Le manifestazioni israeliane contro il premier Netanyahu e l’accordo fra l’amministrazione Trump, Israele e gli Emirati Arabi Uniti (EAU) si collocano all’interno di un conflitto inter-Elite: da un lato abbiamo la nuova destra sionista e dall’altra parte la sinistra politicamente corretta che vede nello Stato ‘’per soli ebrei’’ un avamposto laico e secolarizzato. Lo stato profondo egemonizzato da Netanyahu avversa l’Islam politico, mentre la sinistra ‘’cosmopolita’’ americano-sionista lo manipola contro il panarabismo euroasiatico. In Occidente, Netanyahu ha contribuito alla nascita dei nuovi partiti d’estrema destra il più delle volte post-neofascisti, contrariamente la sinistra ha declinato il post-modernismo nella variante socialdemocratica cambiando il DNA dei partiti post-socialisti oramai ‘’agenzie dell’imperialismo USA’’ (cit. Leon Trotsky).
I clan Trump e Netanyahu, al di là della propaganda, non considerano il mondo arabo come ‘’nemico principale’’, ma assimilano il progressismo all’Islam politico. Strategicamente l’avversario che può minacciare il piano Alt Right – Sionismo (imperialismo economico e nazionalismo territoriale) è l’Iran, per questo motivo l’amministrazione Trump ha costruito la Nato araba a trazione israeliana rilanciando il conflitto razziale/razzista fra arabi e persiani.
Nell’articolo Globalismo sionista contro nazionalismo (territoriale) israeliano – più volte ripreso sull’Interferenza – scrivevo:
“La giornalista Caroline Glick è una voce autorevole dell’estrema destra israeliana, sostenitrice della pulizia etnica della Palestina e vicina ai movimenti neonazisti. Leggiamo qualche cenno biografico: ‘’Caroline Glick, è nata a Chicago e si è arruolata nell’esercito israeliano subito dopo la laurea. Dal 1994 al 1996 è stato il membro principale della commissione israeliana che conduceva i negoziati con i palestinesi. E’ vicedirettrice del quotidiano Jerusalem Post e nel 2003, il quotidiano Maariv l’ha dichiarata la “donna più importante d’Israele“’’ 3. Questa giornalista ha amicizie all’interno della CIA e bazzica Lieberman; insomma una reazionaria alquanto pericolosa, una da tenere alla larga. Secondo la Glick, Israele “rappresenta un importante ostacolo al disegno globalista dell’establishment liberal internazionale, disegno presumibilmente condiviso dalla sinistra israeliana e basato sull’abolizione dei confini nazionali’’ 4. Non è un caso che questa signora si è recentemente legata a Steve Bannon iniziando a scrivere su Breitbart. Di che cosa si occupa sul giornale dell’Alt Right? Cito testualmente: ‘’La Glick, famosa per il suo forte sionismo, ha scritto sul sito web della destra statunitense ‘Breitbart’ che il recente progetto dell’espulsione[VIDEO]dei migranti africani da Israele e i proclami di Trump contro l’immigrazione messicana fanno parte della ‘lotta globale’ che si sta svolgendo tra le forze nazionaliste e le forze che vorrebbero un ‘mondo senza frontiere’’’. Lo scontro sui migranti è fra chi vorrebbe utilizzarli in quanto piede di porco per abbassare i salari dei lavoratori europei, magari – di riflesso – indebolendo i movimenti anti-colonialisti in Africa. Lo ius soli, nella logica ‘’liberale’’, è imperialismo umanitario (Jean Bricmont); dall’altra parte ci sono i neo-nazionalisti che non perdono occasione per rinchiuderli in lager, imponendogli trattamenti disumani. Saviano sta con Soros; Salvini con la Glick e Netanyahu. Una dicotomia tutta borghese che ha infettato – fra radical chic da una parte e sovranisti americanizzati dall’altra – il campo della ‘’sinistra’’’’ 1
Lo stato profondo USA presenta in cima alla piramide i neoconservatori e la Fondazione Clinton, nonostante ciò le mosse della nuova destra devono essere analizzate passo dopo passo. Nessun giornalista antimperialista ha preso in considerazione le posizioni della Glick dinanzi alla Rivolta afroamericana contro il presidente Trump, una metodologia propagandista – più che un paradigma teorico – comune agli altri teorici dell’ultradestra americano-sionista (come vedremo). Leggiamo:
