A leggere le notizie di questi giorni rispetto alle richieste pressanti del governo ucraino nel chiedere sempre più armi all’UE e agli USA c’è da rimanere esterrefatti. Siamo in presenza di un gioco pericoloso sulla pelle di un intero pianeta. Se non fosse chiaro una escalation che portasse al conflitto nucleare non potrebbe che coinvolgere l’intero pianeta e non soltanto Russia ed Ucraina.
Nel recente incontro di Ramstein, base USA in Germania, tra i Paesi aderenti alla NATO e alleati sulla questione Ucraina, il presidente Zelensky ha dichiarato << non abbiamo tempo. Il tempo è un fattore determinate . dobbiamo agire in fretta . abbiamo bisogno di panzer da difesa e da combattimento. Ogni arma conta>> . Il ministro della difesa tedesco ha dichiarato<< Non c’è un’opinione unitaria su questa questione ma la sensazione che ci sia una coalizione compatta determinata e la Germania sia un ostacolo è sbagliata>>.
Gli USA, come hanno fatto altre volte nella loro pur breve storia, hanno iniziato a fare pressione perché Germania, Francia, Italia ecc. addivenissero in qualche modo alle richieste dell’Ucraina. Il primo ad aver ceduto è stato Macron il quale ha dichiarato che la Francia continuerà a consegnare a Kiev i cannoni Caesar, radar e missili anti aerei; la Germania si è immediatamente allineata dichiarando il suo via libera alla Polonia che potrà consegnare i carri Leopard all’Ucraina. Se questa non è una escalation militare mi si dovrebbe spiegare cos’è?
E’ del tutto evidente che il pericolo di un conflitto mondiale diventa sempre più probabile. Su Limesonline scrive Lucio Caracciolo<< La guerra in Ucraina avrà una soluzione militare o non ne avrà. Solo gli Stati Uniti sono in grado di imporre la fine del conflitto. Prima o poi l’invio periodico e limitato di armi occidentali ai combattenti ucraini non basterà più. Bisognerà considerare l’invio di nostre truppe in Ucraina. A quel punto ci scopriremo di fronte alla scelta che abbiamo finora evitato di considerare: fare davvero e direttamente la guerra alla Russia oppure lasciare che la Russia prevalga>>.
La domanda che mi sono posto è il perché di questo assecondare gli interessi USA da parte di Francia e Germania. Cito questi due Stati perché Italia e Spagna sono irrilevanti, mentre la posizione dei Paesi dell’ex blocco sovietico come Polonia e Paesi Baltici è scontata visto l’odio viscerale che anima quelle comunità nazionali verso la Russia. La ragione della subordinazione dei Paesi UE agli USA è da ricercare nella fine del Secondo conflitto mondiale con la vittoria degli USA e dell’UK e nel processo che ha portato all’integrazione europea. Le cause sono di ordine economico, politico e culturale. Quella che oggi è l’Unione Europea, ossia il processo che ha portato alla sua nascita è stato voluto fortemente non solo da una elite europea continentale ma da una serie di spinte da parte degli Stati Uniti e dello stesso Regno Unito. Ad esempio il movimento Pan – Europeo nato all’indomani della Grande Guerra e del macello che essa aveva prodotto tanto nei Paesi vincitori quanto nei paesi sconfitti, dopo la pausa rappresentata dall’ascesa dei totalitarismi e dei fascismi degli anni 20 e 30, riprende con forza la sua azione dopo la fine del secondo conflitto mondiale vedendo l’adesione di personaggi del calibro di Winston Churchill, Jean Monnet, Konrad Adenauer, Otto d’Asburgo, Maurice Schumann ed altri ancora. A leggere le “ Memorie” di Jan Monnet, uno degli artefici del processo che ha portato alla nascita dell’UE, il modello preso a riferimento altro non è che quello degli Stati Uniti d’America.
Come scrive l’ex diplomatico V. Prati in un saggio dedicato proprio a Monnet negli anni che lo vedono negli USA collaborare con Hopkins, uno dei più diretti collaboratori di Roosevelt, quindi durante il Secondo conflitto mondiale, << (…) Monnet avverte la priorità di legare il destino delle Democrazie Europee al destino americano per consentire ad esse di sopravvivere all’attacco totalitario e per potere finalmente poi avere il tempo per modernizzarsi. La priorità strategica era intesa da Monnet considerando l’inadeguatezza delle Democrazie Europee, nel senso che gli Stati Uniti supplissero a tale debolezza intervenendo con una forza adeguata.
