Kiev e Tel Aviv: il fascismo del ventunesimo secolo come controrivoluzione unipolare


L’offensiva di Kursk, per quanto fallimentare data l’incapacità del “nazionalismo integralista” ucraino di controllare qualsiasi territorio, è parte integrante d’una escalation globale di violenza che vede l’imperialismo “americano-sionista” rivestire, ancora una volta, il ruolo di gendarme mondiale. Washington, per sopravvivere, ha bisogno della guerra: “eterna”, economica, d’intelligence e cognitiva, una autentica statocrazia (dittatura dei militari) imperialista.

Sul fronte “mediorientale”, come avevamo previsto sull’Interferenza 1, non c’è stata una risposta militare iraniana, nel breve periodo, al vile assassinio del leader politico di Hamas a Teheran, nel cuore della capitale islamica-sciita: l’Iran accelererà la transizione al multipolarismo (1) intensificando la cooperazione militare, in termini di deterrenza, con la Federazione Russia e (2)gli scambi commerciali con la Repubblica Popolare Cinese, costruendo un capitalismo-islamico, social-monopolistico e semi-indipendente. Dall’altra parte, la diplomazia d’intelligence iraniana-statunitense indebolirà il sionismo-revisionista, compattando, nella Terra di Palestina, una nuova classe dirigente islamica-nazionalista con venature “socialdemocratiche”. Il complesso militare-industriale israeliano è cerebralmente morto; sta consumando un infanticidio, distrugge scuole ed ospedali, l’IDF stupra donne e spara a vista ai malati, ciononostante tutto questo non è strategia militare, ma crimine. Tel Aviv, per dirla con lo storico Norman G. Finkelstein è “uno Stato pazzo”, considera il genocidio in quanto opzione politica e il subumano come orizzonte culturale. Come hanno osservato, coraggiosamente, diversi opinionisti politici: “Netanyahu è il grande Hitler del nostro tempo”. Lo Stato cinese, garante della transizione al multipolarismo economico, supervisionerà la fine politica di Netanyahu. Una parte degli Oppressi, sostenuti dagli Attori della transizione ad un mondo multipolare, saranno legittimati a chiedere la testa di Netanyahu e Zelensky, i dittatori post-moderni più pericolosi del pianeta.

Il significato politico dell’aggressione imperialista Kiev/CIA/Mossad a Kursk

Secondo l’analista strategico Andrew Korybko c’è un metodo politico dietro la follia militare dell’Ucraina, ovvero un progetto sub-imperialista appoggiato dagli Stati Uniti. Leggiamo:

“Alcune di queste aree rientrano nelle moderne regioni di Bryansk, Kursk e Belgorod, che sono in prima linea in quella che potrebbe rivelarsi una più ampia offensiva ucraina se Kiev espandesse la portata del suo attacco per includere le due regioni confinanti con Kursk, come alcuni ipotizzano che stia prendendo in considerazione. Per quanto riguarda le altre aree, sono molto indietro rispetto alle linee del fronte del Donbass nelle moderne regioni di Voronezh, Rostov e Krasnodar e sono quindi impossibili da minacciare attraverso qualsiasi forza di terra, a differenza delle tre sopra menzionate.

Il metodo politico dietro quella che viene presentata come la follia militare dell’Ucraina (e non senza ragione, considerando quanto ciò possa rivelarsi controproducente) è quindi quello di affermare le sue rivendicazioni tacitamente rilanciate dall’inizio di quest’anno. Questo ha lo scopo di aumentare il morale in patria e contrastare il messaggio internazionale della Russia. Il primo è auto-esplicativo, mentre il secondo riguarda il ricordare al mondo la breve esistenza dell’UPR e le relative rivendicazioni sul territorio russo moderno.” 2

Un “urrà finale” che sarà il preludio dell’avanzata militare russa nel Donbass; nessuno, nei prossimi mesi, potrà salvare il governo ucraino-fascista, nemmeno una ipotetica vittoria elettorale del clown sionista Donald Trump. Ha ragione il presidente Putin, i “nazionalisti integralisti” hanno avviato un disperato tentativo di disgregare la società russa, una manovra che, alla prova dei fatti, si è rivelata un aborto politico e militare. Kiev, mentre riceve il supporto logico del Mossad, rivendica il progetto imperialistico di Stephan Bandera, uno dei peggiori antisemiti del secolo scorso. Dall’altra parte, l’obiettivo primario di Washington è rimasto invariato: balcanizzare la Russia, utilizzando il nazismo come preservativo. La famiglia Biden, dal demente senile Joe al tossico dipendente Hunter e la Fondazione Clinton hanno ereditato la disonorevole storia dei “volenterosi carnefici (anglosassoni) di Hitler”, facilitatori della Shoah. Scrive sul World Socialist Web Site (WSWS), il giornalista investigativo Andre Damon:

“Putin ritiene certamente che un’eventuale presidenza Trump ridurrebbe il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti e della NATO nella guerra contro la Russia. Ma è stata l’amministrazione Trump ad autorizzare la vendita diretta di armi da parte degli Stati Uniti e della NATO all’Ucraina, elemento così fondamentale per la preparazione dell’attuale guerra. Indipendentemente dall’esito delle elezioni presidenziali americane, l’imperialismo statunitense è determinato a sottomettere l’intera ex Unione Sovietica, indipendentemente dal costo in vite umane. L’offensiva di Kursk fa parte di un’esplosione globale di violenza imperialista in tutto il mondo, diretta non solo contro la Russia, ma anche contro Cina e Iran. Lunedì gli Stati Uniti hanno annunciato lo spiegamento di un gruppo di navi da guerra in Medio Oriente che minacciano l’Iran, chiarendo che l’attuale escalation militare globale si sta verificando in tutto il mondo.” 3

Putin, statista politico di prim’ordine, non dismetterà lo sradicamento “d’una banda di drogati e neonazisti”, ciononostante la “coesistenza pacifica” è una chimera ideologica di chi vorrebbe declinare il multipolarismo all’interno del capitalismo, circoscrivendo la decolonizzazione al mondo degli affari“win-win”. Soltanto la transizione ad una economia pianificata, su scala continentale, salverà il mondo dall’Armageddon termo-nucleare. Il pianeta, per salvarsi, avrebbe bisogno della rinascita del primo Stato multietnico ed antimperialista della Storia: l’Unione Sovietica.

Conclude Damon:

“Non c’è soluzione all’escalation della guerra imperialista se non costruendo un movimento di massa contro la guerra, basato sulle tradizioni della Rivoluzione d’Ottobre, che unisca i lavoratori di Europa, Asia, America e del mondo intero nella lotta per rovesciare il sistema capitalista. sistema che è la causa fondamentale della guerra imperialista.” (Ibidem)

L’unipolarismo preventivo di Kiev e Tel Aviv ha provocato, nel Donbass ed a Gaza, un infanticidio; queste sono le conseguenze del capitalismo, per dirla con Ernesto Guevara “il genocida più rispettato del pianeta”. L’impero “americano-sionista” d’Occidente deve essere distrutto.

https://www.wsws.org/es/articles/2024/08/13/dvwe-a13.html

Fonte foto: The Time of Israel (da Google)

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