“La guerra non è cominciata nel febbraio dello scorso anno, ma dal 2014. E dal 2014 gli alleati Nato hanno dato supporto all’Ucraina, con addestramenti ed equipaggiamenti. Quindi l’esercito ucraino era più forte nel 2022 di quanto fosse nel 2014 e questo ha fatto una grande differenza quando Putin ha attaccato”.
Sono le testuali parole del Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, pronunciate prima dell’incontro dei ministri della Difesa della Nato.
Ora, si può fare il tifo per chi vogliamo e ciascuno ha diritto alle sue opinioni, ci mancherebbe, a patto però di non millantare e inventarsi una realtà di sana pianta.
Parole dal sen fuggite quelle di Stoltenberg? Può anche darsi ma anche se così fosse sarebbe la conferma, appunto, che la guerra è iniziata ben prima dello scorso anno con l’intervento russo bensì con il colpo di stato del 2014, pilotato e sostenuto dalla NATO e dagli USA, che ha dato il via alla pulizia etnica nei confronti dei russofoni del Donbass. Per quasi dieci anni in occidente si è fatto finta di non vedere quanto stava accadendo da quelle parti fino all’irreparabile, cioè all’intervento militare russo. Evitabile? O forse era proprio quello che si voleva? Per dare uno stop ai commerci della Cina e alla nuova “Via della seta”, per tentare di destabilizzare ulteriormente l’area centro-asiatica (riprendendo la dottrina Brzeznsky), separare l’Europa dalla Russia, metterla in ginocchio politicamente, piegarla dal punto di vista economico e commerciale (fino al punto di sabotare il Nord Stream, una vera e propria umiliazione della Germania, ricondotta a miti consigli…) ai diktat dell’impero e svuotarle anche gli arsenali costringendola quindi a rimpinguarli acquistando nuove armi (indovinate da chi?…). Il tutto, sempre con la speranza di un rovesciamento interno in Russia. Le ragioni sono tante e diverse. Di certo il governo russo ha voluto giocare d’anticipo temendo la più che probabile adesione dell’Ucraina alla NATO.
Nel frattempo, nonostante la montagna di sciocchezze raccontata sull’esercito russo paragonato ad un’armata Brancaleone, la situazione sul campo è sensibilmente peggiorata per l’Ucraina e per la NATO perché è evidente che i russi non solo si sono fortificati ma sono all’offensiva, anche se procedono, come nella loro tradizione, in modo lento e graduale.
Ricordate le balle propagandistiche che venivano raccontate da tutti i media in base alle quali soltanto un mese dopo lo scoppio ufficiale delle ostilità i russi avevano già esaurito le munizioni e addirittura i viveri ed erano praticamente allo sbando? Un anno dopo lo spartito è necessariamente mutato, data la situazione oggettiva. Difficile dire quali saranno gli sviluppi. L’unica certezza è che i russi non potranno essere sconfitti sul campo. Quindi si tratta di capire quale sarà l’atteggiamento che assumeranno gli Stati Uniti. Per ora sembrano temporeggiare, svuotando gli arsenali europei e dilatando nel tempo l’invio dei famosi super carri armati Abraham agli ucraini (fermo restando che in Ucraina sono già presenti migliaia di “consulenti” militari occidentali e che tutto il sistema missilistico, satellitare, tecnologico e quant’altro è comunque controllato e manovrato dalla NATO).
Se Washington è relativamente prudente, l’asse anglo-polacco-baltico è quello più agguerrito e spinge (in modo sconsiderato …) per l’inasprimento dello scontro. Di sicuro è ancora troppo presto per tirare delle conclusioni.
Fonte foto: Europa Today (da Google)