L’uccisione del leader politico di Hamas,
Yahya Sinwar, non fermerà la Resistenza palestinese, al contrario isolerà
ulteriormente il regime sionista nella transizione nel mondo multipolare.
Perpetrando un genocidio, Tel Aviv ha scatenato le ire delle masse musulmane,
di Russia e Cina oltre che di tutto il Sud Globale. La legalità internazionale
farà il proprio corso, reclamando la testa di Netanyahu, l’unico vero Hitler
del nostro tempo.
Il governo israeliano-fascista ha commesso
l’ennesimo crimine di guerra assassinando il leader politico di Hamas, a
Gaza, Yahya Sinwar. Morto combattendo insieme ad altri compagni d’armi, Sinwar,
pur appartenendo ai Fratelli Musulmani guidati spiritualmente a Gaza da
Mahmud al-Zahar, è riuscito a riconciliarsi con l’ala militare filo-iraniana,
le Brigate Al Qassam, grazie anche ad una visione meno dogmatica della
religione islamica. Nei suoi scritti, rimane centrale il concetto di “uomo
che s’è fatto da sé”, in quanto individuo che autonomamente sceglie i
propri obiettivi, aderendo alla lotta politica e sociale del proprio Paese. Una
idea dell’autorealizzazione diametralmente opposta alla “volontà di
potenza”, espressa dal filosofo irrazionalista tedesco Federico Nietzsche.
L’analista Haneen Odetallah, ci dà una
sintesi efficace della filosofia di Hamas, espressa negli scritti di
Yahya Sinwar. Leggiamo:
“Quando l’individuo che si è fatto da sé si
guarda intorno, trova il sistema islamico tra gli ultimi sistemi sociali che
sono rimasti saldi tra i palestinesi di fronte all’annientamento sociale,
o sociocidio,
commesso dall’occupazione. Trovano, nell’intreccio tra pratica politica e fede,
nel trasferire il riferimento dell’esistenza e dello scopo del palestinese ad
Allah, un principio che il nemico non può disintegrare. L’individuo che si è
fatto da sé trova nei siti storici islamici edifici politici stabili contro i
tentativi dell’occupazione di erodere la consapevolezza e distorcere la
direzione. Così, troviamo Ibrahim, che definisce la battaglia “una battaglia di
civiltà, storia ed esistenza”, che organizza un viaggio per i giovani per
conoscere le loro terre nascoste e i loro siti islamici sacri e storici, il più
importante dei quali è la moschea di al-Aqsa. Questi siti sono il luogo in cui
si incarna il fiorire della cultura palestinese, l’auto-sovranità e la
definizione del destino della loro terra.” 1
Se per Nietzsche l’autorealizzazione era un fattore
individuale, per Sinwar l’Uomo autorealizza sé stesso soltanto in una
dimensione collettiva, per quanto connotata religiosamente. La Resistenza –
superamento di ascetismo, sacrificio ed abnegazione – ha visto l’approdo della
filosofia politica di Sinwar nell’Asse sciita (pur essendo le Brigate
Al Qassam un movimento sunnita) della Resistenza. Ha ragione il
giornalista e reporter Fulvio Grimaldi: Yahya Sinwar merita d’essere ricordato
come l’ennesimo (dopo Moussa Al Sadr, Soleimani e Nasrallah) Che Guevara arabo.
Gli ultimi rantoli del fascismo ebraico, il
quale persevera col colpo di stato degli straussiani in Israele e la
costruzione di una nuova Architettura di potere, hanno globalizzato una
concezione del sociocidio, principalmente di matrice razzialista,
che rischia di distruggere una porzione del pianeta. Israele (entità non
riconoscibile come Stato nazionale, non avendo mai approvato una Costituzione
democratico-borghese e non avendo confini definiti) è l’epicentro di una
controrivoluzione mondiale.
L’Asse della Resistenza ce la può fare
Come ho spiegato più volte (principalmente
sulle testate online L’Interferenza e Futura Società), Israele ha
perso la “guerra convenzionale” o “di terza generazione”;
incapace di controllare militarmente il territorio, il regime sionista ha
optato per la “guerra irregolare” la quale contempla, in ultima istanza,
la conquista delle menti partendo dalla monopolizzazione dei cyber-spazi.
Chiarito ciò, l’IDF viene puntualmente costretto alla resa davanti alle
guerriglie asimmetriche palestinese e libanese; uccidere un leader politico,
oppure consumare un genocidio, non è strategia militare, ma crimine. Netanyahu
è il dittatore post-moderno più pericoloso del pianeta; figlio d’un
sostenitore del progetto hitleriano, ha coniugato il sionismo-revisionista
col transumanesimo di Harari, ideologo di Davos e fautore di una
concezione dell’uomo inteso come “animale hackerabile”. Citando la
teologa anarco-cristiana Simone Weil: “Israele è il capitalismo”, una
idea già presente in Marx nella sua celebre “Questione ebraica” e
nell’antifascista polacco (anch’egli d’origine ebraica), Abram Leon, in “Il
marxismo e la questione ebraica”.