Ecco l’idea di Monnet: gli Stati Uniti dovevano diventare “ l’Arsenale delle Democrazie”>> ( n.d.r. V. Prati Il risveglio del Minotauro. Jean Monnet ed il labirinto europeo. Guerra Edizioni pag.104) Idea questa che, come racconta nelle sue “Memorie” fece arrivare a Roosevelt tramite il suo principale collaboratore appunto H.L. Hopkins. Ossia uno dei promotori del New Deal, direttore della Federal Emergency Relief Administrastion, della Works Progress Administration per poi diventare il responsabile del programma promosso dalla “Legge Affitti e Prestiti”. Gli sviluppi che avviano il processo di integrazione europea vedono prima la nascita della NATO nel 1949, sempre nello stesso anno l’Istituzione del Consiglio d’Europa, nel 1950 Schuman presenta un piano per la cooperazione politica in Europa propedeutico alla nascita, l’anno successivo, della C.E.C.A., nel 1957 i Trattati di Roma e via , via C.E.D. EURATOM, MEC, CEE fino ai Trattati che hanno portato alla nascita dell’UE .
Per comprendere il senso di ciò che succede in quegli anni sono importanti alcuni passi della Dichiarazione di Schuman del 1951 << La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionati ai pericoli che la minacciano >>; << L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme ; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto>>; << La fusione della produzione di carbone e acciaio …….cambierà il destino di queste regioni che per lungo tempo si sono dedicate alla fabbricazione di strumenti bellici di cui più costantemente sono state vittime>>.
Per inciso le regioni alle quali si riferisce sono quelle poste ai confini tra Francia e Germania ricche di carbone e ferro. Sono diverse le variabili che portarono alla nascita della C.E.C.A.. Le variabili sono la divisione del Mondo, a partire dalla fine degli anni 40, in due blocchi, l’inizio della Guerra Fredda con la conseguente divisione della Germania in due stati i quali, per ognuno dei due blocchi, sono fondamentali ai fini bellici. Gli Stati Uniti hanno tutto l’interesse a che la Germania, intesa come R.F.G. o in tedesco B.R.D. si riarmi fornendo un valido supporto alla NATO, di contro la Francia teme il riarmo della Germania. La creazione della C.E.C.A. con la messa in comune di carbone e acciaio, risorse queste che, a partire dalla fine dell’800, erano state le principali cause del contenzioso franco – tedesco, è la garanzia che la Germania non si riarmerà contro la Francia.
Altra variabile è la fine degli imperi coloniali e la crisi della centralità europea che si avvertiva già durante la Belle Epoque. In questa prima fase iniziale, come scrive lo storico inglese Alan Milward l’integrazione europea fino agli anni Sessanta è da considerare come un processo indirizzato alla «rinascita dello Stato nazione» ( n.d.r. A.S. MILWARD, L’Europa in formazione, in Storia d’Europa. L’Europa oggi, vol. I, Einaudi, Torino, 1993, pp. 161-223), tesi questa ripresa dallo storico Giuliano Garavini nel saggio “Dopo gli Imperi. L’integrazione europea nello scontro Nord – Sud “ ed. Le Monnier 2009 in “ Quaderni di Storia fondati da Giovanni Spadolini e diretti da Fulvio Cammarano” .
La tesi di Milward è per quanto mi riguarda condivisibile se ci soffermiamo ad analizzare il contesto di quegli anni dove gli Stati Europei usciti distrutti dal conflitto bellico, grazie al Piano Marshall voluto dagli USA, avviano un processo di ripresa economica e di ricostruzione della propria struttura statuale. Che sia la ricostruzione dello Stato – nazionale la tendenza, la si evince dall’idea “funzionalista” che ispira il processo di integrazione europea, ossia un processo di integrazione che vede protagonisti i governi dei singoli Stati nazionali che raggiungono su temi specifici intese ed accordi. Idea funzionalista rintracciabile nelle “Memorie” di Jean Monnet”, nel piano presentato da Schuman nel 1950 fino a quanto dichiara lo stesso J. Delors nel dicembre del 1977 presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Firenze. ( n.d.r. Stato e mercato n.1/1998 pagg. 11- 20) . Il modello che viene preso a riferimento è quindi gli Stati Uniti d’America, la “modernizzazione” dei piccoli Stati europei non può che passare attraverso l’accettazione e la protezione degli Stati Uniti. Significativo è l’articolo apparso su The Economist del 17 giugno 2021 dal titolo” The EU: Made in America” << L’America è un motore dell’integrazione europea, intenzionalmente o no. Dal Big Mac alla bomba nucleare, l’elenco delle conquiste americane del XX secolo è lungo. In un notevole periodo di invenzione, l’America ha donato all’umanità il volo umano, la supercolla, il rock and roll, il razzo Saturn V, le crostate pop e Internet. Un’innovazione americana di quest’epoca riceve molta meno attenzione: l’Unione Europea. L’U.E. è una creazione americana, tanto quanto europea. A metà del XX secolo c’erano più federalisti europei a Washington che a Bruxelles. I senatori hanno respinto le risoluzioni dichiarando: “Il Congresso favorisce la creazione di Stati Uniti d’Europa”. Il Piano Marshall, un torrente di finanziamenti postbellici per il continente paralizzato, è arrivato a condizione che i paesi europei si fondessero insieme. George Kennan, un diplomatico americano, ha riassunto la politica americana: “Speravamo di costringere gli europei a pensare come europei e non come nazionalisti”. Dimenticate Jean Monnet. Quando si tratta di nominare i padri fondatori dell’UE, l’elenco dovrebbe iniziare con il presidente Harry Truman.>> ( n.d.r. traduzione dello scrivente).
