Nell’anno 2023, il Parlamento Israeliano aveva approvato una legge per limitare il potere costituzionale della Corte Suprema. A seguito di questa decisione si sono tenute nel paese, per mesi, centinaia di dimostrazioni con decine di migliaia di partecipanti che invocavano le dimissioni del premier Netanyahu e del Governo da lui presieduto. Queste proteste non si sono arrestate dopo il 7 Ottobre e in alcuni casi si sono unite alle richieste di dimissioni del Governo per l’immediato rilascio dei prigionieri e la fine dei bombardamenti contro la inerme popolazione palestinese.
Nei giorni scorsi, pur con una maggioranza esigua, 8 giudici su 15, la Corte Suprema israeliana ha di nuovo bocciato la riforma della giustizia in particolare la cosiddetta “clausola di ragionevolezza” costruita ad arte per annullare il potere della Corte di dichiarare illegittime decisioni governative giudicate irragionevoli.
Il ridimensionamento del potere della Consulta era tra gli obiettivi dell’esecutivo israeliano che voleva, e vuole, rimuovere tutti i vincoli sanciti dalla Costituzione e così porre fine a ogni effettivo controllo della Corte Suprema sull’operato del Governo.
Una parte rilevante dell’opinione pubblica israeliana ha giustamente ritenuto l’iniziativa del Governo come un atto antidemocratico.
La Corte ha stabilito non solo la cancellazione di questa legge ritenendola in aperto contrasto con la Costituzione e con la democrazia ma al contempo ha stabilito il diritto, della suddetta Corte, di svolgere ogni forma di controllo giudiziario sulle leggi fondamentali.
Non è dato sapere se questa decisione avrà effetti anche sulla guerra in corso sapendo che una parte ancora consistente e maggioritaria dell’opinione pubblica e delle istituzioni israeliane ha da sempre due pesi e due misure, attenta alle libertà democratiche per gli israeliani ma assai
Fontesorda alle istanze del popolo palestinese.
Ci chiediamo ad esempio la ragione per la quale la Corte non sia mai intervenuta per porre fine al colonialismo di insediamento e alle operazioni di guerra in corso, fatto sta che questa sentenza costituisce un atto di sfiducia istituzionale verso l’operato del Governo che vuole estendere a tutta l’area mediorientale la sua guerra e non solo contro il popolo palestinese ma per il controllo militare di paesi sovrani come il Libano.
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