Nuovo giudizio penale contro gli aguzzini del carcere argentino di Coronda. Dopo quasi cinquanta anni dalla dittatura, la ricerca della verità prosegue il suo cammino.
Sei anni dopo la conclusione del processo per le vessazioni sofferte nel carcere di Coronda durante l’ultima dittatura, la giustizia ha appena iniziato un nuovo processo, che smantella, ancora una volta, la teoria della “obbedienza agli ordini superiori ”.
L’ 11 maggio 2018 il Tribunal Oral Federal di Santa Fe, Argentina, aveva
condannato gli ex comandanti della Gendarmeria Nazionale Juan Angel Dominguez e
Adolfo Kushidonchi a 17 e 22 anni di carcere per crimini contro l’umanità, in
quanto direttori di quel carcere durante l’ultima dittatura civico-militare
(1976 -1983).
Quella che allora sembrava
una tappa senza ulteriori sviluppi, in effetti, non lo era. Da appena qualche
giorno, nella prima quindicina di giugno, il Tribunale Federale di Santa Fe, nel
cui distretto c’è Coronda, ha imputato una decina dei vecchi carcerieri, ufficiali
della Gendarmeria Nazionale, personale
medico, come pure un alto ufficiale in pensione, tutti con responsabilità
all’epoca nel suddetto carcere.
Tra il 1974 e gli inizi del
1979 furono detenuti a Coronda 1.153 prigionieri politici, dei quali tre, Juan
Carlos Voisard, Raúl Manuel San Martín e Luis Alberto Omaeche, persero la vita
per mancanza delle cure mediche necessarie. Un quarto, Daniel Gorosito, fu
assassinato dopo un trasferimento dalla suddetta prigione. Tutto ciò nel
contesto di un regime quotidiano basato sull’isolamento quasi totale dei
detenuti – sia all’interno del carcere che col mondo esterno – portato avanti
con la parola d’ordine “tutto è proibito”. La sola concessione era
l’aggressione, senza limiti, dei prigionieri politici dalla maggior parte del
personale penitenziario, a partire dai direttori fino all’ultimo secondino,
inclusi medici ed infermieri.
Un costante impegno contro l’impunità e l’oblio
Questa nuova causa ha
molteplici fonti, spiega la militante femminista e dei diritti umani Lucila
Puyol. Essa si basa su accadimenti che furono vissuti in quel carcere e
presentati nelle udienze di dibattimento della prima causa Coronda (che si
discusse tra il dicembre 2017 e il maggio 2018). Si basa anche sul contributo
di un altro processo, che anni prima si era celebrato nella città di Rosario e
aveva riguardato 66 vittime, molte delle quali furono detenute a Coronda. Essa
comprende, inoltre, elementi di una causa speciale per la morte di Juan Carlos
Voisard.
Puyol ricorda che nel primo
processo Coronda il gruppo degli avvocati querelanti – del quale lei stessa
faceva parte- in rappresentanza dell’Associazione El Periscopio (che è formata
da ex prigionieri politici diquel carcere), aveva già richiesto che si
trasmettessero alla Fiscalia Federal di Santa Fe “prove documentali e testimonianze
prodotte in tale giudizio… allo scopo di continuare l’istruzione dello stesso”.
Formalmente la parte querelante, così come resta registrato nel fascicolo
giuridico, citava 18 guardie penitenziarie, due ufficiali e due comandanti
della gendarmeria, tre medici e un infermiere, così come due membri dell’ex
personale dei servizi segreti. I nomi e le responsabilità di tutti quelli che
contribuirono al regime inumano di Coronda sono apparsi nelle testimonianze di
buona parte dei più di 70 testi che deposero nella prima causa Coronda.
Ciò significa che “tutto il
materiale documentale e le testimonianze del primo giudizio vengono assunti
come prove in questa nuova causa in atto”, spiega Lucila Puyol, la quale
sottolinea l’importante ruolo giocato durante tutto questo lungo processo per
la ricerca di giustizia da parte dell’Associazione Civile El Periscopio, “che
ha dato agli ex prigionieri politici di quel carcere il ruolo di protagonisti
principali, in quanto vittime, testimoni e propulsori della causa. Secondo
l’avvocatessa e militante del Gruppo HIJOS di Santa Fe (Figli e Figlie per
l’Identità e la Giustizia contro l’Oblio e il Silenzio) sarebbe importante che
il collettivo degli ex prigionieri politici continuasse a svolgere questo
ruolo, come querelante, anche in questo nuovo processo che sta per iniziare.
