L’ostilità dell’Occidente nei confronti della Russia ha radici antiche. E’ un sentimento contraddittorio, una miscela di avversione e paura nello stesso tempo. Sarebbe troppo lungo e complesso indagare in questa sede le radici storiche e culturali di questo atteggiamento. Provo a fare una sintesi estrema affrontando alcuni punti in ordine sparso.
La Russia è il paese più grande del mondo, si estende dall’Europa orientale fino all’Oceano Pacifico e confina con tanti stati asiatici. Un territorio immenso che nessuno è mai riuscito a conquistare, occupare e controllare se non per un brevissimo periodo. Chi ci ha provato, manu militari, è uscito sistematicamente con le ossa rotte. E infatti i suoi confini sono più o meno quelli da sempre e, appunto, nessuno è riuscito a modificarli sostanzialmente o definitivamente. Questo è un aspetto che potrebbe ingenerare un sentimento al contempo di frustrazione e di rancore per un mondo, come quello occidentale, che ha avuto proprio nell’espansionismo economico e militare, in altre parole nell’imperialismo e nel colonialismo, il suo tratto distintivo. E infatti, a differenza di altri grandi paesi come la Cina e l’India, la Russia non è mai stata sottoposta a dominazione coloniale e, per quanti sforzi siano stati fatti in tal senso, sono risultati sempre infruttuosi.
E’ un paese dalle forti tradizioni culturali e religiose, molto difficili se non impossibili da eradicare. E questo è un altro aspetto che rende molto difficile un processo di colonizzazione culturale dall’esterno. E’ un popolo normalmente un pò “sonnolento”, dal passo lento, per così dire, ma dotato di grandissime risorse e di una straordinaria capacità di resistenza e di mobilitazione, come ha dimostrato nei momenti drammatici della sua storia.
E’ un paese che potrebbe in larga parte essere considerato europeo ma non del tutto, per via, appunto, sia della sua estensione nel continente asiatico che, soprattutto, della sua cultura, usi, costumi, tradizioni e religione fortemente autoctoni che poco o solo in parte hanno in comune con il mondo occidentale. In poche parole, una diversità culturale che, nonostante tutto, il processo di globalizzazione capitalista (che certamente è arrivato anche in Russia) non è riuscito a distruggere.
Inoltre, per gran parte del secolo scorso, la Russia ha incarnato il “male” per eccellenza per il mondo capitalista occidentale, cioè il comunismo. Non è affatto un caso, a mio parere – ma questo richiederebbe una analisi ad hoc che ora non possiamo fare – che la prima rivoluzione socialista sia avvenuta in quel paese, per ragioni non solo economiche, politiche e militari ma, appunto, anche culturali.
Molti pensavano che, crollata l’URSS, la tradizionale e storica ostilità nei confronti della Russia sarebbe venuta meno. Ma così non è stato. Dopo il tentativo, fortunatamente fallito, di ridurre la Russia – subito dopo il crollo dell’Unione Sovietica – ad una colonia se non ad una discarica dell’Occidente, quest’ultimo, e in primis gli USA, ha ricominciato la solita sistematica aggressione nei suoi confronti a colpi di sanzioni, colpi di stato militari in paesi limitrofi e di criminalizzazione mediatica.
Pur di colpire la Russia gli USA e l’UE non hanno esitato a servirsi dei peggiori arnesi del neonazismo di tutto l’est europeo. In Ucraina è stato organizzato un colpo di stato in piena regola, promosso e sostenuto in accordo con la peggiore feccia nazista che ha fornito la manovalanza sul campo e il tutto è stato “colorato” come una rivoluzione democratica e liberale. Tuttora prosegue nel Donbass il processo di destabilizzazione dell’area; una spina nel fianco della Russia, che ha visto fra l’altro le tre ex repubbliche baltiche sovietiche trasformarsi in vere e proprie basi NATO ai suoi confini.
Un ultra nazionalista sciovinista e integralista come Navalny, apertamente e dichiaratamente razzista, con trascorsi in movimenti di estrema destra, uno che ha teorizzato la deportazione per gli immigrati e l’apartheid per tutti i non russi, ultraliberista in economia, un personaggio a dir poco inquietante che farebbe rabbrividire anche un qualsiasi conservatore moderato, è stato elevato dalla propaganda mediatica occidentale a paladino della libertà e del liberalismo. Tutto ciò mentre Assange, colpevole di aver svelato al mondo le manovre oscure della CIA e degli USA, è stato sepolto vivo.
La storia ci dice che la Russia non ha mai rappresentato una reale minaccia per l’Europa e per il mondo occidentale, per lo meno se stiamo ai fatti. Al contrario è stata da questo ripetutamente attaccata sul suo stesso territorio (guerre napoleoniche, guerra di Crimea, invasione nazifascista durante la seconda guerra mondiale). Nonostante ciò, l’immaginario che è stato costruito è quello di un paese aggressivo ed espansionista, oltre che profondamente retrivo ed oscurantista, a cui non si può dare nessuna fiducia e che deve essere tenuto costantemente sotto pressione e sotto ricatto economico e militare.
Una pressione e una criminalizzazione che non avrà mai fine, per lo meno fino a quando l’Occidente non riuscirà in qualche modo (con Eltsin c’era momentaneamente riuscito) ad imporre in quel paese un governo docile, addomesticato e prono ai suoi diktat. Ma non credo proprio che ciò avverrà per le ragioni che ho sommariamente spiegato. L’indebolimento economico (ma non militare) degli USA, la crescita di altre potenze economiche come la Cina e, appunto, la stabilità della Russia, favoriscono la tendenza ad un mondo multipolare. Una prospettiva che gli Stati Uniti non possono e non riescono ad accettare.