L’amministrazione “dem” nord-americana
ha espresso sostegno all’entità sionista. Il giornalista Andre Damon, sulla
testata marxista World Socialist Web Site (WSWS), ha elencato le
affermazioni pro-Israele di Biden e Kamala Harris:
“Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha
chiamato Netanyahu giovedì “per congratularsi con lui per la missione
condotta a Gaza che ha ucciso il leader di Hamas Yahya Sinwar”, ha
affermato la Casa Bianca in una nota.
La dichiarazione ribadiva che “Hamas [non
sarà] mai più in grado di controllare Gaza”.
In una dichiarazione successiva, Biden ha
dichiarato: “Con il nostro aiuto dell’intelligence, l’IDF ha inseguito
incessantemente i leader di Hamas, stanandoli dai loro nascondigli e
costringendoli alla fuga. … La giornata di oggi, tuttavia, dimostra ancora una
volta che nessun terrorista in nessuna parte del mondo può sfuggire alla
giustizia, non importa quanto tempo ci vorrà”.
Ha continuato: “Israele ha tutto il diritto
di eliminare la leadership e la struttura militare di Hamas”.
In una dichiarazione, il vicepresidente
Kamala Harris ha aggiunto: “Israele ha il diritto di difendersi e la minaccia
che Hamas rappresenta per Israele deve essere eliminata. Oggi si registrano
evidenti progressi verso questo obiettivo. Hamas è decimato e la sua leadership
eliminata”.” 2
Progressismo e conservatorismo, nel periodo
successivo al ’68, rappresentano due orientamenti strategici all’interno del complesso
militare-industriale USA: Kamala Harris è pericolosa, parimenti, a Donald
Trump. La “Regina del caos”, per dirla con le parole della giornalista
radical-democratica Diana Johnstone.
Israele è una dittatura capitalista,
dipendente dagli USA, fallita. Il Segretario Austin, su indicazione di Biden
(il quale agisce sottocomando del clan Clinton), ha ordinato il dispiegamento
della batteria THAAD e di personale militare USA, con una duplice finalità: (1)
accelerare il genocidio del popolo palestinese e l’occupazione neocoloniale dei
Paesi “non allineati”; (2) proteggere le bombe nucleari
israeliane-statunitensi presso gli stabilimenti di Dimona. La subordinazione
degli USA ad una dittatura imperialista “atipica”, il regime infanticida
israeliano-fascista, è stata resa possibile dall’AIPAC, la lobby israeliana che
– a detta di molti studiosi come ad es. James Petras – configura una sorta di “stato
nello stato”, manipolando i gangli vitali dello “stato profondo”.
Lo storico Orazio Di Mauro, sul blog del “Movimento
per la Rinascita Comunista” (MpRC), ha avanzato questa ipotesi:
“In
conclusione, appare chiaro che gli Stati Uniti, temendo un’escalation da parte
di Israele e il possibile danneggiamento delle bombe di loro proprietà, siano
fortemente impegnati a preservare la loro forza nucleare, che potrebbe essere
messa in discussione in futuro da Russia e Cina. Nonostante questo, non abbiamo
certezza che una guerra nucleare totale possa avvenire, ma piuttosto si
potrebbe trattare di un conflitto limitato all’uso di bombe nucleari tattiche.
La domanda che pongo è: ci sono bombe nucleari tattiche a Dimona? Credo di sì.
Tuttavia, ogni bomba ha bisogno di un vettore e, nello specifico, l’uso di armi
nucleari tattiche richiede una strategia ben precisa, che, a mio parere, gli
Stati Uniti non lasceranno totalmente nelle mani degli israeliani.” 3
Possiamo dedurne che
l’imperialismo USA dia man forte al regime sionista nella guerra a media
intensità (“guerra irregolare” e sperimentazioni di armi tattiche), ma
voglia, nel 2025, coinvolgere il regime ebraico-fascista nella “guerra
eterna” contro Russia e Cina. L’impero americano d’Occidente potrebbe
scatenare l’Armageddon termonucleare, dimostrando fin da ora d’essere in uno
stato di morte cerebrale. Domanda: qualora questa previsione avesse fondamento,
l’AIPAC (pubblicamente schierata con Donald Trump) ha già deciso sottobanco di
far eleggere Kamala Harris? Trump e Harris: due facce della stessa medaglia, il
sionismo guerrafondaio.
Israele è un regime
infanticida, per dirla con Chavez “un braccio assassino dell’Impero yankee” che
– aggiungerei io – minaccia la vita sul pianeta. Dichiarando guerra all’Onu,
gli ultimi rantoli del fascismo ebraico hanno recuperato l’eredità del nazismo
in una prospettiva distopica. Il Sud Globale ha un dovere giuridico:
richiedere un mandato d’arresto internazionale per il governo fascista-sionista
ed i vertici militari di IDF e Mossad. I lavoratori e le classi popolari
hanno soltanto una possibilità per uscire da quest’incubo: organizzarsi in
Partito e in movimenti rivoluzionari, guidando una rivoluzione democratica ed
antimperialista nelle “zone tempestose”. L’Asse della Resistenza può
e deve vincere.
Fonte foto: CBS News (da Google)