L’Associazione El Periscopio
nacque nel 2003. Prese il nome da un piccolo strumento/invenzione utilizzato
dai prigionieri a Coronda per osservare dall’interno delle celle il movimento
delle guardie. Il periscopio era costruito con un pezzetto di vetro, che aveva
dietro una mollica di pane annerita, acquisendo così le proprietà di uno
specchio. Con l’aiuto di una paglietta di scopa lo si poteva far passare
attraverso i buchini inferiori della porta e controllare, così, il movimento
delle guardie nel padiglione.
L’Associazione fu costituita
per dotare di personalità giuridica la pubblicazione del libro scritto a più
mani, anonimo e ricco di testimonianze Del otro lado de la mirilla. Olvidos
y memorias de ex presos politicos de Coronda 1974-1979, che conta già tre
edizioni e più di 12.000 copie vendute in diverse lingue. L’Associazione promosse
il progetto di traduzione e pubblicazione delle versioni in francese (Ni
fous ni morts, Vevey, Svizzera, 2020) in italiano (Grand Hotel Coronda,
Roma, Italia, 2022) e in portoghese (Nem loucos, nem mortos, San Pablo,
Brasil, 2023). Nel 2017 El Periscopio assunse il ruolo di parte accusatoria nel
processo Coronda (https://elperiscopio.org.ar/).
La memoria
come sfida e azione salvifica
“Il regime quotidiano che
abbiamo patito a Coronda aveva come obiettivo l’annichilimento fisico, psicologico
e ideologico dei prigionieri politici, così come chiaramente hanno riconosciuto
gli aguzzini di quel carcere e i militari, che convertirono il penitenziario in
un laboratorio, nel quale adottarono, nel tempo
e in forma crescente, un regime ogni giorno più vessatorio e violento”, ricorda Froilán Aguirre.
Aguirre fu arrestato nel
1977 a soli 17 anni, fu detenuto in diverse carceri, incluse alcune
clandestine, e quando compì 18 anni fu trasferito a Coronda. “Ci proibivano tutto:
parlare, leggere, scrivere, fischiare, svolgere attività fisica nella cella,
dormire durante il giorno. Ci punivano continuamente per ogni cosa a seconda della
voglia delle guardie, che ci controllavano giorno e notte”. E aggiunge: “il
regime stesso di Coronda era una tortura giornaliera. Non ci sono scuse. Tutti
erano responsabili: dai militari al direttore e i suoi assistenti, passando per
le guardie che facevano il lavoro sporco e davano bastonate e punizioni, fino
ai medici complici che non ci curavano” ricorda Aguirre, il quale continua ad
essere un attivo militante politico a Santa Fe, oltre a prendere parte alla
Commissione Direttiva dell’Associazione El Periscopio.
A suo parere, il nuovo
processo, che sta per iniziare e nel quale c’è una decina di imputati, non è
altro “che un nuovo esercizio di memoria collettiva e giustizia. Esso ci esorta
a continuare a denunziare quelle brutalità della dittatura. Sebbene abbia
impiegato molti anni nel concretarsi, si converte, nuovamente in un’attività
salvifica, non solo per quelli che patirono l’oppressione quotidiana, ma anche
per la società nel suo insieme”.
Questa nuova causa Coronda
II, secondo Aguirre, ha un valore particolare: parte in una fase in cui in
Argentina sono ventilati discorsi di odio e arie negazionistiche, che pongono
in dubbio ciò che realmente significò la dittatura. “La lotta per i diritti
umani acquista oggi, qui, un’importanza ancora più rilevante per l’insieme
della nostra società”, egli enfatizza.