A proposito dell’Europa e dei fantomatici “Stati Uniti d’Europa” Kissinger affermava di non conoscere il numero telefonico dell’Europa e di recente la risposta di Biden << ci penso>> data a Draghi quando gli ha chiesto il numero di telefono di Putin per intavolare la pace a proposito della Guerra Ucraina. Per Biden l’UE è solo un << club economico e commerciale>> (n.d.r. ItaliaOggi del13/05/2022) . Il processo di integrazione europea nasce per volere degli Stati Uniti e della stessa Gran Bretagna, Churchill la auspicava ma nel contempo era sua intenzione tenere fuori il Regno Unito, non peraltro essendo un Impero aveva il suo “mondo”. Storicamente la Gran Bretagna ha avuto come unica preoccupazione, già a partire da fine ‘600 con la Guerra della Lega d’Augusta come unica preoccupazione, quella di mantenere un equilibrio tale sul Continente europeo che evitasse l’egemonia di qualsiasi potenza. Fino alla sconfitta di Napoleone I Bonaparte il pericolo è stato rappresentato dalla Francia a partire dal 1871 con la nascita dall’Impero Tedesco da quest’ultimo. (n.d.r. G. Mammarella – P. Cacace. Storia e politica dell’Unione europea. Editori Laterza 2013) .
L’U.E. per come nasce non può che essere succube del volere degli Stati Uniti, è una sua creatura. Fino alla fine dell’Urss è stata la frontiera avanzata durante la Guerra Fredda, oggi si trova tra l’incudine e il martello rappresentati dagli USA e dai Paesi dell’ex Blocco Sovietico o addirittura facenti parte della stessa URSS. L’odio anti russo in Polonia, nei Paesi Baltici, in Ucraina ecc. è molto forte. La Guerra interposta che gli USA stanno conducendo contro la Russia non è solo contro quest’ultima ma è anche contro la stessa U.E. Attraverso il conflitto gli USA stanno annullando quegli spazi minimi di autonomia che l’UE aveva conquistato negli ultimi anni. Biden è il restauratore dell’egemonia USA sull’Europa. Forse è solo negli anni 70 che l’Europa ha svolto una politica autonoma pur restando nell’ambito dell’Alleanza Atlantica. Ciò è stato possibile grazie a personalità politiche di alto livello come Olof Palme e Willy Brandt. A partire dal crollo Sovietico e dall’egemonia neoliberale anglo- americana l’Europa non ha più nemmeno un modello economico autonomo. M. Albert in Capitalismo contro capitalismo ed. il Mulino si interrogava, all’indomani del crollo dell’URSS, quale capitalismo avesse vinto.Se non fosse ancora chiaro ad aver vinto è quello anglo- americano. Con la vittoria del capitalismo Made in USA, l’U.E. ha perso anche quel poco di autonomia che aveva guadagnato negli anni 70 quando appunto gli USA erano chiaramente in crisi. Di fronte alle dichiarazioni dei governi francese e inglese, a
pochi giorni dall’incontro di Ramstein, da questa U.E. , parafrasando Metternich, l’U.E. è una “semplice espressione geografica”per cui di fronte alla recrudescenza del conflitto e all’aggravarsi della crisi economica e sociale non ci si può aspettare nulla, nemmeno balbettii.
Fonte foto: da Google