Lo Stato Islamico nasce dalla collaborazione di più servizi segreti: quelli americani e israeliani da un lato e quelli dell’Arabia Saudita (vero e proprio paradiso della criminalità organizzata araba) e della Turchia dall’altro.
Ci sono però delle differenze che è bene sia pur brevemente analizzare per avere un quadro più chiaro del conflitto in corso.
Usa e Israele
Gli Stati Uniti ed Israele puntano a eradicare non solo i movimenti di liberazione nazionali presenti nell’area ( Hezbollah, sinistra palestinese, Pkk, ecc … ) ma anche ciò che resta del nazionalismo laico ( baathismo, nasserismo, ecc … ).
L’ISIS è un pretesto per intervenire militarmente e perseguire l’obiettivo di balcanizzare due paesi chiave per l’unità araba: la Siria e l’ Iraq. L’alleanza fra Washington e Tel Aviv è strategica e il collante fra i due è costituito dalla lobby ebraica che – come ha efficacemente spiegato lo studioso James Petras – negli Usa è una sorta di “Stato nello Stato”.
Arabia Saudita
L’Arabia Saudita è una dittatura teocratica fondata sull’Islam wahabita, cioè quello che con disprezzo gli arabi e gli iraniani definiscono l’ “Islam giudeo”. Il supporto dei servizi segreti sauditi è indispensabile per costruire quello che i neocon chiamano “il nuovo medio-oriente”.
Da quando Bandar ha assunto il controllo dei servizi segreti sauditi, questo paese è diventato un vero e proprio braccio armato del neocolonialismo, e arriva molto spesso ad agire anche fuori del controllo dell’amministrazione Usa.
Spiega James Petras:
“Mentre gli Stati Uniti sono impegnati a sostenere il regime di destra di Maliki in Iraq, Bandar fornisce sostegno politico, militare e finanziario al sunnita e terrorista “Stato Islamico dell’Iraq e della Siria”. Quando gli Stati Uniti hanno negoziato l'”accordo temporaneo” con l’Iran, Bandar ha espresso la sua opposizione “comprando” l’appoggio alla sua posizione. L’Arabia Saudita ha siglato un accordo sulle armi per miliardi di dollari durante la visita del presidente francese Hollande, in cambio di maggiori sanzioni contro l’Iran. Bandar ha anche espresso sostegno per l’utilizzo da parte di Israele della configurazione di potere sionista per influenzare il Congresso, per sabotare i negoziati degli Stati Uniti con l’Iran
http://www.resistenze.org/sito/te/po/aq/poaqea14-013830.htm
La strategia di Bandar è sostanzialmente quella che fu di Bush: sottomissione ad Israele e creazione di un nuovo focolaio di guerra in Medio Oriente. Cosa motiva tutto ciò ? Semplice, Bandar, i neocon Usa e i sionisti hanno un comune nemico: l’Iran.
Turchia
Il capo di Stato turco, Erdogan, ha un problema: coniugare le spinte espansionistiche della Turchia con il servilismo nei confronti della NATO.
Per questa ragione, da una parte ha finto di fare la voce grossa contro Israele e dall’altra ha concesso contratti vantaggiosi alle multinazionali israeliane.
Turchia ed Israele collaborano nella destabilizzazione della Siria; Erdogan rifornisce l’ISIS di armi e Israele costituisce per i qaedisti, un ottimo avamposto strategico.
Il giornalista e dissidente politico turco Bahar Kimyongur, falsamente accusato di avere legami con un’organizzazione terroristica, ha definito in questo modo il leader turco:
“ll progetto megalomane di Erdogan è dovuto alla necessità di conquistare lo spirito dei popoli da lui sottomessi. Una sorta di revanscismo dell’eredità dell’Impero Ottomano. Egli si sente una sorta di nuovo Selim Ier, il sultano soprannominato «Il terribile» o «Crudele», colui che ha sottomesso la Siria e l’Egitto all’inizio del Sedicesimo secolo”
http://www.morasta.it/kimyongur-vi-racconto-chi-e-veramente-erdogan/
Da qui la domanda: fino a che punto Erdogan può spingere in avanti il suo progetto ? Bahar risponde in questo modo:
Tuttavia, a differenza del sultano-califfo, Erdogan non è che lo zerbino di un impero più forte di lui, quello degli Stati Uniti. La sua carriera politica, che lo ha portato alla guida dello Stato turco, è stata caratterizzata dalla volontà di conciliare le sue ambizioni personali con gli interessi dei suoi padroni. È arrivato perfino a sostenere il terrorismo in funzione della guerra antisiriana; sostegno incoraggiato da parte degli Usa da quando in quel paese è scoppiata la guerra civile”.
