L’ex presidentessa brasiliana, Dilma Roussef, ha dichiarato in una intervista con RIA Novosti che: ‘’Washington nutre da tempo questo grande interesse, perché nell’America Latina, in questa parte del mondo e anche nel contesto della produzione globale di petrolio, il Venezuela è una delle più grandi riserve petrolifere del mondo. Un Paese ricco, con terreni fertili’’ 1. La Roussef ha sottolineato che il Venezuela è un paese molto importante per l’ordine geopolitico mondiale.
L’approccio dei leader sudamericani è errato perché Washington è andata – dopo l’11 settembre del 2001 – ben oltre il vecchio colonialismo britannico ed il sionismo. L’alternativa non è fra il ‘’socialismo’’ ed una dittatura neoliberista ma fra la difesa dello Stato nazionale o sparire. L’imperialismo Usa non è interessato (solo) a rubare le risorse petrolifere del Venezuela ( come non gli importava molto di quelle della Libia ) ma vuole semplicemente gettare nel caos l’intera America Latina così come ha fatto sprofondare nella fitna il mondo arabo.
Questa strategia politica fonda le sue radici nel pensiero di Leo Strauss, sionista ed amico personale di Carl Schmitt, il giurista di Hitler, il quale – a causa delle persecuzioni antiebraiche – fuggi negli Usa con la mediazione della Fondazione Rockefeller. Un tempo ‘’trotskista’’, Strauss sosteneva che gli uomini avessero una natura malvagia e che il potere dovesse essere nelle mani una elite aristocratica; un governo dei filosofi con capacità ‘’tecnocratiche’’. Filosofo ateo, il precursore della destra statunitense credeva che la religione fosse una ‘’nobile menzogna’’ ( Platone ) utile a spegnere le richieste di democrazia popolare. Il pensiero neocon continua a prendere forma nel 1954, con il politologo americano W.H. Morris Jones che scrisse il saggio ‘’In difesa dell’apatia’’ in cui sostenne che ‘’l’apatia esercita un “effetto benefico sul tono della vita politica”; per contro, “molte delle idee connesse con il tema generale del dovere del voto appartengono propriamente al campo totalitario [!] e sono fuori luogo nel voca-bolario di una democrazia liberale”’’ 2. Altri elementi al concetto, vago ed indefinito di ‘’totalitarismo’’, verranno aggiunti nel 1956 da Zbigniew Brzezinsky col suo ‘’Dittatura totalitaria e autocrazia’’ dove la ‘’caratteristica più universale del totalitarismo’’ è l’economia pianificata. La base ideologica delle tesi guerrafondaie di Hungtinton, Horowitz e Pipes è quasi pronta.
Il campo imperialista presenta due tesi in parte contrapposte ma, in altre circostanze storiche, conciliabili: quella di James Burnham – ex assistente di Trotsky poi scomunicato dal leader bolscevico e passato nel campo della destra Usa – il quale ritenne che la democrazia statunitense dovesse essere esportata attraverso una rivoluzione manageriale; secondo Strauss, Horowitz e Pipes, invece, i popoli coloniali sono barbari quindi è inutile pensare di imporgli qualcosa. Vanno saccheggiati e lasciati nel caos. Questa è la pura dottrina neoconservatrice che, dopo l’11 settembre del 2001, è l’ideologia del super-imperialismo israelo-statunitense. La fine delle ‘’costituzioni antifasciste’’ prospettata dal banchiere J.P. Morgan non è altro che la rielaborazione della dottrina autoritaria di Alexander Kojeve, neocon francese ( anch’esso ex ‘’comunista’’ ) amico del nazista Martin Heidegger, il quale preconizzò la fine dello Stato nazionale e l’emergere di realtà imperiali. Per Kojeve la Francia avrebbe dovuto dare il via alla creazione d’un ‘’impero latino’’ perchè ‘’Soltanto un simile impero sarebbe all’altezza degli altri due già esistenti, e perciò stesso potrebbe sostenere una eventuale guerra se la sua indipendenza fosse messa a rischio’’ 3. L’umanità deve prepararsi – secondo Strauss, Kojeve e Horowitz – ad una guerra di tutti contro tutti, l’era in cui l’umanità sarà una realtà politica – scrive Kojeve – resta ancora distante nel futuro. Per Horowitz scompare definitivamente nella brutalità imperialistica nord-americana.
