Il panorama politico francese sembra essere dominato dal neoliberismo globalista di Hammon, Macron e Fillon a ‘’destra’’ e a ‘’sinistra’’ da due inediti populismi: quello nazionalista della Le Pen e quello socialdemocratico di Melenchon. Purtroppo ‘’la variante populista di sinistra” non riesce ad abbandorare del tutto – la Le Pen si rifà chiaramente alla tradizione storica dell’imperialismo francese – l’imperialismo e la sua vergognosa storia di massacri e pulizie etniche.
Marine Le Pen non ha un coerente programma di nazionalizzazione di parte delle risorse, guardandosi bene dal toccare il potere dei banchieri e della borghesia, e in politica estera pochi analisti sottolineano il suo fanatismo sionista. Melenchon, al contrario, ha un programma che prevede la nazionalizzazione dell’industria pesante ed è contro la NATO e la UE. Si tratta di due ‘’populismi’’ molto diversi; uno reazionario ( Le Pen ), l’altro progressista ( Melenchon ). Detto questo anche l’ex trotskista Melenchon ha fatto pericolose concessioni all’imperialismo atlantico confermando la regola: la sinistra francese non riesce proprio ad essere antimperialista.
Solo per fare un esempio è di qualche giorno fa l’uscita ‘’Bashar Al Assad è un criminale’’ 1, che, ad esmpio, cozza decisamente con le analisi fatte dai socialisti venezuelani e i comunisti cubani.
Non è la prima volta che il nostro sbaglia; nel 2011 il leader della sinistra francese si rifiutò di chiamare ‘’guerra’’ l’aggressione imperialistica contro la Libia di Gheddafi perché – a suo dire – l’intervento militare aveva l’autorizzazione dalle Nazioni Unite. Peccato che il giurista di sinistra, Danilo Zolo, abbia sottolineato la contrarietà al diritto internazionale dell’ aggressione neocoloniale contro uno Stato indipendente e sovrano.
Melenchon è per l’uscita dalla NATO e si oppone alla russofobia dilagante in Europa; questo è innegabile e gliene rendiamo merito. Tuttavia non possiamo dimenticarci delle sue prese di posizione in favore della ‘’Francia coloniale’’. Di fronte alla distruzione della Libia, gli antimperialisti europei non possono che restare delusi dalle sue parole: Melenchon pensa che questo intervento ‘’è legato ai paesi dell’Africa del Nord. Non c’è futuro possibile per la Francia se lei si oppone al sentimento della maggior parte dei popoli del Maghreb, vale a dire, per la libertà e contro i tiranni’’ 2.
Quindi, restando aderente agli ‘’interessi nazionali’’, Melenchon avrebbe appoggiato l’imperialismo francese contro i patrioti del Fronte di Liberazione nazionale algerino ( cosa che lo stalinista PCF fece ) oppure i franchisti spagnoli contro i marxisti baschi dell’ETA? Il giornalista Jean Bricmon, con un elegante articolo, mette in risalto le contraddizioni della sinistra francese: ‘’Beh, ma l’onorevole Mélenchon vive in un paese dove è illegale anche sostenere il boicottaggio pacifico contro Israele. Chi può credere per un secondo che l’attuale atteggiamento di sostegno ai ribelli sarà interpretato dai popoli del Maghreb come supporto alla libertà e non, per esempio, al controllo di uno stato petrolifero, come la Libia, o a riprendere piede militarmente e politicamente contro le rivolte arabe e, per quanto possibile, dirigerle in base agli interessi occidentali?’’ ( Jean Bricmon, La sinistra francese e la guerra in Libia, 2011 ).
Oggi il leader del Fronte della sinistra chiede l’ingresso della Francia nell’ALBA sudamericana e noi ci auguriamo che, sulla Siria, ascolti i consigli dei comunisti cubani e dei socialisti venezuelani. L’abbandono del militarismo guerrafondaio è la condizione necessaria per sconfiggere l’imperialismo statunitense e il sionismo, il populismo lepenista e i rigurgiti neofascisti. Melenchon ne è consapevole? James Petras ha intravisto nella rottura con la NATO un importantissimo punto d’inizio ma il processo a seguire necessita del protagonismo della classe operaia, allo stato delle cose priva di una direzione politica coerentemente anticapitalista. L’Alleanza Atlantica e Israele sono il nemico principale, il nostro sembra saperlo ma poi inciampa sui cosiddetti ‘’interessi nazionali’’, del tutto interni alle dinamiche capitaliste occidentali. In parole povere, resta a metà strada.
Il ‘’trotskismo’’ si schiera coi neoconservatori statunitensi?
La sinistra trotskista ha fatto di peggio appoggiando, integralmente, le aggressioni imperialistiche alla Libia e alla Siria.