Le spinte egemoniche di uno Stato devono godere di rapporti di forza internazionali favorevoli e, data la supremazia di Usa ed Israele, Erdogan non può che scegliere una linea di subordinazione rispetto alla NATO.
La Santa Alleanza è quindi al completo: Usa – Israele – Arabia Saudita – Turchia.
Lo scontro si è radicalizzato nella città al confine turco-siriano di Kobane dove le milizie curde stanno opponendo una strenua resistenza all’ISIS.
Qual è posizione degli Usa ? Kerry dice che l’intervento non è prioritario. Come leggere tutto ciò? Una possibile interpretazione è questa: la Turchia può continuare ad armare l’ISIS per poi intervenire direttamente a Kobane invadendo la città e schiacciando le popolazioni locali. Da lì una possibile avventura militare contro la Siria ? Dipende dalla schizofrenia del complesso militare industriale turco e dalle disposizioni ricevute dai settori neocon all’interno della CIA. E’ ovvio che in questa circostanza saremmo di fronte ad una vera e propria aggressione contro uno stato sovrano che, a dispetto di quello che per anni hanno raccontato i mass media, sta combattendo contro il terrorismo; quello vero.
Erdogan, nel frattempo, ha intensificato la repressione interna, sia contro i curdi che contro gli attivisti di sinistra. Di cosa ha paura questa specie di neo sultano-ottomano? Erdogan, bersaglio della sinistra turca che in alcune circostanze lo ha addirittura paragonato a Hitler, non vede come remota la possibilità della nascita di una sorta di “Comune” a Kobane, solidale con le classi lavoratrici turche. Per questa ragione reagisce con il pugno di ferro.
Bahar Kimyongur, dopo aver denunciato il programma anti-siriano di Erdogan, è stato arrestato dall’Interpol in Italia. La magistratura italiana non ha concesso allo Stato autoritario turco l’estradizione di questo coraggioso giornalista. Oggi Bahar ci informa che addirittura in Germania, ad Amburgo, attivisti jihadisti filo-Erdogan attaccano i turchi solidali con il Pkk. Possiamo quindi affermare che la Turchia usa l’Interpol per la “repressione laica”, e l’ISIS per quella “religiosa”.
Pongo una domanda: Erdogan fa tutto questo con la complicità degli Usa e di Israele? Inoltre, la destra statunitense ha sempre appoggiato questo personaggio, di conseguenza quanto è collusa con il jihadismo anti-Islam ?
Dalla pagina facebook di Bahar leggiamo che:
Sunnites pro-#Assad contre pro-#ISIS.
Kurdes sunnites pro-#PKK contre pro-#ISIS.
La guerre de Syrie n’est pas confessionnelle mais IDÉOLOGIQUE !
Il conflitto è ideologico e politico, quindi contrappone opposte visioni dei rapporti sociali. Il sottoscritto, poco prima di riportare il commendo di Bahar, ha parlato di ‘jihadisti anti-Islam’. In altre parole, l’ISIS è del tutto funzionale ad alcuni interessi strategici che, come ho spiegato, vedono più attori in campo. La cabina di regia però si trova sempre nelle capitali delle maggiori centrali imperialistiche mondiali, cioè Washington e Tel Aviv.
Domanda: gli Usa sono in grado di schiacciare militarmente l’ISIS. Perché non lo fanno alla svelta invece di scimmiottare un intervento militare che, temo, abbia ben altri obiettivi reali ( la Siria baathista?…)? I jihadisti in occidente possono proliferare (contribuendo a criminalizzare l’Islam) con la copertura dei servizi segreti israeliani ? Quanto e in quale misura Israele li tollera o li ritiene funzionali al suo disegno politico? Chi scrive, sia chiaro, considera l’ISIS un grande affare per il Likud e per il suo programma di estrema destra e simil-fascista.
Domande politicamente inquietanti sulle quali è bene cominciare a riflettere.
Per ora quello che possiamo dire che le vie dell’imperialismo sono veramente infinite.