Nel novembre del 2016, con l’aiuto del professor Diego Siragusa, ho analizzato le caratteristiche politiche del ‘’trumpismo’’: (1) una politica oscillante fra isolazionismo ed imperialismo; (2) la convivenza dei neofascisti dell’Alt Right con l’estrema destra israeliana; (3) l’impossibilità del presidente di mettersi contro lo Stato profondo ma al massimo di riformarlo. Rileggiamo una delle parti più significative dell’intervista:
‘’Inizio ricordando una pagina della storia americana del ‘900. Quando gli Stati Uniti persero la guerra del Vietnam nel 1975, ebbero una fase di ripensamento del proprio ruolo e si diffuse tra gli americani il dubbio che il loro governo non ha sempre ragione e non agisce sempre nell’interesse della nazione. Tutte le sconfitte sono, quindi, salutari. Accanto a questa disfatta storica, non bisogna dimenticare che gli Stati Uniti erano stati impegnati in un’altra vergogna che aveva coinvolto il presidente Nixon, cioè lo scandalo Watergate: lo spionaggio da parte di esponenti del Partito Repubblicano ai danni del Partito Democratico soggetto a intercettazioni illegali. Quello scandalo determinò la messa in stato d’accusa di Richard Nixon e la sua scomparsa politica. Come reagirono gli americani? Reagirono con un ritorno al puritanesimo protestante, agli antichi valori dei padri pellegrini ovvero ai principi dei fondatori degli Stati Uniti. Il mondo della cultura, il cinema, il giornalismo, il movimento dei neri americani e la cosiddetta “NEW LEFT” (Nuova Sinistra) favorirono un movimento d’opinione che voleva scrollarsi di dosso la vergogna della guerra contro il Vietnam e recuperare una sorta di egemonia morale ignominiosamente perduta. In questa temperie sorse e si affermò la candidatura del democratico Jimmy Carter, un predicatore evangelico che incarnava i valori americani fondativi: la Bibbia in una mano e il fucile nell’altra. Con le dimissioni di Nixon, il vicepresidente Gerald Ford assunse i poteri e iniziò una svolta che fu apprezzata da molti, anche in Europa. Ricordo il commento di Enrico Berlinguer molto lusinghiero su Ford. Ciò nonostante, Ford perse le elezioni presidenziali contro Carter nel 1976’’ 1
La sinistra, nel 1976 rappresentata da Berlinguer, non riuscì ad inquadrare il significato dell’isolazionismo ‘’tradizionalista’’ di Carter ed anche oggi continua a non comprendere i processi politic in attoi: Trump è un prodotto delle guerre imperialiste iniziate da Bush senior, proseguite da Clinton, aggravate da Bush jr (secondo Noam Chomsky una sorta di ‘’Hitler del ventunesimo secolo’’) e diventate tragedia con Obama. Non si tratta d’una reazione anti-establishment, ma della creazione – a tavolino – di una falsa opposizione in preparazione del Grande Reset (di cui prossimamente parlerò). Il monito lanciato dal complesso militar-industriale dinanzi la parziale ribellione dei Kennedy è sufficiente:
‘’Trump e Flynn non si metteranno contro il Sistema Militare Industriale che ha il vero potere negli Stati Uniti. Farebbero la fine di Kennedy. Alterneranno isolazionismo e imperialismo classico. Sono troppi i soggetti da accontentare e gli interessi che attendono di essere soddisfatti. La riapertura del “Dossier Iran” sarà il segno della pressione della lobby ebraica. Perché? Perché il teorema folle e aberrante di Israele è questo: io ho la bomba atomica e a nessuno, in Medioriente, deve essere consentito di averla. Altrimenti come posso esercitare il mio potere assoluto e incontrastato di ricatto e di intimidazione? Sfido chiunque a dimostrarmi il contrario. Per quanto mi riguarda, io sono favorevole alla bomba atomica iraniana come deterrente di quella israeliana costruita molto tempo prima. Le dichiarazioni contro l’Iran accusata di aver creato l’ISIS contrasta con quanto ha detto Trump in campagna elettorale. E’ il segno della rozzezza politica della destra repubblicana. Vedremo tutto e il contrario di tutto nei prossimi mesi durante la gestione Trump del potere’’ (Ibidem)
Lo storico Diego Siragusa ha compendiato magistralmente la convergenza fra la politica estera di Bush, Obama e Trump:
- Il servilismo nei confronti dello Stato israeliano attraverso la mediazione della lobby sionista.
- La sovrapposizione dello Stato profondo agli interessi della borghesia nazionalista USA. L’incapacità di riaffermare una concezione patriottica del capitalismo ha determinato la sconfitta di Trump: brogli a parte, questa è la ragione per cui Trump ha perso il sostegno di una parte dei ceti medi.
Il generale Michael Flynn, militare ultrareazionario, ma profondo conoscitore dello Stato profondo e delle relazioni internazionali, ha fatto un appello per sospendere la Costituzione: è inutile, Trump sa benissimo che, fin dalla metà del 2017, il tentativo del Gruppo Q degli apparati d’intelligence di riformare radicalmente la CIA si è rivelato impraticabile. Non rischierà né il suo patrimonio, né la possibilità di continuare, sottobanco, a fare affari coi Clinton. La riforma dell’intelligence secondo il generale Flynn prevedeva:
- Il raggruppamento delle 16 agenzie d’intelligence sotto un’unica autorità.