La domanda è diretta: perché
El Periscopio sostiene che il supporto dell’Associazione alla memoria, verità e
giustizia, sia con il libro nelle differenti lingue sia con i processi legali,
costituisce un esercizio salvifico per la società nel suo complesso? La
risposta non dà adito a dubbi per Froilán Aguirre che in prima persona
singolare/plurale propone un esempio chiarificatore. Conosciamo direttamente e
siamo consapevoli del dibattito che
queste cause legali stanno provocando nella stessa popolazione di Coronda, la
cui vita, da decenni, è ruotata intorno al penitenziario. C’è un dibattito
pubblico sulle responsabilità di uno e dell’altro e sugli orrori che ospitò
tale carcere durante la dittatura”.
Aguirre spiega che El
Periscopio, da anni, continua ad essere invitato nella stessa Coronda a
conferenze pubbliche, attività culturali, presentazioni del libro, incontri con
giovani nelle scuole. “Per noi è un contributo essenziale, del nostro
collettivo di ex prigionieri, per operare come antidoto contro l’oblio e per
fare in modo che la gente stessa di Coronda, come stanno già facendo molti, si
allontani dal binomio popolazione-carcere che caratterizza questa città di
17.000 abitanti, nella quale vivono molte ex guardie o i loro eredi”. E aggiunge una considerazione che ritiene
essenziale: non si tratta solo di denunziare, bensì anche di condividere con la
società, in particolare con i giovani, come in quelle vicende molto difficili,
in un rapporto di forze assolutamente sfavorevole, “la nostra resistenza
unitaria, collettiva, umana, solidale ci ha consentito di sopravvivere,
realizzandoci come esseri umani e riaffermandoci come militanti a favore di
un’Argentina Migliore e di un Altro Mondo Possibile.
Presente con
futuro
Se continuerà senza
interruzioni questo nuovo processo giuridico, attualmente in fase iniziale,
molto probabilmente tra alcuni mesi – o anni – si accerteranno nuovi capi
d’accusa e ci saranno nuove condanne.
Forse alcuni degli accusati
non sconteranno alcuna pena perché saranno già morti. Probabilmente, molti
degli ex prigionieri politici o loro familiari, che subirono quegli orrori, non
potranno sentirsi risarciti da questa nuova tappa giudiziale. “I tempi della
giustizia sono particolari e rispondono a circostanze proprie e politiche
generali che non sempre sono controllabili da coloro che accusano ed esigono
verità”, riflette Froilán Aguirre. Ciò nonostante, “sappiamo che stiamo facendo
la cosa giusta e che stiamo contribuendo, molto umilmente, ad una società
futura più sana, giusta e migliore”.
Lucila Puyol esprime il suo
assenso, condivide e integra il ruolo degli ex prigionieri politici di Coronda
e Periscopiani (come gli stessi si autodefiniscono) nella diffusione e
trasmissione di questi processi nella società e nei media, “contributo
pedagogico fondamentale e obiettivo imprescindibile nella costruzione della
memoria. Il potere giudiziale è stato molto lento nel dare una risposta a fatti
accaduti più di 40 anni fa, ma, senza dubbio, la giustizia è sempre necessaria
e riparatrice”.
Nella sua riflessione finale
Puyol include il permanente lavoro che i membri dell’Associazione El Periscopio
realizzano da decenni, in Argentina e all’estero, con il loro libro su Coronda
con centinaia di presentazioni in molteplici lingue. E anche con le cause con
le quali chiedono giustizia. “Un lavoro, insisto, fondamentale per la
costruzione della memoria collettiva. Inoltre, essi sono stati capaci di
trasformare l’esilio di molti ex detenuti di Coronda- vicenda individuale e
familiare dolorosa- in un movimento internazionalistico che rende pubblico ciò
che è stato il terrore della dittatura argentina. Esso non si limita solo alla
denuncia, ma condivide anche i sogni e le speranze di una generazione che lottò
per un paese migliore, attualizzando e avvalorando quello che fu la resistenza
collettiva, solidale e unitaria nel carcere di Coronda, come forza di
sopravvivenza, di vita e di impegno innovatore”.
*Sergio Ferrari, giornalista, ex
prigioniero politico a Coronda e membro dell’Associazione El Periscopio
Traduzione: Claudio Fiorentino