Il giornalista Thierry Meyssan ha spiegato l’ultima tappa di questa tesi ritenuta ‘’troppo crudele’’ dagli stessi ambienti della borghesia Usa. Il teorico neocon, Thomas P. M. Barnett, ha esposto un macabro progetto nel libro ‘’The Pentagon’s New Map’’ incassando il consenso del complesso militar-industriale nord-americano. Ma cosa sostiene Barnett? Cediamo la parola all’ottimo Meyssan: ‘’L’imperialismo ha bisogno di dividere il mondo in due: da un lato, una zona stabile che gode dei benefici del sistema, dall’altro un caos spaventoso in cui nessuno più pensa a resistere, ma unicamente a sopravvivere; una zona in cui le multinazionali possano estrarre le materie prime di cui hanno bisogno senza rendere conto ad alcuno’’ 4. Per il giornalista francese, il presidente siriano Assad ha avuto il merito di capire questo nuovo piano imperialistico ed, in virtù di ciò, (1) ha armato il popolo rinunciando a rafforzare l’esercito, (2) ha fatto terra bruciata ai wahhabiti salvando quella parte di Siria utile. Con queste – non facili – mosse si è aggiudicato la vittoria. I leader sudamericani ancora legati ad una antiquata interpretazione dell’imperialismo hanno portato a delle ‘’interpretazioni divergenti nel campo antimperialista’’ che, per il bene di tutti, dovrebbero essere superate.
Gli Usa vogliono imporre all’occidente capitalistico il loro modello neoliberista di sfruttamento dei lavoratori. Quindi le economie ‘’borghesi’’ dovrebbero fondersi nel capitalismo statunitense e la UE, in questo modo, diventerebbe l’ala civile dell’Alleanza Atlantica. Il piano è saltato quando la Russia ha aiutato la Resistenza siriana a fronteggiare la sovversione islamista spalleggiata da Turchia ed Arabia Saudita. La Russia in Ucraina s’è opposta, suscitando l’isterismo guerrafondaio di Washington, all’integrazione del paese nella NATO anche se, con tutta probabilità, non avrebbe permesso una Rivoluzione socialista nel Donbass. La globalizzazione economica e quella militare sono state fermate dall’azione politica del presidente Putin e dal riposizionamento della Russia in quanto grande potenza capitalistica. Davanti un nuovo scenario geopolitico, gli Usa non hanno esitato a portare il mondo sull’orlo della catastrofe.
Gli ‘’scontri’’ etnici e ‘’teocratici’’ sono l’arma di destabilizzazione utilizzata dal Pentagono. Negli anni ’90 contrapposero i musulmani ai cristiano-ortodossi serbi distruggendo uno Stato filo-russo ed ostile al neoliberismo; dopo il 2001 i musulmani passarono nel campo antimperialista fronteggiando l’imperialismo israeliano ed il ‘’sionismo religioso’’; adesso – secondo Meyssan – i musulmani stanno per scontrarsi, in Asia, con i buddhisti. Un nuovo scenario con nuove alleanze. Il sempre documentato Meyssan dice che quest’ultima – musulmani contro buddisti – sarebbe la ‘’seconda tappa’’ dello scontro di civiltà; chi scrive ritiene che sia la terza tappa.
La verità è a mio parere diversa, infatti lo ‘’scontro di civiltà’’ è una menzogna nord-americana per portare virtualmente un intero popolo in guerra coniugando genocidio ( quello commesso dai Bush, Obama e Clinton ) e vita quotidiana ( quella svuotata di senso dalla shock economy ). L’incomprensione, come le ignoranze, sono reciproche e vedono, il più delle volte, assolti i popoli a danno delle elite. Uno dei più lucidi scrittori del secolo scorso, Edward Said, ha ‘’gramscianamente’’ rilevato che: ‘’Viviamo momenti di tensione ma è meglio pensare in termini di comunità che detengono il potere e comunità che ne sono prive, di secolari politiche di raziocinio e ignoranza, e di principi universali di giustizia e ingiustizia, piuttosto che smarrirsi in astrazioni che possono essere fonte di soddisfazione momentanea ma producono scarsa auto-consapevolezza’’ 5. Una analisi perfetta che smaschera la malafede di Hungtinton e di gentaglia come Pipes ed Horowitz i quali ancora si atteggiano ad ‘’intellettuali’’ in giacca a cravatta nonostante i crimini commessi in diverse parti del mondo per le loro elucubrazioni mentali.
Il conflitto in corso è una ‘’grande lotta di classe’’ ( citando lo storico Domenico Losurdo ) scatenata dal super-imperialismo Usa contro il genere umano. La sconfitta di Washington è la salvezza di tutti.
https://it.sputniknews.com/politica/201710075112740-Rousseff-USA-petrolio-geopolitica-America-Latina-economia-chavismo-Trump/
http://www.resistenze.org/sito/te/cu/li/culi6b02.htm
http://www.europaquotidiano.it/2004/08/13/altro-che-ue-per-i-neocon-si-chiama-impero-latino/
http://www.voltairenet.org/article197505.html
http://www.repubblica.it/online/mondo/idee/said/said.html
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