La giornalista americano-iraniana, Marzieh Hashemi, è stata arrestata negli USA senza che le autorità specificassero il capo d’accusa; si tratta d’un arresto politico in linea con la decennale repressione che lo Stato Profondo manda avanti nei confronti delle voci scomode. Qual è la sua unica colpa? Lavorare col canale indipendente PressTV, la stessa rete d’informazione per cui offriva i suoi preziosi contributi Serena Shim, la reporter libanese che documentò i traffici d’armi dalla Turchia all’ISIS. Come dobbiamo leggere questo gesto di ordinaria repressione? L’oligarchia USA è divisa ma, malgrado i conflitti interni, si compatta quando deve fronteggiare gli avversari di classe, sia pure con un orientamento geopolitico diverso; in questa prospettiva l’FBI (vicina al presidente Trump) diventa la pistola fumante della CIA (vicina ai Clinton). Il ‘’giornalismo di regime’’, alleato delle agenzie d’intelligence, tace mentre i canali indipendenti danno la doverosa solidarietà alla collega iraniana.
Il canale Musulmani Sciiti in Italia ci comunica un dettaglio particolarmente grave: ‘’Solo adesso Marzieh Hashemi è riuscita a informare i suoi familiari del maltrattamento subito nel carcere americano: contro la sua volontà le è stato rimosso l’Hijab (il velo islamico) ed è stata trattata come una criminale sebbene non vi siano accuse formali contro di lei. Le guardie carcerarie le hanno negato la possibilità di usufruire di cibo “halal” (lecito secondo la giurisprudenza islamica) o vegetariano, e le è stato servito soltanto cibo con carne di maiale, che si è rifiutata di consumare. Al momento ha potuto mangiare solo salatini e pane’’ 1. Le autorità americane non hanno nessun rispetto per i diritti dei cittadini (la Hashemi ha la doppia cittadinanza: iraniana e statunitense), il loro razzismo anti-musulmano è totalmente in linea con l’ideologia dei neoconservatori. E’ bene rilevare come lo scontro di civiltà, teorizzato da Horowitz, venga filtrato dagli apparati repressivi guadagnandosi il silenzio delle agenzie di stampa locali. Si tratta di una tendenza mondiale pianificata a tavolino dall’amministrazione Bush. La preziosa testimonianza del giornalista in esilio, Thierry Meyssan, ci offre ulteriori elementi di discussione:
‘’Per 12 anni sono stato segretario nazionale di un partito di governo, quello di Jean Moulin. Come lui sono radicalmente repubblicano, nel senso di «votato all’interesse generale». Per questo motivo non ho taciuto quando il governo di George W. Bush ha presentato la sua versione degli attentati dell’11 Settembre. Sono stato immediatamente oggetto di pressioni, cui mi sono rifiutato di sottostare. Inizialmente ho avuto la fortuna di beneficiare della protezione del presidente Chirac; dopo l’elezione di Nicolas Sarkozy, invece, uno dei servizi di Stato ha ricevuto l’ordine di eliminarmi. Piuttosto che chinare la testa, ho preferito lasciare tutto e andare in esilio. Dopo qualche mese, ho cercato di capire a quale potere avessi dato fastidio’’ 2.
Il ‘’giornalismo di regime’’, diventato potere di persuasione, deve confrontarsi con il cuore pulsante dell’imperialismo USA considerando che lo Stato Profondo nord-americano dispone – come emerge dalla testimonianza del giornalista francese – della forza necessaria per imporsi sui governi europei. Quanti giornalisti si lasciano comprare da questo sistema di potere? Tanti, in cambio di una carriera garantita. Dice bene Julian Assange: per fare carriera nel giornalismo basta, senza porsi molte domande, seguire le mosse strategiche dell’imperialismo americano-sionista, tutto il resto (denaro, contatti utili per emergere, titoli, ecc …) verrà da sé, come se ci fosse una sorta di pilota automatico del carrierismo ‘’informativo’’.
La Federazione Internazionale dei Giornalisti ha stigmatizzato l’ingiusto arresto, mentre il canale HispanTV ha riscontato che: ‘’il governo statunitense detiene giornalisti come la Hashemi con un obiettivo: silenziare, nel mondo, le voci critiche che svelano i suoi crimini e il suo imperialismo’’ 3. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Bahram Kasemi, ha aggiunto: ‘’il trattamento “degradante e inumano” di una donna musulmana è un esempio del regime di apartheid contro i cittadini non bianchi, e che gli Stati Uniti sono diventati un paese “pericoloso per i giornalisti” 4. In Italia quasi tutti, col capo chino, tacciono.
La lotta per un mondo multipolare prevede anche la democratizzazione dell’informazione. Il giornalismo deve ripudiare quella che Orwell, col suo ‘’dono della parola’’, chiamò la cortina fumogena dell’americanismo. Gli USA non vogliono perdere l’egemonia informativa (l’altra faccia della medaglia rispetto all’egemonia ideologica) per questo, come ha riscontrato (giustamente) il Ministro degli Esteri iraniano, ‘’sono diventati un paese pericoloso per giornalisti’’. Un paese pericoloso non solo per giornalisti, citando l’analista Chris Hedges: ‘’Abbiamo fondato la nazione sul genocidio e sulla schiavitù, devastando il mondo con guerre interminabili e derubandolo delle sue risorse, arricchito un’élite oligarchica a spese dei cittadini, dato alla polizia il potere di sparare per la strada ai cittadini disarmati e segregato [nei nostri penitenziari] l’equivalente di un quarto della popolazione carceraria mondiale, mentre ci pasciamo con la presunta superiorità morale della supremazia bianca americana’’ 5. Trump è abile nel mentire, come il resto dell’establishment repubblicana e democratica. Chi non fabbrica notizie compiacenti verso l’oligarchia, in una fase di scontro geopolitico, rischia il carcere.
La campagna per la Libertà di Marzie Hashemi (#FreeMarziehHashemi and #Pray4MarziehHashemi) non può essere separata dalla lotta per la liberazione di Julian Assange riassegnando, con spirito civico e senso della giustizia, al lavoro degli informatori la dignità che merita.
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https://www.voltairenet.org/article204742.html
https://www.hispantv.com/noticias/politica/408874/iran-eeuu-detencion-periodista-presstv-policia
https://it.sputniknews.com/mondo/201901167110653-Ministero-esteri-iran-condanna-arresto-conduttrice-iraniana-usa/
https://comedonchisciotte.org/trump-lamericano-per-eccellenza/
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