Il “cessate il fuoco”, in Libano rafforza la
posizione degli Hezbollah: sostenuta dalla Siria baathista, la Resistenza
nazionale libanese ha rimesso in fuga l’esercito israeliano. Uccidere civili
inermi non è strategia militare, ma terrorismo: Israele è militarmente limitata.
Nel mentre, Erdogan ha rilanciato la Crociata islamista contro Damasco. Il
presidente Bashar al-Assad, respingendo l’”Islam made in USA”, guiderà il nuovo
campo antimperialista?
L’accordo per il “cessate il fuoco”
israeliano-libanese è stato, nei fatti, implorato dal premier sionista-revisionista
Netanyahu, con la mediazione di Biden e Macron. L’esercito israeliano,
sconfitto dalla guerriglia asimmetrica palestinese, è esausto, nei fatti
non ce la fa più; non ci stancheremo mai di spiegare come Israele mantenga una
certa pericolosità per quanto concerne la “guerra irregolare”,
cibernetica (pensiamo all’esplosione dei “cerca-persone”) e cognitiva,
nel complesso la “guerra ibrida”, ciononostante non può controllare il
territorio nella guerra “di terza generazione”, basata sulla
valorizzazione delle capacità umane. Assassinare un leader politico, come
Nasrallah, è crimine, non strategia militare.
Il “cessate il fuoco” durerà 60
giorni, dopo di che con la nuova amministrazione Trump si apriranno nuovi
scenari geopolitici. Netanyahu minaccia una aggressione all’Iran, ciononostante
il governo islamico-riformista vorrebbe perseguire pacificamente la transizione
verso un mondo multipolare. Per la sinistra riformista, lo scontro con USA ed
Israele (a differenza dei Guardiani della Rivoluzione) è posticipato nel
lungo periodo. La guerra dei sionisti-revisionisti, gli straussiani golpisti
al potere nel regime sionista, non è contro la Repubblica islamica-sciita nella
sua interezza, ma contro i Guardiani della Rivoluzione. Israele ha paura
delle Resistenze antimperialiste.
Non ci sarà nessun accordo globale fra Iran
ed Occidente: i riformisti, in questa congiuntura storica, non intendono
esportare la Rivoluzione degli Oppressi, ma ritengono – un po’ come fece
Deng in Cina – che lo scontro frontale con Washington si possa rimandare. La
priorità è, dal loro punto di vista, la costruzione d’una Nazione prospera ed
unita.
Scrive il reporter Fulvio Grimaldi:
“La tregua
prevede che debba riattivarsi la risoluzione ONU 1706 del 2006, adottata dopo
che Hezbollah, allora ancora in ciabatte, ci aveva messo un mese per cacciare
le truppe israeliane dal Libano. C’ero alla battaglia decisiva di BintJbeil e
ricordo con una certa soddisfazione come gli invasori, cacciati di casa in
casa, dimostrassero una volta di più che Israele è micidiale a bombardare
(visto che nessuno nei dintorni ha una forza aerea, o anti-aerea), ma molto
scarsa nello scontro sul terreno, dove le equazioni si impongono. Credo che più
che di armamenti trattasi di motivazione.” 1
“Venendo
alla sostanza, quell’esercito libanese non ha niente di nazionale e quindi è
debitore di motivazione e capacità a combattenti come Hezbollah che, da 40
anni, in politica e in armi, dimostrano di essere gli unici a difendere paese e
nazione, per quanto frazionata. E perciò, e anche perché i sionisti, furbi,
hanno bombardato, oltre a Hezbollah, tutto il Libano, da Nord a Sud, da Est a
Ovest. Perfino la loro ex-quinta colonna cristiano-maronita, perfino i
quartieri residenziali e gli ospedali, comprese i patrimoni archeologici e
turistici che facevano la ricchezza del paese. Hanno così creato, loro, una
coscienza avversa nazionale, una resistenza collettiva.”
L’IDF non ha strategia
militare; la dottrina “colpisci e terrorizza” genera resistenza
collettiva e condanna l’imperialismo a finire nella “spazzatura della
storia”. Israele è micidiale nei bombardamenti a tappeto e nella
sperimentazione delle armi di nuova generazione, perlopiù fornite dagli
anglosassoni, ma non è in grado di vincere una “guerra convenzionale”; l’imperialismo
(come comprese il Gen. Charles De Gaulle) non può sopraffare un popolo in armi.
La guerra del regime sionista viene classificata come “guerra irregolare”:
ha una dimensione tradizionale con le trincee, ma poi subentra la conquista dei
cyber-spazi e l’egemonia informativa. Dissonanza cognitiva e scarsa
percezione della realtà fattuale.
Erdogan: il “cane pazzo”
della Nato rilancia la Crociata contro la Siria baathista
Dopo settimane di
addestramento nei campi militari dei “nazionalisti integralisti” ucraini,
i tagliagole di HayatTahrir al-Sham (una costola di Al Qaeda)
puntano verso la città siriana di Aleppo, aizzate da Ankara. A fronteggiarli l’esercito
regolare siriano. Nel mentre Erdogan ha ripreso i negoziati coi separatisti
curdi, mentre Netanyahu potrebbe ritornare il protettore dei wahabiti
come quando nel 2013 visitò gli ufficiali di Al Qaeda ricoverati in
ospedale. Erdogan non si smentisce mai: è il “cane pazzo” della Nato.
Il fondamentalismo sunnita è
una sorta di preservativo di Washington, contro l’Asse sciita della
Resistenza e Damasco. Il presidente Bashar al-Assad, preservando l’unità
del Paese contro la sovversione islamista patrocinata dalla Nato, si è
candidato alla guida d’un ipotetico campo antimperialista. L’analista
strategico Thierry Meyssan scriveva nel settembre 2014:
“La CIA fornirà denaro,
armi, munizioni e informazioni ai «rivoluzionari siriani moderati» (sic)
dell’ESL (Esercito Siriano Libero), che poi si cambieranno il cappello e lo
useranno sotto la bandiera dell’«Emirato islamico», come nel caso di quel che è
seguito al maggio 2013.” 2
“All’epoca, il senatore John
McCain si era recato illegalmente in Siria per incontrare lo stato maggiore
dell’ESL. Secondo la fotografia poi diffusa per attestare l’incontro, questo
stato maggiore comprendeva un certo Abu Youssef, ufficialmente ricercato dal
Dipartimento di Stato USA con il nome di Abu Du’a, in realtà l’attuale califfo
Ibrahim. Così, lo stesso uomo era – a seconda delle circostanze e
contemporaneamente – sia un leader moderato dell’ESL sia un leader estremista
in seno all’«Emirato islamico».”
La “rivoluzione siriana”,
sponsorizzata dalla “sinistra imperiale” occidentale, è la dottrina
della “guerra eterna” coi tacchi a spillo. Progressisti, post-marxisti
ed anarco-libertari si sono uniti contro un Paese che alcuni teorici marxisti hanno
addirittura “Stato proletario” seppur con distorsioni burocratiche.
Di fatto, la Siria è uno stato antimperialista, che coraggiosamente sfida la
narrativa americanocentrica sulla “fine della storia” definendosi
socialista.
L’ELS, nel Nord della
Siria, siè alleato con i separatisti etnici curdi dell’YPG, minacciando
l’integrità nazionale dell’unico Stato pluralista del Vicino Oriente. Erdogan è
un sicario della CIA; Assad un resistente antimperialista. La Siria,
ancora una volta, è chiamata a difendere i popoli oppressi della regione.
Fonte foto: da Google