L’analisi di Jean Bricmon inquadra il problema con grande eloquenza, non lasciando scampo a queste tendenze ‘’degenerate’’ all’interno del movimento operaio:
Questo tipo di discorso, che si trova in tutte le guerre, è la versione adattata all’attuale crisi del “né-né” (né con la NATO né con Milosevic, né con Bush né con Saddam, né con Hamas né con Netanyahu) [12]. Da un lato, si accettano tutti gli argomenti della propaganda sui crimini di guerra del nemico, Gheddafi oggi, ma ieri Milosevic o Saddam, ma non si guarda mai alle fonti di informazioni alternative [13], e si afferma il pieno sostegno alla causa in nome della quale la guerra è condotta (kosovari albanesi, curdi, donne in Afghanistan, o l’opposizione libica). Poi, si rifiuta l’intervento militare “imperialista“, che è esattamente ciò che reclama coloro lo “sostengono“, senza offrire un’alternativa se non verbale. Si parla di armare i ribelli (che lo sono già), che è una forma di interferenza (e che cosa facciamo se queste armi non bastano?). Si lanciano parole d’ordine sulle Brigate Internazionali (chi le organizza?). E’ ovvio che questo tipo di argomenti “contro” la guerra non convincono quasi nessuno e aprono la strada ai controargomenti della sinistra interventista; c’è anche molto probabilmente la possibilità che la Francia sarà il paese dove le manifestazioni contro la guerra saranno le più scarse (come sempre accade, sulle questioni di guerra e di pace, dalla crisi dei missili nel 1980).
Lev Trotsky appoggiò il Negus contro il fascismo italiano e dichiarò che avrebbe appoggiato Getulio Vargas contro l’imperialismo britannico, ma i ‘’trotskisti moderni’’ non vogliono proprio schierarsi contro l’occidente capitalista e imperialista. Il candidato dell’NPA, Philippe Poutou, ha poc’anzi applaudito i bombardamenti Usa contro la Siria baathista. Leggiamo la denuncia del gruppo marxista rivoluzionario statunitense International Committee of the Fourth International (ICFI):
‘’Poutou begins by applauding the Trump administration’s claims that the strike is retaliation for an alleged chemical attack in Khan Sheikhoun: “For the first time in six years, the army of the war criminal El Assad has been the target of air strikes. 59 US missiles destroyed the Shayrat air base, from base of the aircraft responsible for Tuesday’s attack on chemical weapons against the civilian population of Khan Sheikhoun, which killed at least 86, including 27 children.
“Butcher El Assad with the Iranian and Russian armies has killed hundreds of thousands of Syrians, constantly bombarding the civilian population and resistance forces with his
bloodthirsty regime,” Poutou continues, concluding: “Therefore, without any support for or hope in the American army strikes, we will not join the protests of the French political parties, who, in order to advocate a ‘reasonable’ peace with El Assad and his minions, close their eyes to the hundreds of thousands of deaths killed by the dictator and the millions of displaced and refugees.”
This amounts to declaration by the NPA that it will bitterly oppose an antiwar movement and defend the war drive of the Trump administration, supported by the European Union (EU) and the Democratic Party in the United States. The US bombing threatens to escalate into a war directly between the NATO powers and Syria’s backers, Iran and nuclear-armed Russia. Even though such a war could lead to the incineration of the planet, the NPA still defends the war drive.’’ 3
Quindi Poutou si schiera contro il movimento no-guerra, si rifiuta di denunciare l’illegittima destabilizzazione di uno Stato indipendente ed usa le stesse calunnie sioniste contro i principali movimenti antimperialistici che combattono nella regione: gli Hezbollah ed il Fronte popolare di liberazione della Palestina. Questo sarebbe il candidato dei lavoratori? La classe operaia e i ceti popolari devono guardarsi dalla propaganda truffaldina di questi burocrati.
Il ‘’popolo’’ dimenticato diventa oggetto degli sproloqui patriottardi della Le Pen ma gli ex ( fino a che punto? ) neofascisti giurano anche fedeltà all’imperialismo israeliano, lustrando le scarpe ai campioni della pulizia etnica. I lavoratori devono saldare i loro interessi di classe con la lotta di liberazione nazionale dei popoli arabi e musulmani combattendo i veri fantocci della NATO – non i governi laici di Gheddafi ed Assad – e gli sciovinisti, i deliranti ‘’sionisti religiosi’’, di Tel Aviv. L’Iran è un importante alleato tattico in questa fase, motivo per cui l’islamofobia lepenista è doppia puntella del padronato francese e statunitense. Melenchon è, per i miei gusti, un po’ troppo titubante. Migliorerà? Ce lo auguriamo, vediamo come agirà.
https://brunoadrie.wordpress.com/2017/04/15/pour-jean-luc-melenchon-bachar-el-assad-est-un-criminel-par-bruno-adrie/
https://aurorasito.wordpress.com/2011/04/06/la-sinistra-francese-e-la-guerra-in-libia/
http://www.wsws.org/en/articles/2017/04/11/npas-a11.html