Il fantoccio piazzato a Tripoli come rappresentante legale del governo libico dall’ONU, Fayez al – Sarraj, ha chiesto al primo ministro italiano un aiuto militare per poter fronteggiare le tante milizie ben armate del generale Khalifa Haftar.
Il Conte le avrebbe inviate, con il beneplacito del nostro stato maggiore che sa bene che nella terza guerra mondiale in atto, già operante all’ombra delle super-potenze, senza armi e senza morti sul campo, gli stati non contano nulla e sono destinati a perdere terreno sul piano internazionale e a non contare nulla anche sul piano diplomatico.
Conte, in seconda fila, nella foto di gruppo dei “salvatori” “avvoltoi” della Libia, ne è una palese dimostrazione.
Il Conte non ha risposto positivamente all’invito belligerante, sebbene siano in forte pericolo i destini dell’Eni in terra libica e nello stesso Mediterraneo, non credo per spirito pacifista, bensì per non aggravare la situazione traballante del governo che si dà arie di accoglienza e di tolleranza, di spirito umanitario per poter affrontare (anche con l’aiuto delle sardine) sul piano elettorale l’estrema destra del truce Salvini, che con tanto ardore ha esultato per l’assassinio di Solemaini come a suo tempo per Gerusalemme Capitale dello stato ebraico.
Al povero Sarraj non è rimasto altro da fare che rivolgersi al Sultano che ha bene accolto l’invito (per cui l’intervento turco, dato che è stato richiesto da uno “stato sovrano”, risulta legittimo e non impugnabile per aggressione).
Molti assassini già impegnati in Siria e cacciati via, in particolare da Idlib, dall’esercito siriano e dall’aviazione russa, sono già presenti. Si prevede che a breve sbarcheranno circa 5.000 combattenti. Già operanti forze dell’intelligence turca, oltre che addestratori, dato il numero elevato di armi, di sistemi antimissili, di droni armati, di blindati omaggiati da Erdogan
Sarraj può contare innanzitutto sulle città di Zintan (2.500 uomini) e di Misurata (20.000 circa) e su 5 milizie forti ognuna di diverse centinaia di guerriglieri. Haftar, con il sostegno della Francia, dell’Egitto, dei Sauditi e degli Emiratini è dotato di armamenti più pesanti e di un esercito regolare (LNA) di 7.000 soldati. In più milizie del Ciad e del Sudan in numero rilevante. Da notare l’apporto di mercenari russi addestrati per la guerriglia urbana.
Erdogan ha saputo cogliere la propizia occasione con molta lucidità. Innanzitutto difendere una città e una regione dall’assalto contro l’organizzazione panaraba dei Fratelli musulmani che si è ben appollaiata a Tripoli, in secondo luogo stabilire un trattato di alleanza con Sarraj per la creazione di un’area adiacente le acque territoriali che, a partire dalla Libia, arrivi addirittura fino alle coste turche per la formazione di zone esclusive marittime (ZEE), ove Erdogan abbia diritti sulle risorse naturali, sull’installazione di strutture artificiali, sulla ricerca scientifica…
L’operazione arbitraria del regime turco e dell’acquiescenza del Sarraj che così ha potuto disporre dell’ aiuto militare sperato, ha fatto andare su tutte le furie l’Egitto, la Grecia e Cipro che hanno visto offese le loro prerogative sul Mediterraneo orientale ( in effetti anche il Bel Paese risulterebbe danneggiato). La Russia che già aveva fatto i suoi passi in precedenza a favore di Haftar, coglie anch’essa l’occasione per affratellarsi agli stati colpiti duramente dall’offensiva turca nella difesa del fantoccio di Tripoli e nell’espropriazione giuridica delle acque del Mediterraneo orientale.
Se l’Italia ha come strategia quella di accodarsi al più forte per ricavarne qualche regalia, la Turchia invece una strategia di alto respiro ce l’ha: la ricostituzione dell’impero ottomano, almeno nella sfera d’influenza e nel peso diplomatico, la ricostituzione di un’area egemonica che si estenda verso tre continenti: Europa, Asia, Africa, con il controllo del Mediterraneo orientale.
Il jihadismo in Cecenia, nello Xinjiang, nell’Asia centrale non sono d’impronta solo statunitense, Del resto, Erdogan si è pronunciato esplicitamente più volte su tale “spazio vitale”. I commentatori più superficiali l’hanno giudicata come la solita pagliacciata del Sultano. Non lo é.
E’ una strategia che preoccupa i Russi, ma è anche vero che Putin riesce a cogliere nella pericolosa iniziativa “neo-ottomana” degli elementi funzionali alla propria influenza in Africa e nel bacino medio-orientale: il ridimensionamento nell’area della presenza americana e della sua arroganza.
L’inimicizia Turchia-Russia, nelle vesti di Sarraj-Haftar, va dunque interpretata se non come un gioco delle parti per avere entrambi un ruolo determinante nei destini della Libia, certamente come una contesa contingente che non altera le strategie di ampio respiro dei due rivali-alleati.
E l’Italia, poverella, che sta con Sarraj ma abbraccia Haftar (dobbiamo essere diversi dal nostro cugino transalpino?), che proclama la necessità di una soluzione politica e che invoca il cessate il fuoco, aspetta gli eventi. Il Sultano si è pronunciato da “vero democratico”. Noi staremo a Tripoli per difenderla non per conquistarla. In tal modo, il Bel Paese potrebbe rimanere il “garante” ufficiale della comunità internazionale per la Libia e conservare i privilegi dell’ENI al quale potrebbe essere concesso di rosicare nelle ZEE abusive dell’ex proprietario della Libia. C’erano loro prima di “noi”.
La Germania e gli States stanno facendo altri giochi. Meno appariscenti ma ugualmente sporchi. Ne parlerò in un’altra occasione. La Cina? Non ne so molto ma sono sicuro che è dappertutto.