglierlo perché la loro unica preoccupazione è auto conservarsi, per cui temendo Trump pensano di assecondarlo seguendo le dichiarazioni di Rutte che vuole tagliare la sanità e più in generale la spesa pubblica per il sociale per finanziare il riarmo. Una tale politica, per inciso Gentiloni sul tema non è da meno, finirebbe con il favorire proprio quei movimenti e partiti liberalnazionalisti i quali si vedono in questo modo la strada spianata per arrivare al governo dei rispettivi Paesi. Mai come in questo momento l’UE avrebbe bisogno di una classe politica indipendente genuinamente europeista. Purtroppo siamo in presenza di tanti Rutte, Gentiloni e Fassino i quali veramente credono che Trump voglia occupare militarmente qualcosa che già occupa.