‘’il Black Lives Matter è un movimento antisemita che organizza veri e propri pogrom nei quartieri ebraici, in Europa abbiamo gli Antifa, che sarebbero uno dei più fascisti tra i movimenti europei. Sia i BLM che gli Antifa hanno tra i loro simpatizzanti ebrei di estrema sinistra, i soliti ebrei che odiano sé stessi. Uno degli sponsor e ispiratore del BLM è il leader della Nation of Islam, Farrakhan, grande ammiratore di Hitler, colui che aveva definito gli ebrei “termiti” e che non perde occasione per incitare la gente contro Israele, il giudaismo e gli ebrei. Da quando è scoppiata la pandemia non si fermano le campagne di odio, le fake news, le accuse agli untori ebrei diffusori della peste del XXI secolo. Il “Virus dell’odio” è l’allarme lanciato dal ministero degli Affari strategici di Israele. L’odio antisemita che nel corso dei millenni si è evoluto ed è cambiato a seconda della cultura di ogni epoca e di ogni paese, si sta adattando al fenomeno coronavirus per creare un nuovo antisemitismo che però viene costruito sull’antico e classico stereotipo, Israele e gli ebrei hanno creato il virus e lo stanno diffondendo per scopi politici e economici: “gli ebrei vogliono conquistare il mondo, gli ebrei sono tutti pieni di soldi“’’ 2
La ‘’teoria del complotto ‘’, tipica della destra radicale, proietta verso gli altri le proprie paranoie esistenziali: è stata la lobby israeliana ad affiancare Trump nella campagna diffamatoria sul ‘’virus cinese’’ cercando di politicizzare un’emergenza sanitaria internazionale di cui da un punto di vista clinico permangono incertezze. Dall’altra parte, i sionisti religiosi hanno minimizzato gli effetti della pandemia facendo affidamento fin da marzo sulla sola immunità di gregge, il Ministro dell’Interno israeliano Naftali Bennet è diventato portavoce dei negazionisti della crisi pandemica. Questo non giustifica la mala-informazione del giornalismo lubrificato o gli accordi presi sottobanco dalla sinistra imperiale con le grandi case farmaceutiche e la Fondazione Gates, tutt’altro: Elite, in cerca di potere, hanno trasformato il coronavirus in un’arma da guerra per ridefinire una nuova Architettura di Potere rafforzando il capitalismo di sorveglianza. Entrambe le scelte sono peggiori.
Il legame degli Antifa (da non confondere con gli antifascisti) con lo speculatore George Soros delinea una lotta di frazione all’interno dell’establishment USA e del sionismo israeliano. L’analista statunitense d’origini ebraiche, Edward Luttwak, ha pubblicato un articolo in cui sostiene che ‘’la Silicon Valley è in un certo senso la concretizzazione di una utopia ultraprogressistica e tecnico-scientifica ebraica’’ 3. Anni fa sarebbe stato imputato (giustamente) d’antisemitismo. Il commento di F.f. sul blog Sollevazione suscita interesse:
‘’A questa utopia ebraica, globalista, progressista e di sinistra liberale, si sta opponendo da anni con fermezza assoluta la contro-utopia neo-israeliana della nuova destra sionista, nazionale e religiosa di Partito-stato di Bibi Netanyahu’’
Lo scisma sionista (non ebraico, attenzione) è sotto i nostri occhi e verte sulla rottura delle fazioni sioniste che hanno abbracciato la ‘’ribellione di Donald Trump’’ coi gruppi tradizionali in sostegno del guerrafondaio (per certi aspetti peggiore di Trump) Joe Biden. Le vicende giudiziarie di Steve Bannon hanno indebolito i cristiano-fascisti ‘’yankee’’, ma il Primo Ministro israeliano ha rifondato il revisionismo ebraico fondendo nazionalismo territoriale e fondamentalismo religioso. Israele è l’ideocrazia (reazionaria) del ventunesimo secolo.
https://www.linterferenza.info/esteri/globalismo-sionista-nazionalismo-territoriale-israeliano/
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=78678&print=preview
https://www.sollevazione.it/2020/09/scisma-nellebraismo-mondiale-di-f-f.html
Fonte foto: Il Sole 24 Ore (da Google)