La tragedia del Kazakistan ha spinto il Campo antimperialista a doversi confrontare con due tipologie d’analisi: diversi analisti strategici (come ad es. Thierry Meyssan) hanno messo a fuoco la proiezione della dottrina chiamata ‘’guerra eterna’’ ai confini della Federazione Russa, mentre gran parte dei movimenti socialisti e comunisti ritengono che la ‘’contraddizione principale’’ risieda nella catastrofe sociale provocata dalla disgregazione, pianificata dall’imperialismo USA, degli Stati operai burocratizzati nell’Eurasia. Entrambe le posizioni risultano corrette.
Kazakistan: alcune divergenze nel campo antimperialista
Il Movimento Socialista del Kazakistan, non si è limitato a respingere l’’’ipotesi’’ Kiev 2.0, ma ha descritto una ‘’vera e propria rivolta popolare’’. Il movimento marxista kazako chiede:
‘’- L’immediata cessazione delle ostilità contro il nostro popolo e il ritiro delle truppe dalle città!
– Dimissioni immediate di tutti i funzionari di Nazarbayev, compreso il presidente Tokayev!
– Rilascio di tutti i prigionieri e detenuti politici!
– Garanzia del diritto di formare i propri sindacati, partiti politici, di fare scioperi e riunioni!
– Legalizzazione delle attività del vietato Partito Comunista del Kazakistan e del Movimento Socialista del Kazakistan!’’ 1
L’oligarchia neoliberista, la quale ha monopolizzato la transizione capitalista, ha sfruttato le contraddizioni inter-capitaliste riposizionando la grande nazione caucasica in modo semi-indipendente, ciononostante non ha mai dismesso selvagge repressioni anticomuniste. L’elite kazaka, da questo punto di vista, è sempre stata il giocattolo degli imperialismi statunitense ed europeo: il Capitale Globale, intento in questa fase storica a mantenere USA ed Ue in quanto gendarmi mondiali, ha trasformato un fradicio apparato ‘’burocratico’’ nel nemico principale della lobby progressista. Gli Stati Uniti d’America, proiettando ad est la dottrina Rumsfeld/Cebrowski, hanno trasformato il Kazakistan nell’epicentro della campagna bellica del Pentagono contro Russia e Cina.
Il Partito comunista greco (KKE) ha pubblicato un comunicato in sostegno alla ‘’rivolta’’, firmato Sezione relazioni internazionali del CC del KKE:
‘’ Chiediamo:
– Il rilascio di tutti i manifestanti detenuti dalla polizia, così come il rilascio di tutti i prigionieri politici.
– L’abolizione di tutte le leggi anti-sindacali e anti-operaie, che hanno messo fuori legge centinaia di sindacati negli ultimi anni, nel tentativo di permettere al governo di controllare il movimento sindacale.
– La legalizzazione del Movimento Socialista del Kazakistan e del Partito Comunista del Kazakistan, che sono stati banditi dalle autorità del paese.’’ 2
Per quanto favorevole alla transizione ad un mondo multipolare, l’elite kazaka ha abbracciato la peggiore delle transizioni, quella al capitalismo neoliberista, non dismettendo l’anticomunismo demenziale dei neoconservatori ‘’yankee’’.
Altre fonti marxiste, come il World Socialist Web Site (WSWS), hanno denunciato i legami dell’oligarchia nazionale con le multinazionali statunitensi:
‘’Debido a su importancia económica y geoestratégica, Kazajstán se ha convertido también en un punto central de la campaña bélica de Estados Unidos contra Rusia y China. Tanto con Nazarbayev como con Tokayev, Kazajstán ha seguido manteniendo unos lazos relativamente estrechos con Rusia. Sin embargo, la oligarquía kazaja intenta equilibrar esta situación con la cooperación económica con grandes empresas estadounidenses, como Chevron y Exxon Mobile. Astana, la capital de Kazajstán, también ha estrechado lazos con Turquía, otro Estado miembro de la OTAN.’’ 3
Per Global Times la rivolta è una ‘’rivoluzione colorata’’, per il WSWS una ‘’protesta di massa’’: entrambe le fonti sono marxiste. Una cosa è certa: l’integrazione delle borghesie nazionali nei gangli vitali dello Stato profondo USA, anche quando viene alternata con una geopolitica intelligente, trasforma gli Stati nazionali nei burattini dell’oligarchia mondiale (come ha osservato lo stesso Partito comunista della Federazione Russa), militare ed economica. Soltanto la classe operaia internazionale potrà bloccare la mondializzazione della dottrina Rumsfeld/Cebrowski, l’ideologia dell’ultraborghesia USA: l’imperialismo del ventunesimo secolo. Hanno ragione i comunisti russi: ‘’Non è il capitale straniero o “nazionale” che deve diventare il padrone del Paese, ma le masse operaie!’’ 4.
Una parte dell’elite economica mondiale appoggia il governo kazako: sono contraddizioni interne al nemico di classe, ciononostante il Kazakistan in questo momento è una nazione aggredita dai falchi del Pentagono: nessun marxista, dopo una attenta disamina della letteratura giornalistica, potrebbe sottrarsi dalla (per quanto complessa) ‘’situazione concreta’’ (Lenin). La Federazione Russa, intervenendo nella nazione caucasica, ancora una volta ha preservato la Carta delle Nazioni Unite dal banditismo ‘’yankee’’, garantendo ai lavoratori margini di manovra per il futuro.
https://www.resistenze.org/sito/te/po/ka/pokama08-024702.htm
https://www.resistenze.org/sito/te/po/ka/pokama09-024683.htm
https://www.wsws.org/es/articles/2022/01/11/kaza-j11.html
http://aurorasito.altervista.org/?p=21971