- L’abbandono della distinzione fra agenti sul campo ed analisti, potenziando i centri funzionali.
Il giornalista Thierry Meyssan ha colto gli aspetti più rilevanti delle tesi di Michael Flynn, tesi esposte – fra l’altro – anche sul canale Russia Today ed apprezzate dal presidente Putin:
‘’Ma, ancora più importante, i centri funzionali attuali eccellono nella gestione di informazioni immediate. Sono in grado di localizzare un individuo in qualunque parte del mondo si trovi e, se necessario, di eliminarlo. Ma questo non è lavoro d’intelligence, è crimine. La CIA sa rovesciare a meraviglia regimi che dispiacciono alla Casa Bianca e sa come usare le prigioni segrete, però non sa fare quello che più conta: anticipare le evoluzioni politiche e ancor meno quelle militari.
Michael T. Flynn era a tal punto deluso dal funzionamento della nuova CIA che, per supplirne le carenze, ha tentato, invano, di creare un servizio in seno al dipartimento della Difesa: il Defense Clandestine Service’’ 2
La creazione d’una nuova CIA corrisponde alla necessità di rendere efficiente il complesso militar-industriale: là dove ci sono criminali senza scrupoli, non possono esserci buoni analisti. Nonostante ciò, Meyssan sbaglia nel considerare il generale Flynn un oppositore del neoconservatorismo; questo soldato, certamente esperto, è un riformatore radicale della teoria politica reazionaria. Con l’articolo Michael Flynn e l’Islam, Meyssan decostruisce la rilettura liberale del pensiero di Flynn:
‘’Per quanto riguarda il jihadismo, su cui si è concentrato negli ultimi quindici anni, è giunto alla conclusione che l’islamismo non abbia nulla a che fare con la religione, ancorché ne usi il vocabolario e citi il Corano. Si tratta esclusivamente di un’ideologia politica. Cosa più fastidiosa, ma anche vera, egli afferma che il sostegno di cui godono i jihadisti presso una parte della popolazione musulmana trova le sue radici nell’Islam stesso. Se non ha espresso una posizione sulla religione musulmana, ha portato nella squadra di Donald Trump il professore di origine libanese Gabriel Sawma. Costui è l’autore di un libro sulle origini siriache del Corano che lo porta a un’interpretazione molto tollerante dell’Islam’’ 3
L’Islam è un avversario strategico del ‘’sionismo religioso’’, nonostante ciò il Gruppo Q ha concretizzato la Nato araba incassando l’appoggio dei settori più retrogradi del sionismo e del fondamentalismo sunnita. Continua l’analista francese:
“Lo scontro tra Michael Flynn da una parte e Hillary Clinton e Barack Obama dall’altro si è verificato nell’agosto 2012 in occasione della diffusione di una nota segreta sui jihadisti nel Levante. Nella parte del documento che è stata declassificata, egli osservava che erano in guerra contro la Repubblica araba siriana ed erano sostenuti dalle popolazioni tribali che vivono a cavallo tra la Siria e l’Iraq. Questa situazione poteva portarli a creare un emirato nel nord-est della Siria, che avrebbe corrisposto agli interessi strategici dei loro sponsor, Arabia Saudita, Qatar e Turchia. Ha spiegato di aver scritto questo documento – subito dopo la ripresa della guerra contro la Siria da parte della Francia – per cercare di opporsi al sostegno dell’amministrazione Obama alla creazione di Daesh’’ (Ibidem)
Non è casuale lo scontro sul wahabismo: alcuni analisti neomarxisti sostengono che la prossima rivoluzione anticolonialista dovrebbe partire dal paese più reazionario, l’Arabia Saudita, così come nel 1917 partì dalla Russia zarista appendice neocoloniale della ‘’perfida Albione’’. I Clinton, per impedire, l’avvento d’una nuova ondata di rivoluzioni antimperialiste hanno consolidato l’alleanza dello Stato profondo ‘’americano-sionista’’ con i Fratelli Musulmani ed il wahabismo. Il generale Flynn ritiene (correttamente) suicida la Dottrina Obama basata sul caos creativo, soltanto l’integrazione – dice l’ideologo del Gruppo Q – fra nazioni arabe, Islam riformato ed antisciita con lo Stato israeliano potrebbe garantire il corretto funzionamento dello Stato – ‘’Leviatano’’: la controrivoluzione preventiva. La costruzione di una nuova Architettura di Potere strutturata sul Grande Reset ha una doppia valenza: in politica interna condanna la Dottrina Trump destinando il capitalismo padronale nella ‘’spazzatura della storia’’, nella scacchiera internazionale decreta il tramonto politico-militare di Michael Flynn. Il capitalismo del Grande Reset sarà di gran lunga più cinico ed oppressivo: Flynn, quanto meno, ne aveva previsto gli effetti catastrofici nelle relazioni internazionali.
Donald Trump, perso un teorico esperto e capace come Flynn, rimase in balia dei deliri neonazisti di Steve Banon e Mike Pompeo, autocondannandosi alla sconfitta.
https://www.linterferenza.info/esteri/donald-trump-fra-white-power-ed-isolazionismo/
https://www.voltairenet.org/article194293.html
https://www.voltairenet.org/article194151.html